Nigeria approva la nuova legge sul petrolio


Approvata la legge sul petrolio in Nigeria: il 3% va alle comunità. Via libera dal Parlamento dopo vent’anni al Petroleum Industry Bill (Pib)

Approvata la legge sul petrolio in Nigeria: il 3% va alle comunità. Via libera dal Parlamento dopo vent'anni al Petroleum Industry Bill (Pib)

Il parlamento della Nigeria ha approvato una legge attesa circa 20 anni che promette di riformare integralmente il settore petroliferoda cui dipende oggi il 70% delle entrate dello Stato e di cui il Paese è stato nel 2020 l’ottavo esportatore al mondo.

Le due Camere dell’assemblea hanno adottato il testo sulla base di una revisione clausula per clausula, circa 400, realizzata dai comitati congiunti su petrolio e gas.

Il Petroleum Industry Bill (Pib), questo il nome del provvedimento, era stato presentato in parlamento dal presidente Muhammadu Buhari nel settembre 2020, ma progetti di legge simili erano già stati ciclicamente discussi e poi non approvati. La prossima settimana le Camere torneranno a riunirsi per esaminare gli ultimi dettagli e consegnare il testo alla firma del capo dello Stato.

La riforma prevede che una quota dei profitti del settore, del 3%, stimato in circa 500 milioni di dollari l’annovenga destinata a un fondo per lo sviluppo delle comunità che ospitano i siti di estrazione.

Secondo il quotidiano Daily Trust, la percentuale stabilita è stata raggiunta dopo un’accesa discussione che ha coinvolto in modo particolare i senatori provenienti dalla regione del delta del fiume Niger, da cui proviene la stragrande maggioranza del crudo nigeriano. Inizialmente il testo di legge faceva riferimento al 2,5%, mentre le comunità locali avevano richiesto una quota compresa tra il 10 e il 15%.

Tra gli altri punti principali della misura, spiega la Dire (www.dire.it), c’è la trasformazione della compagnia petrolifera di Stato, la Nigeria National Petroleum Corporation (Npcc), in una società commerciale a responsabilità limitata. La legge, riferisce il quotidiano Vanguard, prevede inoltre che per ottenere una licenza le società interessate versino prima una quota in un fondo ambientale per la gestione di eventuali impatti negativi delle operazioni di sfruttamento.