Reumatologia, Anmar: no al cambio dei farmaci


Reumatologia: per Anmar non si possono ottenere risparmi sulla pelle dei malati incentivando il passaggio da un farmaco biologico al biosimilare

In Italia sei malati reumatologici su dieci sono soddisfatti di come viene gestita la malattia. Tuttavia il 48% non apprezza come viene trattato il dolore

“No al cambio delle terapie contro le malattie reumatologiche per motivi squisitamente economici. I risparmi non possono essere ottenuti sulla pelle di pazienti che sono colpiti da patologie gravi, dolorose e a volte estremamente invalidanti”. E’ quanto ribadito dall’ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) durante la diretta Facebook I pazienti reumatologici al tempo del Covid. L’evento on line è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb. In questa occasione è stato presentato un nuovo documento redatto dalla SIR (Società Italiana di Reumatologia) insieme ad altre sette Società Scientifiche italiane. Gli specialisti sono intervenuti su due recenti delibere dell’USL Toscana Nord-Ovest e della Regione Lazio.

“Plaudiamo all’ottima iniziativa degli specialisti che come noi, rappresentanti dei pazienti, sono contrari alla variazione automatica dell’uso di alcuni farmaci impiegati contro alcune malattie reumatologiche secondo logiche esclusivamente economiche – ha affermato Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus – Assessorati o anche singole Aziende Sanitarie locali non solo stanno spingendo i medici prescrittori allo switch e quindi al passaggio da un farmaco biologico originator ad un biosimilare, ma ormai viene spesso imposto anche addirittura il multiplo switch per arrivare all’uso di un altro biosimilare dal costo leggermente inferiore. E’ una battaglia che come ANMAR stiamo portando avanti in tutta Italia da oltre cinque anni. Questi cambi dei piani terapeutici sono dettati solo da motivi di carattere economico e non da una reale esigenza medica”.

“Benché sia indubbio che l’introduzione dei farmaci biosimilari, utilizzati in Reumatologia così come in altre branche della medicina, ha condotto ad una grande riduzione globale dei costi degli agenti biotecnologici – ha aggiunto il prof. Roberto Gerli, Presidente Nazionale della SIR -, la prescrizione di tali farmaci, ormai sempre più numerosi e differenti per efficacia, sicurezza, modalità di somministrazione e meccanismo d’azione, deve necessariamente seguire raccomandazioni internazionali che vanno poi applicate al singolo paziente. Con questo nostro nuovo documento, pertanto, sebbene non si voglia certamente trascurare il ruolo fondamentale dei biosimilari nel contenimento della spesa pubblica, si vuole peraltro sottolineare con forza il diritto del medico specialista a prescrivere al paziente la terapia che ritiene migliore secondo logiche di medicina personalizzata”.

“Nel circa 20% dei casi lo switch porta ad una recidiva delle forme più gravi e pericolose d’artrite – ha sottolineato il prof. Mauro Galeazzi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio CAPIRE -. I risparmi per le casse delle varie Regioni e Aziende Sanitarie sono così vanificati dall’aumento dei costi in termini di nuove ospedalizzazioni, terapie, visite di controllo ed esami diagnostici. Inoltre le risorse accantonate, dal ricorso a farmaci meno costosi, non sono quasi mai state reinvestite in ambito reumatologico. Al paziente va sempre garantita la migliore terapia possibile, cioè quella che può dargli i maggiori benefici e non la meno gravosa per i conti pubblici”. “I malati reumatologici stanno ancora vivendo delle difficoltà causate dal Covid-19 che ha in parte compromesso l’ordinaria assistenza sanitaria soprattutto nei primi mesi della pandemia – conclude Silvia Tonolo -. Auspichiamo quindi che l’Agenzia Italiana del Farmaco, il Ministero della Salute e tutte le istituzioni locali recepiscano le sollecitazioni dei pazienti e degli specialisti per assicurare sempre la continuità di cura”.