Test genomici: come funziona il rimborso alle regioni


Tumore al seno: per le Regioni un fondo da 20 milioni di euro destinato al rimborso dei test genomici, ecco come funziona

tumore al seno Fondazione per la Sussidiarietà

A luglio è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il tanto atteso Decreto del Ministro della Salute che stabilisce le modalità di distribuzione alle Regioni del fondo da 20 milioni di euro destinato al rimborso dei test genomici. Si accorciano dunque i tempi di attesa per migliaia di pazienti italiane, che potranno così affrontare con un’arma in più il percorso di cura.

Un punto fondamentale del Decreto è quello che stabilisce che i test possono essere prescritti solo previa discussione multidisciplinare all’interno dei Centri di Senologia, individuati e deliberati dalla Regione. Sono infatti questi centri dedicati, detti anche Breast Unit, le strutture autorizzate per legge a trattare il tumore al seno, perché basati su criteri che ne garantiscono la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni: questa indicazione ribadisce quindi l’importanza e il valore delle Breast Unit a garanzia di un corretto percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale per la donna con tumore al seno.

Altra norma importante prevista dal decreto è che i test sono erogabili anche per le pazienti provenienti da fuori regione. In questo caso però la paziente dovrà essere in possesso di un’autorizzazione rilasciata dalla propria ASL di residenza, e i costi del test saranno comunque a carico della sua regione di provenienza.

Il Decreto ripartisce le risorse tenendo conto della popolazione femminile residente, dell’incidenza del tumore al seno e del numero stimato di test necessari in ciascuna Regione.

Per quanto riguarda la procedura per l’ottenimento dei fondi, le Regioni hanno ora due mesi di tempo, fino al 7 settembre, per emanare e trasmettere al Ministero una delibera nella quale dovranno indicare le modalità di prescrizione, esecuzione e utilizzo dei test, nonché il monitoraggio, le verifiche e i controlli di tutto il processo.

Una volta valutata la correttezza delle delibere regionali da parte di un apposito “Comitato di coordinamento”, il Ministero, entro 60 giorni dalla trasmissione delle delibere – vale a dire più o meno entro il 7 novembre – erogherà alla Regioni il 50% del finanziamento dovuto.

Per ottenere il restante 50%, le Regioni dovranno prima inviare al Ministero, entro il 31 gennaio dell’anno prossimo, una relazione “attestante il numero, la tipologia e i costi dei test effettuati nel 2021”. Dopodiché riceveranno, entro il 31 marzo 2022, la seconda metà dei fondi necessari alla copertura delle spese sostenute.

Si tratta quindi di una procedura complessa e articolata, che richiederà ben nove mesi per arrivare a conclusione. Nel frattempo purtroppo a molte pazienti ancora non potrà essere offerta questa opportunità diagnostica, a meno che le Aziende Ospedaliere o le Regioni non decidano di accollarsene i costi in anticipo, su esempio di quanto disposto già dalla Provincia di Bolzano, dalla Lombardia, dalla Toscana e, prossimamente, anche dall’Emilia-Romagna, che ha annunciato per il prossimo trimestre lo stanziamento di un fondo dedicato.

Europa Donna Italia, attraverso le oltre 170 Associazioni che fanno parte della sua rete, monitorerà costantemente l’operato delle Regioni, affinché vengano emanate le delibere necessarie all’ottenimento del finanziamento nazionale, e continuerà a farsi promotrice del buon esempio dimostrato dalle Regioni che già distribuiscono gratuitamente i test genomici. Un esempio che andrebbe seguito da tutte le Regioni, per non prolungare ulteriormente l’attesa delle pazienti italiane.