Tumore al polmone: bene immunoterapia con sugemalimab


Tumore del polmone in stadio III: l’immunoterapia con il nuovo anti-PD-L1 sugemalimab allontana la progressione della malattia

Tumore al polmone: cemiplimab aumenta la sopravvivenza nei pazienti che esprimono PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali

L’immunoterapia con un nuovo inibitore di PD-L1, sugemalimab, ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione (PFS) in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio III localmente avanzato e non resecabile, senza segni di progressione della malattia dopo la chemioradioterapia concomitante o sequenziale, secondo un’analisi ad interim pianificata dello studio di fase 3 GEMSTONE-301 (NCT03728556). Lo ha annunciato in una nota EQRx, l’azienda che sa sviluppando il farmaco in combinazione con la biotech cinese CStone.

Il miglioramento è risultato statisticamente significativo e clinicamente rilevante. Inoltre, il beneficio clinico è stato osservato indipendentemente dal fatto che i pazienti fossero stati sottoposti a una CRT concomitante oppure sequenziale prima di essere trattati con sugemalimab.

L’anti-PD-L1 è risultato anche ben tollerato e non sono stati riscontrati effetti avversi particolari nei sottogruppi specificati dal protocollo. I risultati completi dello studio GEMSTONE-301 saranno presentati in uno dei prossimi convegni del settore.

« I pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio III rappresentano un gruppo eterogeneo, caratterizzato da un’ampia gamma di outcome. In tutto il mondo, sia la chemioterapia sequenziale sia quella concomitante sono approcci terapeutici ampiamente utilizzati per questa fase della malattia», ha spiegato nella nota Vincent Miller, direttore medico di EQRx. «I risultati incoraggianti degli studi su pazienti in stadio III e IV suggeriscono che sugemalimab costituisce una potenziale opzione di trattamento promettente in un’ampia gamma di popolazioni di pazienti».

Nel novembre 2020, la China National Medical Products Administration, la controparte cinese di Fda ed Ema, ha accettato la domanda di approvazione di sugemalimab in combinazione con la chemioterapia per il trattamento di prima linea di pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato, con istologia sia squamosa e sia non squamosa.

Lo studio GEMSTONE-301
Lo studio GEMSTONE-301 è uno studio multicentrico cinese, randomizzato, in doppio cieco, il cui obiettivo era valutare efficacia e sicurezza di sugemalimab come trattamento di consolidamento in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio III localmente avanzato/non resecabile, la cui malattia non ha mostrato segni di progressione a seguito di una CRT concomitante o sequenziale.

L’endpoint primario era la PFS, valutata in modo centralizzato da un comitato di revisori indipendenti in cieco (BICR) secondo i criteri RECIST v1.1, mentre gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza globale (OS), la PFS valutata dagli sperimentatori e la sicurezza.

Sugemalimab efficace anche nel setting metastatico
In precedenza, sugemalimab ha dimostrato di essere efficace in combinazione con la chemioterapia standard a base di platino in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule non squamoso o squamoso in stadio IV, non trattati in precedenza, indipendentemente dal livello di espressione di PD-L1, ed è risultato anche ben tollerato. Il beneficio è stato osservato nello studio di fase 3, in doppio cieco GEMSTONE-302 (NCT03789604), anch’esso condotto in Cina. L’endpoint primario di questo trial era la PFS valutata dagli sperimentatori, mentre gli endpoint secondari erano l’OS, la PFS valutata mediante BICR e la sicurezza.

In particolare, i dati di un’analisi ad interim dello studio hanno evidenziato una riduzione del 50% del rischio di progressione della malattia o morte con la combinazione di sugemalimab più la chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia (più un placebo) e il beneficio è stato osservato indipendentemente dal livello di espressione di PD-L1 o dal sottotipo patologico. La PFS mediana è risultata di 7,82 mesi nel braccio trattato con l’anti-PD-L1 contro 4,90 mesi nel braccio di controllo (HR 0,50; IC al 95% 0,39-0,64; P < 0,0001).

Prospettive future
«Il settore degli inibitori di PD-1/PD-L1 sta diventando sempre più affollato, ma il continuo dibattito sui prezzi, senza azioni concrete, va a scapito dei pazienti. EQRx è stata creata per affrontare questa sfida frontalmente, portando ai pazienti farmaci di alta qualità, a prezzi molto più bassi», ha commentato Alexis Borisy, ceo di EQRx. «Gli anti-PD(L)-1 rappresentano la spina dorsale del trattamento del cancro e vediamo enormi opportunità per sugemalimab in monoterapia o in regimi di combinazione, riducendo i costi complessivi delle opzioni immunoterapiche».

Sugemalimab è al vaglio dei ricercatori anche in uno studio di fase 2 a braccio singolo (NCT03595657) come agente singolo per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma a cellule T/Natural Killer extranodale (ENKTL) recidivante/refrattario. Inoltre l’Fda ha concesso a questo nuovo anti-PD-L1 la designazione di farmaco orfano come trattamento per il linfoma a cellule T e la designazione di terapia rivoluzionaria per il trattamento dell’ENKTL recidivante/refrattario.