Mieloma multiplo: tossicità oculare di belantamab è gestibile


Mieloma multiplo: nei pazienti sottoposti a trattamento prolungato con belantamab la tossicità oculare è facilmente gestibile

Mieloma multiplo: abbvie

Dal congresso della European Hematology Association (EHA) arrivano ancora una volta notizie rassicuranti riguardo alla sicurezza di belantamb mafodotin, un coniugato anticorpo-farmaco (ADC) già approvato in Europa per il trattamento dei pazienti con mieloma multiplo fortemente pretrattati. Una nuova analisi post-hoc dello studio registrativo DREAMM-2 presentata al convegno, infatti, conferma che nei pazienti sottoposti a un trattamento prolungato con questo agente la tossicità oculare (un evento avverso caratteristico di belantamab e di altri ADC) è facilmente gestibile attraverso riduzioni di dosaggio o prolungamenti dell’intervallo fra una somministrazione e l’altra, senza compromettere l’efficacia del trattamento.

«I pazienti non devono preoccuparsi e devono affidarsi con fiducia all’ematologo curante e al collega oculista che li monitorerà durante il trattamento con belantamab mafodotin, perché i due specialisti hanno gli strumenti per cogliere sul nascere l’eventuale insorgenza di una tossicità oculare e per gestirla, modificando la dose o ritardando le somministrazioni successive del farmaco, permettendo così il recupero dagli eventuali eventi avversi oculari, che nello studio DREAMM-2 sono risultati pienamente reversibili, senza impattare sul risultato clinico» ha detto ai nostri microfoni Claudio Cerchione, dell’Istituto Scientifico Romagnolo per la Cura e lo studio dei Tumori, IRST IRCCS di Meldola (FC), e presidente di SOHO Italy.

Lo studio DREAMM-2
PATOLOGIAMieloma multiplo (MM)
TIPO DI STUDIOTrial multicentrico internazionale di fase 2, randomizzato, in aperto, a due bracci
POPOLAZIONE ANALIZZATAPazienti con MM ricaduto/refrattario (R/R) già trattati con almeno tre linee di terapia e triplo refrattari
N. DI PAZIENTI TRATTATI196, di cui 97 con 2,5 mg/kg di belantamb mafodotin
TRATTAMENTO VALUTATOBelantamb mafodotin 2,5 mg/kg o 3,4 mg/kg ogni 3 settimane (Q3W)
RISULTATI PRINCIPALIAnalisi su 14 pazienti trattati per ≥ 12 mesi con 2,5 mg/kg:
pazienti che hanno sviluppato almeno un evento oculare: 100%
pazienti che hanno richiesto almeno due dilazioni della dose: 100%
pazienti che hanno richiesto una riduzione di dosaggio: 86%
durata mediana della dilazione: 41 giorni
pazienti che hanno potuto riprendere la terapia: 100%
pazienti che hanno ottenuto una risposta 86%
MESSAGGIO CHIAVENei pazienti trattati con belantamab mafodotin 2,5 mg/kg Q3W per almeno 12 mesi, la variazione della schedula è stata efficace nel gestire la tossicità oculare e ha consentito ai pazienti di continuare il trattamento e beneficiare del farmaco, senza impattare sul risultato


Belantamab mafodotin e lo studio DREAMM-2
Belantamb mafodotin è un ADC diretto contro l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA) già autorizzato dalla European medicines agency (Ema) per il trattamento in monoterapia di pazienti con mieloma multiplo ricaduto o refrattario altamente pretrattati, già sottoposti ad almeno quattro terapie precedenti e risultati refrattari ad almeno un inibitore del proteasoma, un agente immunomodulatore e un anticorpo monoclonale anti-CD38, oltre che andati in progressione a seguito dell’ultima terapia. Il farmaco dovrebbe ottenere a breve anche la rimborsabilità da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

L’approvazione europea si basa proprio sui risultati dello studio DREAMM-2, un trial multicentrico internazionale di fase 2, pubblicato nel 2020 su The Lancet Oncology, nel quale si sono valutati due diversi dosaggi di belantamab mafodotin – 2,5 mg/kg o 3,4 mg/kg ogni 3 settimane il giorno 1 di ogni ciclo – in pazienti con mieloma multiplo ricaduto o refrattario, pesantemente pretrattati.

Le analisi relative al profilo di sicurezza e tollerabilità di belantamab mafodotin dello studio DREAMM-2  e di studi precedenti hanno evidenziato che un evento avverso caratteristico del farmaco e comune ad altri ADC è rappresentato dalla tossicità oculare, che si manifesta prevalentemente con secchezza oculare, offuscamento della visione, cheratopatia e alterazioni dell’acuità visiva.

« Belantamab mafodotin è un farmaco sicuramente maneggevole, ma la tossicità oculare è un possibile effetto collaterale, probabilmente legato a un uptake non specifico di questo agente da parte delle cellule corneali in mitosi, che richiede un attento monitoraggio oftalmologico da parte di oculista esperto, con il quale la collaborazione è fondamentale» ha sottolineato Cerchione.

Analisi su pazienti trattati per almeno un anno con 2,5 mg/kg
Gli autori dello studio DREAMM-2 hanno quindi continuato a caratterizzare il profilo di sicurezza oculare di belantamab mafodotin con diverse analisi successive alla pubblicazione su Lancet Oncology e al congresso dell’EHA, in particolare, hanno presentato i risultati di una valutazione post-hoc condotta su pazienti trattati per non meno di un anno con 2,5 mg/kg di farmaco ogni 3 settimane – il dosaggio approvato dalle agenzie regolatorie – con un follow-up mediano di 13 mesi

Durante lo studio, i pazienti sono stati sottoposti alle valutazioni oculistiche, tra cui un esame della cornea e la valutazione delle variazioni della massima acuità visiva corretta che l’occhio può esprimere (BCVA), al basale e prima di ogni somministrazione.

«La valutazione oculistica è entrata a far parte del monitoraggio mensile dei pazienti anche nella pratica clinica» ha detto l’ematologo. «Quindi, alla valutazione ematologica a cui si sottopone il paziente prima della somministrazione successiva di belantamb si aggiunge anche una visita oculistica completa con un oftalmologo esperto nella gestione del paziente affetto da mieloma multiplo, e in particolare in trattamento con belantamb; tale visita permette di scoprire l’eventuale evento avverso oculare sul nascere, in modo da aggiustare il tiro per gestire il problema e tranquillizzare il paziente».

Recupero dagli eventi oculari in tutti i pazienti
Nei 97 pazienti dello studio DREAMM-2 assegnati alla coorte trattata con belamaf 2,5 mg/kg, al cut-off temporale dei 13 mesi il tasso di beneficio clinico (risposta minima o migliore) è risultato del 36%.

In questa coorte, al momento della chiusura dell’analisi, un totale di 14 pazienti (il 15%) era stato trattato per almeno 12 mesi con 2,5 mg/kg di belantamab mafodotin ogni 3 settimane. «Si trattava di pazienti in trattamento da più di un anno che hanno sviluppato una tossicità oftalmologica di grado tale da richiedere variazioni nella schedula e nella cadenza delle somministrazioni del farmaco» ha spiegato lo specialista.

Infatti, tutti i 14 pazienti hanno manifestato almeno un evento oculare e hanno richiesto almeno due volte di ritardare la somministrazione della dose, mentre in 12 (l’86%), la dose del farmaco è stata ridotta a 1,92 mg/kg.

La riduzione del dosagio e/o il ritardo nella somministrazione hanno consentito il recupero dagli eventi avversi oculari in modo che il trattamento potesse essere ripreso in tutti i 14 pazienti. «Il 100% delle tossicità oculistiche sono state totalmente reversibili grazie a queste correzioni in corso d’opera del trattamento» ha rimarcato Cerchione.

Nessun impatto negativo sulla risposta ritardando le somministrazioni
Negli oltre 12 mesi di trattamento con belantamab mafodotin (mediana: 3,5, intervallo: 2–6), i pazienti sono stati sottoposti a una media di 3,6 dilazioni della somministrazione.

La durata mediana del prolungamento dell’intervallo tra una dose e la successiva è stata di 41 giorni (intervallo: 4-212) e in 10 pazienti (71%) la dilazione è stata di oltre 63 giorni.

In generale, in questo sottogruppo di 14 pazienti, lunghi dilazioni non hanno avuto un impatto negativo sulla risposta clinica a belantamb mafodotin: 12 (l’86%) hanno, infatti, risposto al farmaco (risposta parziale o migliore; nel 79% dei casi per almeno 6 mesi).

«Le dilazioni della dose e le eventuali riduzioni del dosaggio non influiscono assolutamente sull’efficacia del trattamento: nei pazienti sottoposti a queste misure si ottengono praticamente la stessa percentuale, la stessa profondità e la stessa durata di risposta osservate nei pazienti che non ne hanno bisogno. Pertanto, il paziente non deve aver paura, oltre che dei possibili eventi avversi oculari, neanche di un’eventuale modifica della schedula messa in atto per contrastarli» ha detto lo specialista.

Nessun caso di perdita completa permanente della vista
Nel sottogruppo di 14 pazienti analizzati, tutti hanno sviluppato una cheratopatia.

Sintomi oculari si sono verificati in 13 pazienti (il 93%) e i più comuni sono stati visione offuscata (57%), secchezza oculare (36%), riduzione dell’acuità visiva (21%) e fotofobia (21%).

Nessun paziente, comunque, ha avuto una perdita completa permanente della vista.

In conclusione
«Le nuove analisi dello studio DREAMM-2 confermano, quindi, che la tossicità oculare è un evento avverso possibile di belantamb mafodotin, ma evidenziano allo stesso tempo che un attento monitoraggio oftalmologico, come quello che già si sta mettendo in pratica in tutti i centri dove lo si utilizza, che permette di rilevare tale evento nel momento in cui sta insorgendo, e le precauzioni e le modifiche della schedula che vengono messe in atto permettono di rendere assolutamente reversibile e maneggevole anche questo effetto collaterale, consentendo ai nostri pazienti di beneficiare appieno della straordinaria efficacia di questo farmaco» ha sintetizzato l’ematologo.

«Un farmaco che permette di ottenere delle risposte profonde e di lunga durata anche nel paziente che ha fallito le altre alternative terapeutiche, e che speriamo di potere avere presto a disposizione anche in Italia, non solo in monoterapia, ma anche in nuove combinazioni con altri agenti, che permetteranno una sinergia di effetto e di sfruttare al massimo le grandi potenzialità di questa molecola» ha concluso Cerchione.

Fonte
S. Lonial, et al. Characterization of Ocular Adverse Events in Patients Receiving Belantamab Mafadotin for ≥12 Months: Post-Hoc Analysis of DREAMM-2 Study in Relapsed/Refractory Multiple Myeloma. EHA 2021; abstract EP1026. Link