Malattie cardiache strutturali: SHD Coalition in campo


Per contrastare le Malattie Cardiache Strutturali (SHD)  entra in gioco la squadra degli “europei del cuore”:  si chiama SHD Coalition, servono interventi immediati

Per contrastare le Malattie Cardiache Strutturali (SHD)  entra in gioco la squadra degli “europei del cuore”:  si chiama SHD Coalition, servono interventi immediati

Per chi ancora non lo conosce, il nome di questa malattia spaventa meno di altre: vuoi perché la precisazione alla “struttura” non riconduce a un immediato pericolo, vuoi perché se ne parla ancora poco. Due attenuanti che non devono distrarre dalla gravità delle Malattie Cardiache Strutturali (in inglese SHD, Structural Heart Diseases) che colpiscono oltre il 12% della popolazione over 65 e che hanno incoraggiato lo sviluppo di una nuova coalizione europea (SHD Coalition) per evidenziare l’importanza di effettuare una diagnosi precoce e un trattamento appropriato.
Questo e altri importanti aspetti di questa patologia sono stati presentati e discussi nel corso dell’evento online “Malattie Cardiache Strutturali come riconoscerle e gestire l’impatto sulla persona e sul sistema socio-sanitario” che ha richiamato l’attenzione e la presenza di esponenti scientifici e istituzionali tra i quali anche il Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute Pierpaolo SILERI.
L’urgenza di intervenire rapidamente emerge anche dai risultati dell’indagine sui dati INPS che confermano una crescita allarmante delle Malattie Cardiache Strutturali, enfatizzata anche dagli effetti post-pandemia, che ha colpito la fascia più fragile degli over 65.
“Vogliamo sollecitare i responsabili politici a voler proseguire con concretezza con questi obiettivi – precisano Emanuela FOLCO, Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore-FIPC, e Paolo MAGNI, Coordinatore del Comitato Scientifico, membri dello Steering Committee della SHD Coalition – e a tracciare operativamente un percorso concreto. Ci auguriamo quindi che il Governo italiano raccolga l’invito a essere parte attiva di una Joint Action europea e, con la consapevolezza dettata dai dati condivisi oggi dell’impatto delle Malattie Cardiache Strutturali nella realtà italiana, si faccia promotore della necessità di uno sforzo congiunto degli Stati membri per la lotta contro le patologie cardiache strutturali”.
SHD COALITION: LA SQUADRA “DEGLI EUROPEI” …PER IL CUORE
Una partita importante quella giocata dalla squadra “degli europei” che riunisce esperti, società scientifiche, scienziati, politici, pazienti con l’obiettivo di aumentare l’attenzione e la consapevolezza sulle Malattie Cardiache Strutturali per ridurre l’impatto della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Il suo nome è ‘SHD Coalition’ ed è stata lanciata a livello europeo ad aprile 2021.
Il calcio di inizio di questa partita risale al 2018, quando il Parlamentare Europeo Brando Benifei ha presentato il “Manifesto delle Malattie Cardiache Strutturali”. Si tratta di un importante impegno dell’europarlamentare italiano in qualità di membro del MEP Heart Group, che riunisce altri parlamentari “del cuore” coordinati dall’ European Heart Network, di cui la Fondazione Italiana per il Cuore-FIPC è membro italiano.
“È indispensabile un impegno condiviso e coordinato perché vengano create le condizioni atte a migliorare i risvolti clinici e sociali delle SHD sia sui pazienti, sia sul sistema sanitario e sia su quello socioassistenziale. Ridurre i costi sociali della mancata diagnosi precoce e del sotto-trattamento – conclude Brando BENIFEI, Membro del Parlamento Europeo di Bruxelles – è cruciale per salvaguardare la salute dell’anziano e la gestione virtuosa dei sistemi sanitari. Per questo è fondamentale che il Governo italiano sostenga la richiesta alla Commissione Europea di assicurare i fondi per la Joint Action sulle Malattie Cardiache Strutturali.”
STUDIO CEIS – CENTRE FOR ECONOMIC AND INTERNATIONAL STUDIES: 
+25% RICHIESTE INVALIDITA’ + 20% INDENNITA’
Il numero di interventi sulle valvole cardiache è cresciuto del 40% nell’ultimo decennio. Ogni anno sono circa 34.000 i pazienti che sono sottoposti a un intervento per una patologia cardiaca strutturale, con una spesa che supera gli 800 milioni di euro. La nota positiva per alcune di queste patologie è che nello stesso periodo i progressi della medicina e della tecnologia hanno consentito una riduzione del rischio e della mortalità associata a questi interventi di quasi il 50%. Tuttavia, per alcune di esse è ancora evidente il bisogno di un maggior focus sulla presa in carico e su nuovi percorsi di cura.
Ai costi sanitari si aggiungono anche i costi indiretti che pesano su altri capitoli del bilancio dello Stato: sono stati analizzati i verbali del quinquennio che va dal 2015 al 2019 relativi sia all’invalidità civile riconosciuta dall’INPS per diagnosi di disturbi o malattie delle valvole (aortica, mitrale o tricuspide), sia il numero relativo dei beneficiari di Indennità di Accompagnamento. Gli stessi numeri analizzati sono stati anche tradotti in una spesa previdenziale che ha raggiunto circa i 29 milioni di euro annui (dato medio sul quinquennio): 17 di questi facevano riferimento alle sole patologie o disturbi della valvola aortica con un incremento del 35% al 2019 rispetto al 2015.
Complessivamente, sempre nei 5 anni analizzati relativamente a queste patologie, sono stati spesi per le Indennità di Accompagnamento relative, oltre 144 milioni di euro, con un aumento complessivo del 22%.
“Dai dati reali emerge una crescita allarmante delle malattie cardiache strutturali: le SHD e il loro impatto crescente su una popolazione che invecchia determinano un aumento dei costi sanitari e socio-previdenziali, amplificando l’urgenza di politiche sanitarie attente a creare salute più che a tamponare i problemi. – spiega Francesco Saverio MENNINI, Direttore del CEIS – Centre for Economic and International Studies, Facoltà di Economia, Università degli Studi Tor Vergata – Il nostro studio pone l’attenzione proprio sull’impatto socio-previdenziale. Nel quinquennio considerato è aumentato del 25% il numero di richieste di invalidità per diagnosi accertata di patologia valvolare, e il 30% dei richiedenti ha un’età inferiore ai 65 anni (con evidenti ricadute economiche e sociali preoccupanti tanto per il SSN che per i costi legati alla perdita di produttività e fiscale). E’ cresciuto del 20% anche il numero di invalidi con indennità di accompagnamento per queste patologie: e, in questo caso, il 97% di questa spesa è destinata a soggetti con più di 65 anni (con un impatto importante con riferimento ai caregiver). E’ evidente che i pazienti over 65 vanno posti al centro di politiche sanitarie specifiche per le malattie cardiache strutturali”.
COSA SONO LE MALATTIE CARDIACHE STRUTTURALI
Le Malattie Cardiache Strutturali sono patologie cronico-degenerative e fra esse vi sono le malattie valvolari, quali la stenosi aortica e il rigurgito mitralico e tricuspidale. Esse sono sempre più̀ spesso riconducibili a un declino funzionale e all’invecchiamento della popolazione. Richiedono la riparazione e/o la sostituzione delle valvole cardiache a seguito di un deterioramento della struttura delle stesse – da qui l’origine del nome – e dell’usura progressiva del muscolo cardiaco. Sono necessari interventi riparatori o sostitutivi delle valvole che, se non trattate, sono causa di morte del 90% dei casi a 5 anni dalla loro diagnosi.
I SINTOMI CHE “CONFONDONO”
Le patologie valvolari possono facilmente sfuggire alla diagnosi e non aiuta il fatto che i sintomi siano piuttosto aspecifici tra cui il senso di affaticamento, l’affanno, la difficoltà a salire le scale, etc. Tanto difficile riconoscere i campanelli d’allarme (1/3 dei casi è asintomatico), quanto agevole raggiungere una diagnosi.
E’ sufficiente l’auscultazione del cuore da parte del medico per rilevare anomalie e procedere precocemente a controlli più semplici come un ecocardiogramma o più approfonditi esami specialistici capaci di condurre alla diagnosi.
UNA CRESCITA ALLINEATA CON QUELLA DELLA FASCIA OVER 65
Le ultime stime ISTAT per l’Italia confermano una percentuale di incidenza delle SHD del 12,5% sul totale della popolazione over 65, con una previsione di crescita considerando soprattutto la fascia anziana che raggiungerà la soglia del 25% nel 2030, fino a toccare il 33% nel 2040.
“Se l’aspettativa di vita è cresciuta di 10 anni negli ultimi 4 decenni, molto del merito è da attribuirsi ai passi in avanti compiuti dalla cardiologia. Questo ha però aperto il varco all’emergere di molte malattie legate alla senescenza, come le Malattie Cardiache Strutturali e, in primis, le patologie degenerative delle valvole cardiache – afferma Alessandro BOCCANELLI, Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) – Nei Paesi occidentali, in particolare, il deciso incremento dell’aspettativa di vita non si è tradotto in un allungamento del tempo da trascorrere in buona salute: ciò a causa della sostanziale mancanza di prevenzione di tutte quelle malattie croniche che condizionano la qualità di vita degli anziani, come appunto le Malattie Cardiache Strutturali. Invece è fondamentale non solo continuare a guadagnare ulteriori anni di vita ma anche assicurare un miglioramento della qualità di vita, attraverso operazioni di screening che permettano di strutturare interventi mirati per fasce d’età (la cosiddetta “prevenzione di precisione”). Quel che occorre – osserva il professor Boccanelli – è un trattamento tempestivo della malattia che consenta ai pazienti di continuare a essere attivi nella società: in questa prospettiva, chiediamo alle Istituzioni di dare priorità alle SHD e assicurare fondi per la diagnosi precoce delle valvulopatie negli over 65″.
“L’evento è stato realizzato con il contributo non condizionante di Edwards Lifesciences”