Anno mondiale contro il dolore: focus sulla lombalgia


L’Anno Mondiale contro il dolore 2021 è dedicato al mal di schiena: prima scheda informativa sulla lombalgia dalla Task Force internazionale

Lombalgia cronica: l'anticorpo monoclonale fasinumab migliora dolore e funzione ad eccezione dei pazienti con osteoartrosi concomitante

L’Anno Mondiale contro il dolore è dedicato al mal di schiena e ha l’obiettivo di indirizzare e supportare medici, scienziati e il pubblico in generale nella comprensione delle sfide globali poste dalla prevenzione e dal trattamento della lombalgia.

Esperti di tutto il mondo stanno collaborando alla produzione di materiale informativo che aiuti a comprendere ciò che è attualmente noto su epidemiologia, fisiopatologia e gestione del mal di schiena, in particolare per quanto riguarda l’offerta di trattamenti a chi soffre di disabilità da lombalgia, basati su evidenze scientifiche e che valutino il rapporto costo-efficacia.

La prima scheda riguarda l’impatto mondiale della lombalgia, è stata prodotta dalla Task Force internazionale, tradotta in italiano dall’AISD, associazione italiana per lo studio del dolore e pubblicata su un’apposita pagina del loro sito ed è, con tante altre schede prodotte, scaricabile gratuitamente.
Riassumiamo di seguito alcuni punti chiave contenuti in tale materiale informativo.

Prevalenza ed incidenza della lombalgia
Lo studio Global Burden of Disease ha definito la lombalgia (LBP, low back pain) come “dolore nell’area sul lato posteriore del corpo dal margine inferiore della dodicesima costola alle pieghe dei glutei inferiori, con o senza dolore riferito a uno o entrambi gli arti inferiori che dura almeno un giorno”.

Nel 2017 la prevalenza della lombalgia è stata stimata intorno al 7,5% della popolazione mondiale, in circa 577 milioni di persone. La LBP è indicata come principale causa di anni vissuti con disabilità (YLD) dal 1990 ed è un rilevante motivo di preoccupazione per la salute pubblica a livello mondiale.

L’85-95% delle persone che si rivolgono ai medici di famiglia non presentano una causa anatomopatologica specifica, identificabile, che spieghi il loro dolore. Si stima che la percentuale di persone che si rivolgono alle cure primarie per un motivo specifico e identificabile di LBP vari fra lo 0,7 al 4,5% in caso di fratture vertebrali di origine osteoporotica, che si assesti intorno al 5% in spondilo-artropatie infiammatorie, ed in minor percentuale (circa 0,7%) per tumori maligni ed infezioni (0,01%).
Circa il 70% degli anni persi per disabilità riguardava persone in età lavorativa (20-65 anni).

Sebbene la prevalenza di LBP aumenti con l’aumentare dell’età fino a 80-89 anni, il maggior numero di persone con LBP, a livello mondiale, è attualmente nella fascia di età 50-54. È probabile che l’aumento complessivo dell’impatto della lombalgia sia determinato dall’invecchiamento e dall’aumento della popolazione, potrebbero tuttavia esserci altri fattori che vi contribuiscono.

Lombalgia: disabilità e costi
La lombalgia non sempre si traduce in disabilità. Sebbene meno del 28% delle persone con LBP presenti una grave disabilità, questo valore rappresenta il 77% di tutte le disabilità causate dalla lombalgia.
La gestione del mal di schiena implica la considerazione di modalità di trattamento chirurgico, interventistico, farmacologico, fisico, psicologico, educativo e di autogestione assistita.

Oltre l’80% dei costi totali attribuibili alla LBP sono dovuti a costi indiretti, come perdita di produttività e indennità di invalidità nei Paesi che hanno sistemi di assistenza sociale funzionanti. La mancata aderenza alle linee guida per il trattamento del LBP è probabilmente associata a un aumento dei costi sanitari diretti. Diagnostica per immagini precoce, fino ad interventi chirurgici per LBP, evitando le seppur faticose terapie conservative, rappresentano una quantità sproporzionata dei costi totali associati con LBP

I fattori che vengono costantemente segnalati come associati alla disabilità e agli alti costi sociali dell’ LBP cronico includono età avanzata, cattiva salute generale, aumento dello stress psicologico o psicosociale, peggiore disabilità funzionale di base, sciatalgia e presenza/ assenza di qualche tipo di compensazione economica (da ridotta o assente capacità lavorativa, ndt).

I prossimi obiettivi
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’assistenza di alta qualità come “assistenza sicura, efficace, incentrata sulla persona, tempestiva, efficiente, equa e integrata”. L’obiettivo è massimizzare i risultati di salute, prevenire la disabilità e ridurre i costi; sono state proposte strategie specifiche per raggiungere questi obiettivi, comprese le linee guida per una cura graduale, che indirizzi l’intensificarsi dei trattamenti se i trattamenti iniziali falliscono, e le linee guida per una cura stratificata che guidi l’intensificarsi delle terapie iniziali in base ai risultati previsti.

La lombalgia rappresenta una problematica subdola ed insidiosa, nel senso di socialmente complessa, multi-causale e con molte interdipendenze, restando senza una soluzione chiara e al di fuori delle competenze di qualsiasi organizzazione o dipartimento governativo. L’approccio dell’OMS “Health in All Policies” può facilitare l’impegno intersettoriale e la cooperazione nello sviluppo di politiche volte ad affrontare il peso globale dell’ LBP. Deve ancora essere chiarito se la lombalgia possa essere affrontata al meglio con specifiche politiche di salute pubblica, all’interno di strategie nazionali sul dolore, o con una combinazione di entrambi.

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