Mesotelioma: da effetti collaterali risposta a immunoterapia


Mesotelioma: gli effetti collaterali in seguito all’immunoterapia possono rappresentare un fattore in grado di predire la risposta e l’efficacia del trattamento con i farmaci

Mesotelioma pleurico maligno: l'associazione di nivolumab più ipilimumab ha determinato un significativo miglioramento della sopravvivenza globale nei pazienti

Nel mesotelioma, gli effetti collaterali in seguito all’immunoterapia possono rappresentare un fattore in grado di predire la risposta e l’efficacia del trattamento con i farmaci che stimolano il sistema immunitario contro il tumore. Lo evidenzia uno studio presentato al Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO).

“Il mesotelioma presenta un fortissimo legame con l’esposizione professionale alle fibre di asbesto – afferma la Prof.ssa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche, Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona e coordinatrice AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Marche -. È un tumore che nasce in oltre il 90% dei casi dalla pleura e, ad oggi, rimane una patologia difficile, per cui non esiste una terapia curativa efficace. A differenza di altri tumori solidi, anche in caso di diagnosi precoce il trattamento chirurgico, peraltro gravato da grande complessità, non ha un significativo impatto sulla sopravvivenza a causa del tasso elevato di recidive locali. Nel nostro Paese, nel 2020, sono stati stimati quasi 2000 nuovi casi, in costante crescita (erano 1.800 nel 2019). La sopravvivenza a 5 anni è pari a circa il 9% e l’età media alla diagnosi è di 70 anni, senza differenze di genere”. “Nella maggior parte dei pazienti – spiega la Prof.ssa Berardi -, il primo approccio terapeutico è di tipo farmacologico e, dal 2004, la chemioterapia di combinazione è considerata lo standard di cura in prima linea ad intento palliativo. Anche in questa patologia, risulta estremamente incoraggiante il ruolo dell’immunoterapia. Ad oggi, però, non abbiamo elementi per predire la risposta nei pazienti candidabili a questo trattamento. Al congresso ASCO sono stati presentati i dati di uno studio sull’immunoterapia con inibitori dei check point che ha documentato come, nei pazienti affetti da mesotelioma, sviluppare effetti collaterali correlati al trattamento possa rappresentare un fattore in grado di predire la risposta e l’efficacia dell’immunoterapia. Nello studio, condotto su 61 pazienti affetti da mesotelioma trattati in prima linea con immunoterapia, il 28% aveva sviluppato effetti collaterali legati al trattamento in fase precoce, con un miglioramento sia in termini di attività, ovvero di beneficio clinico legato alla malattia, sia in termini di efficacia, cioè di impatto sulla sopravvivenza”. In particolare, la sopravvivenza globale era più alta nei pazienti che hanno sviluppato effetti collaterali immuno-correlati (21,1 mesi rispetto a 4,7 mesi), così come la sopravvivenza libera da progressione (6,8 mesi rispetto a 1,7 mesi). E l’incremento del beneficio clinico è stato notevole (65% rispetto a 27%). “Un altro studio – continua la Prof.ssa Berardi -, condotto da colleghi inglesi e presentato al Congresso ASCO, ha dimostrato l’efficacia del trattamento chemioterapico con un farmaco, la vinorelbina, tradizionalmente in uso in oncologia in altre patologie, anche come seconda linea nel mesotelioma. Finora mancavano studi clinici randomizzati sul ruolo della vinorelbina in caso di recidiva, nonostante il suo ampio utilizzo off label. Sono stati arruolati 154 pazienti, con recidiva dopo la chemioterapia in prima linea. La sopravvivenza libera da progressione ha raggiunto 4,2 mesi con vinorelbina associata a terapia di supporto rispetto a 2,8 mesi con la sola terapia di supporto”.

“L’Italia è uno dei Paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie correlate all’amianto – conclude la Prof.ssa Berardi -. Questa condizione è la conseguenza dell’ampio utilizzo di questo minerale, con quasi 4 milioni di tonnellate prodotte nel nostro Paese nel periodo dal 1945 al 1992. La produzione, lavorazione e vendita di amianto sono vietate in Italia dal 1992. Oggi la grande attenzione al tema delle malattie asbesto-correlate in Italia, a quasi 30 anni dal bando di ogni forma di estrazione, lavorazione, importazione e commercio di amianto, deriva dal fatto che è in corso la massima incidenza di mesoteliomi per l’intenso uso del materiale dal secondo dopoguerra fino agli anni ’80 e per la lunga latenza della malattia, che può arrivare a superare un quarantennio. Gli studi presentati al Congresso ASCO sono la dimostrazione che, anche nel mesotelioma, la ricerca sta progredendo e in futuro si potrà vincere la sfida di riuscire a curare questi pazienti”.