Emi Marchionni racconta la sua rivista Flewid


La fashion stylist Emi Marchionni racconta la nascita di Flewid, rivista che racconta le bellezze e le differenze: l’idea è nata dal suo vissuto personale

Emi Marchionni flewid sandra milo

Un coro di voi per tante differenze. Non solo quelle di genere, ma anche quelle legate a diverse popolazioni, culture, alla disabilità. Questo è Flewidmagazine che esce due volte l’anno, di cui alla Dire (www.dire.it) ha parlato Emi Marchionni, fashion stylist che l’ha ideato pensando proprio al suo vissuto. “Quando ho iniziato il mio percorso di transizione, ma anche da bambino e poi da adolescente gay ho vissuto discriminazioni e con questa rivista ho cercato di dare voce a chi come me ha vissuto e vive questo condizione, perché fossero rappresentati” ha detto.

Accade lo stesso nella disabilità: “Ora arriva sul mainstream, ma io ne sono stata pioniera– ha detto la fashion stylist- Ho creato Flewid nel 2017 e siamo al sesto volume. La rivista non racconta solo il mondo Lgbt e la disforia di genere, ma tutte le bellezze e tutte le differenze”.

È proprio il vissuto personale ad aver avuto per Emi Marchionni un ruolo importante nella creazione di questa rivista. “In un percorso di transizione– ha spiegato la fashion stylist- devi avere un supporto psicologico, io ho deciso di portarlo in parallelo a quello medico per capire se effettivamente fosse ciò che volevo. Ci sono tante tipologie di transizione- ha detto- chi vuole diventare donna, chi essere transgender. Importante è esser seguiti da un endocrinologo” ha raccontato Emi, che dopo il percorso di transizione che ha potuto affrontare all’ospedale San Camillo di Roma, oggi è seguita infatti da uno specialista.

È un percorso duro – ha ammesso senza mezzi termini – e nulla ti viene regalato. Ma è anche un percorso di rinascita. Oggi le nuove generazioni sono diverse, non si ha più l’idea di essere quasi ‘una macchietta’ della donna”.

Sulla sua felicità e realizzazione Emi Marchionni ha detto: “Sono quel che desideravo diventare. Ma conosco altre persone che sono tornate indietro perché non si riconoscevano nel nuovo corpo. Io sono contenta di essere quello che sono”.