Mieloma: bene daratumumab se trapianto staminali non è possibile


Mieloma multiplo: conferme per daratumumab in pazienti di nuova diagnosi non candidabili al trapianto autologo di cellule staminali (ASCT)

Mieloma multiplo: seconda indicazione per isatuximab

Presentati all’European Hematology Association (EHA) i dati dello studio MAIA di fase 3. Lo studio ha dimostrato che l’aggiunta di daratumumab a lenalidomide e desametasone (D-Rd) ha portato benefici maggiori, e statisticamente significativi, in termini di sopravvivenza globale (OS) rispetto alla sola terapia con lenalidomide e desametasone (Rd) in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi (NDMM) non candidabili a trapianto autologo di cellule staminali (ASCT) e trattati fino alla progressione della malattia.

L’analisi ad interim pre-specificata per la OS ha mostrato, dopo un follow-up mediano di quasi cinque anni (56,2 mesi), una riduzione del 32 per cento del rischio di morte nel braccio D-Rd rispetto al braccio Rd. La OS mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci [hazard ratio (HR): 0,68, intervallo di confidenza (IC) 95 per cento, 0,53-0,86; P=0,0013]. La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana non è stata raggiunta e il beneficio della PFS con la terapia D-Rd è stato mantenuto, con una riduzione del 47 per cento del rischio di progressione della malattia o di morte [HR: 0,53; IC 95 per cento, 0,43-0,66; p=0,0001]. Questi dati potranno costituire la base per le eventuali prossime sottomissioni alle autorità regolatorie.

“Il trattamento del mieloma multiplo diventa sempre più complesso ad ogni ricaduta. È fondamentale, perciò, cercare di ottenere un trattamento più efficace e una migliore sopravvivenza con la terapia di prima linea”, afferma Thierry Facon, Professor of Haematology at Lille University Hospital, Lille, France and study investigator. “I risultati di questo studio sostengono il trattamento in prima linea con daratumumab come un nuovo standard in grado di allungare la sopravvivenza e migliorare gli esiti clinici nei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi non idonei al trapianto”.

Tutti i pazienti arruolati nello studio MAIA (n=737) erano affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi e non candidabili alla chemioterapia ad alte dosi e all’ASCT; hanno ricevuto le terapie D-Rd (n=368) o Rd (n=369) in cicli da 28 giorni. I pazienti sono stati trattati fino alla progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile. L’età mediana dei pazienti era di 73 anni (range, 45-90 anni). Con D-Rd la PFS mediana non è stata raggiunta, mentre con Rd è stata di 34,4 mesi [HR 0,53; IC 95 per cento, 0,43-0,66; p<0,0001]. Dei 186 pazienti del braccio Rd che hanno ricevuto un successivo trattamento, il 46 per cento ha ricevuto daratumumab.

Ulteriori risultati dall’analisi di follow-up a lungo termine dello studio MAIA:

  • Il tasso stimato di OS a cinque anni è stato del 66 per cento con D-Rd rispetto al 53 per cento con Rd (HR: 0,68; IC 95 per cento, 0,53-0,86; p=0,0013);
  • Il tasso stimato di PFS a cinque anni è stato del 53 per cento con D-Rd rispetto al 29 per cento con Rd [HR: 0,53; IC 95 per cento, 0,43-0,66; p=0,0001];
  • Il tempo mediano al trattamento successivo non è stato raggiunto con D-Rd ed è stato di 42,4 mesi con Rd [HR, 0.47; IC 95 per cento, 0,37-0,59 p<0,0001];
  • Il tasso di risposta globale (ORR) aggiornato è stato del 93 per cento con D-Rd rispetto al 82 per cento con Rd (p<0,0001).

Non è stato osservato nessun nuovo problema di sicurezza nel braccio D-Rd. I più comuni eventi avversi di grado 3 o 4, dovuti al trattamento, sono stati neutropenia (D-Rd: 54 per cento; Rd: 37 per cento); polmonite (D-Rd: 19 per cento; Rd: 11 per cento); anemia (D-Rd: 17 per cento; Rd: 22 per cento) e linfopenia (D-Rd: 16 per cento; Rd: 11 per cento).

Lo studio MAIA 
Lo studio MAIA è uno studio di fase 3, randomizzato, in aperto, multicentrico che ha incluso 737 pazienti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi non candidabili alla chemioterapia ad alte dosi e all’ASCT, di età compresa tra 45 e 90 anni (età mediana 73 anni). I pazienti sono stati randomizzati a ricevere daratumumab-Rd (D-Rd) o Rd in cicli da 28 giorni. Nel braccio D-Rd, i pazienti hanno ricevuto 16 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo (mg/kg) di daratumumab in infusioni endovenosa (IV) con somministrazione settimanale per i cicli 1 e 2, ogni due settimane per i cicli 3 e 6 e ogni 4 settimane dal settimo ciclo in avanti. I pazienti di entambi i bracci di tratatmento hanno ricevuto 25 mg di lenalidomide somministrata nei primi 21 giorni di ogni ciclo di terapia e desametasone al dosaggio di 40 mg una volta alla settimana per ogni ciclo. Il trattamento è continuato fino alla progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile.

I risultati precedenti dello studio MAIA hanno sostenuto l’approvazione della Commissione europea (CE) di daratumumab in combinazione con Rd, determinando la prima approvazione di un anticorpo monoclonale CD-38 per i pazienti con NDMM non candidabili al trapianto. Questi dati sono stati pubblicati anche sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine nel 2019.

Bibliografia: 
Facon T et al. Overall Survival Results With Daratumumab, Lenalidomide and Dexamethasone Versus Lenalidomide and Dexamethasone in Transplant-ineligible Newly Diagnosed Multiple Myeloma: Phase 3 MAIA Study. Abstract #LB1901. Presented at 2021 European Hematology Association Virtual Congress.