Interstiziopatia e artrite reumatoide: conferme per nintedanib


Interstiziopatia polmonare associata ad artrite reumatoide: da un nuovo studio arrivano conferme per nintedanib

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I pazienti con interstiziopatia polmonare associata ad artrite reumatoide (RA-ILD) presentano tassi più ridotti di declino della funzione polmonare ad un anno quando in trattamento con nintedanib. Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc dello studio INBUILD, presentata nel corso del congresso EULAR, conclusosi la scorsa settimana.

Razionale e disegno dello studio
INBUILD è stato il primo studio clinico nell’ambito delle malattie interstiziali polmonari fibrosanti a raggruppare i pazienti sulla base del comportamento clinico della loro patologia anziché della diagnosi clinica primaria.

Le malattie interstiziali polmonari fibrosanti comprendono un nutrito gruppo di oltre 200 patologie, che comportano il rischio di fibrosi polmonare, ossia la formazione irreversibile di tessuto cicatriziale a livello polmonare, che compromette la funzionalità dei polmoni.

I pazienti con malattie interstiziali polmonari possono sviluppare un fenotipo progressivo che causa fibrosi polmonare e comporta il declino della funzionalità respiratoria, il deterioramento della qualità di vita e mortalità precoce analogamente a quanto si osserva nella fibrosi polmonare idiopatica, la forma più frequente di polmonite interstiziale idiopatica. I sintomi e il decorso delle malattie interstiziali polmonari fibrosanti progressive sono simili indipendentemente dalla patologia sottostante.

I risultati di questo trial avevano dimostrato la capacità di questo farmaco di ridurre il tasso di declino della FVC (ml/anno) del 57% rispetto al placebo.

L’obiettivo dell’analisi post-hoc presentata al Congresso è stato quello di valutare il tasso di declino della FVC nei pazienti con RA-ILD inclusi nel trial.

Entrando nei dettagli, INBUILD aveva incluso 663 pazienti con ILD fibrosante cronica diversa dalla fibrosi polmonare idiopatica. I pazienti eleggibili presentavano anche anomalie reticolari con bronchiettasia di almeno il 10% alla TAC a risoluzione elevata, FVC pari ad almeno il 45% del valore predetto, e capacità diffusiva polmonare di CO compresa in un range 30%-80% del valore predetto. Questi pazienti, inoltre, soddisfacevano i criteri per la progressione di ILD nel corso del biennio precedente allo screening nonostante la gestione fosse considerata appropriata.

DI questi 663 pazienti reclutati nel trial, 89 (13,4%) era affetta da RA-ILD. In questo sottogruppo, l’età media dei pazienti era pari a 67 anni, con due pazienti su tre che erano fumatori o ex-fumatori. Il tempo dalla diagnosi era pari a 10 anni, mentre quello dalla diagnosi di ILD era pari a 3 anni.

I pazienti potevano assumere dosi stabilizzate di farmaci per l’AR o per malattia del tessuto connettivo al basale, eccezion fatta per azatioprina, ciclosporina, mofetil micofenolato, tacrolimus, rituximab, ciclofosfamide o steroidi orali a dosaggi superiori a 20 mg/die (questi farmaci erano successivamente permessi nei pazienti nei quali si era osservato deterioramento della malattia polmonare o ad eziologia autoimmunitaria). Nel dettaglio, il 21% di questi pazienti era in trattamento con farmaci biologici, più della metà era in terapia con DMARDcs, mentre il 73% era in trattamento con steroidi a dosaggi <20 mg/die.

La mediana del livello di CRP era pari a 8,2 mg/l nel gruppo nintedanib e a 3,8 mg/l nel gruppo placebo.

Risultati principali
Tra i pazienti con RA-ILD randomizzati a trattamento con nintedanib, è emerso che il tasso di declino di FVC a 52 settimane era pari a -82,6 ml/anno rispetto a -199,3 ml/anno nel gruppo placebo, per una differenza pari a 116,7 ml/anno (IC95%= 7,4-266,1; p=0,037).

Tale differenza, rilevata nel sottogruppo di pazienti dello studio INBUILD con RA-ILD, era consistente con quella rilevata nella popolazione in toto, con una chiara divaricazione degli effetti dei due trattamenti messi a confronto a partire dalla 36esima settimana.

I ricercatori hanno anche condotto un’analisi per sottogruppi del tasso di declino di FVC in base ai livelli iniziali di CRP. I risultati di questa analisi non hanno dimostrato l’esistenza di differenze tra il tasso di declino nei pazienti i cui livelli di CRP erano al di sopra o al di sotto di 1 o 3 ml.

Per quanto limitata dalla ridotta numerosità del campione, questa analisi ha mostrato che il p di interazione pari a 0,73 con un valore di cutoff pari a 1 ml e un p di interazione pari a 0,4 con un valore di cutoff pari a 3 ml non erano indicativi di una eterogeneità dell’effetto di nintedanib in questi sottogruppi.

Una simile mancanza di eterogeneità è stata osservata quando il tasso di declino di FVC era messo a confronto tra i pazienti in trattamento con DMARDs e/o steroidi, con un p di interazione non significativo pari a 0,76.

Safety
Anche in questa analisi post-hoc il profilo di eventi avversi è risultato simile a quello osservato nella popolazione del trial in toto, con l’evento avverso di più frequente riscontro rappresentato dalla diarrea, documentata nel 55% dei pazienti trattati con nintedanib vs. 26% dei pazienti del gruppo placebo. Tra gli altri eventi avversi, inoltre, si segnalano la bronchite, la nausea e la dispnea. Da ultimo, il 19% dei pazienti ha interrotto il trattamento con nintedanib a fronte di un 13% di pazienti del gruppo placebo.

In conclusione, nello studio INBUILD, nintedanib ha rallentato il tasso di declino di FVC nei pazienti con ILD fibrosante progressiva, con un profilo di eventi avversi gestibile per la maggior parte dei pazienti. I risultati di questa analisi post-hoc hanno confermato i risultati del trial originale nel sottogruppo di pazienti con RA-ILD, con un profilo di efficacia e sicurezza sovrapponibili a quelli della popolazione generale del trial.

Bibliografia
Kelly C, et al “Effects of nintedanib in patients with progressive fibrosing interstitial lung disease associated with rheumatoid arthritis (RA-ILD) in the INBUILD trial” EULAR 2021; Abstract OP0124.