Ampio consenso su polypill in ambito cardiovascolare


Il valore della polypill in ambito cardiovascolare: ampio consenso su efficacia, valore tecnologico, valutazione economica e vantaggi organizzativi

polypill

Un consenso ampio riguardo l’efficacia, il valore tecnologico, la valutazione economica e i vantaggi organizzativi derivanti dall’utilizzo di polypill in ambito cardiovascolare. Si tratta di formulazioni che uniscono principi attivi che agiscono su target terapeutici diversi, come ad esempio due farmaci antipertensivi con diversi meccanismi d’azione o un antipertensivo e un antilipidico che insieme diminuiscono il rischio cardiovascolare globale. E’ quanto è emerso dal webinar che ha presentato i risultati di una consensus Delphi recentemente pubblicata sul Journal of Cardiovascular Medicine.

“Questa pubblicazione rappresenta il consenso di diverse figure professionali: clinici, farmacologi, stakeholder, medici di medicina generale, farmacoeconomisti. Il risultato è una pubblicazione scientifica che vuole essere un documento informativo non solo per i clinici e per tutte le professioni coinvolte, ma anche per le agenzie regolatorie, su un tema, quello della polypill in ambito cardiovascolare, che dovrebbe occupare il primo posto vista la morbilità e mortalità di queste malattie” ha dichiarato nel corso del webinar di presentazione il Prof. Pasquale Perrone Filardi, cardiologo – Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate – Università degli studi di Napoli Federico II e presidente eletto della Società Italiana di cardiologia, primo autore della pubblicazione.

Se al momento sono ancora molto scarsi gli studi clinici ben condotti che confrontano la polypill con gli stessi farmaci dati in mono-somministrazione, è stato comunque possibile raggiungere un accordo su die aspetti fondamentalI: l’efficacia clinica di questa tecnologia in quanto i valori pressori e lipidici possono essere considerati dei proxy degli eventi cardiovascolari e il fatto che la polypill sia sicuramente uno strumento di miglioramento dell’aderenza. I dati Osmed 2020 sono infatti poco confortanti in queste patologie, in quanto hanno riportato valori di aderenza al di sotto del 50% sia per quanto riguarda la terapia antilipidica sia per quanto riguarda quella antipertensiva.

Occorre peraltro notare che le Linee Guida Europee dell’ipertensione mettono in classe I le terapie di combinazione fissa nella maggioranza dei pazienti ipertesi, da utilizzare come terapia iniziale rispetto alla terapia a gradini; queste sanciscono il valore complessivo delle polypill nell’ipertensione.

Il metodo utilizzato
Il consenso è stato realizzato con il metodo Delphi modificato. Undici esperti nell’area della cardiologia, tecnica farmaceutica, medicina generale, farmacia ospedaliera farmacologia e farmacoeconomia hanno preso parte al panel. L’analisi della letteratura ha portato alla stesura di 19 statement, suddivisi in quattro domini principali, clinico, tecnologico, economico e organizzativo; questi statement sono votati dai partecipanti per valutare il loro accordo o disaccordo con lo statement stesso.

La sfida tecnologica
La tecnologia farmaceutica ha dimostrato nel corso di questi ultimi anni il suo valore strategico nello sviluppo dei medicinali e la realizzazione di una polypill richiede attenzioni in questo ambito, in quanto la presenza di diversi principi attivi richiede che sia valutata la compatibilità e la stabilità e che sia mantenuta la biodisponibilità rispetto alle monosomministrazioni. Non si può infatti dare per scontato che i due principi attivi formulati singolarmente dimostrino di possedere le stesse caratteristiche quando somministrati insieme; inoltre la quantità di eccipienti deve essere giocoforza ridotta, non potendo duplicare il peso della compressa.

È proprio il mantenimento della biodisponibilità il punto centrale dell’utilizzo della polypill: si deve dimostrate una biodisponibilità paragonabile tra gli stessi principi attivi somministrati in combinazioni fisse o in combinazioni estemporanee. “Gli articoli su questo argomento sono pochi, ma sulla base della letteratura e delle nostre conoscenze è indubbio che, una volta risolte le problematiche formulative e di produzione e ottenuto un prodotto stabile con una buona disgregazione e dissoluzione, non abbiamo problemi di bioequivalenza e biodisponibilità” ha dichiarato la prof.ssa Paola Minghetti, Farmacologo Tecnologo – Dipartimento di Scienze Farmaceutiche – Università degli Studi di Milano. Anche questa tematica è stata oggetto di discussione ed è stato ottenuto un accordo al riguardo.

Bisogna considerare che fino a non molto tempo fa le associazioni fisse di diversi principi attivi non erano caldeggiate dalle agenzie regolatorie, soprattutto per il timore di non riuscire ad attribuire in modo corretto le segnalazioni relative alla farmacovigilanza.

Questo problema si pone però anche con le associazioni estemporanee che nel frattempo sono andate consolidandosi; di conseguenza nel corso di questi ultimi anni l’opinione è cambiata e oramai sono numerose le richieste di nuove autorizzazioni, che introducono un miglioramento alla terapia pur in assenza di nuovi principi attivi.

Le valutazioni farmacoeconomiche e organizzative
Dal punto di vista farmacoeconomico, è stato osservato che un miglioramento dell’aderenza porta nel breve termine a un aumento dei costi del farmaco. Ma se aumenta l’aderenza, migliora l’efficacia della terapia con una riduzione dei costi diretti e indiretti connessi alla malattia e un minore impatto della patologia. Questa diminuzione porta a un vantaggio economico consistente.

“Molti sono i fenotipi clinici destinatari di una polypill, in funzione di quali sono i principi attivi che sono uniti in questa nuova formulazione. Per quel che mi riguarda, questo dipende molto dalla tipologia del paziente – ha dichiarato Perrone Filardi –  Non ci sono studi ad hoc sul gradimento della polypill, ma per esperienza personale posso dire che è molto ben accettata da pazienti per efficacia, tollerabilità e diminuzione degli effetti collaterali; associando per esempio una statina a basso dosaggio con un altro antilipidico riduco gli effetti indesiderati senza diminuire efficacia”.

Ne consegue una elevata accettazione della terapia, soprattutto nei pazienti ad alto rischio, che sono meno timorosi di un eccesso di medicalizzazione rispetto ai pazienti in prevenzione primaria.

Conclusioni
I membri del panel hanno riconosciuto le polypill efficaci nel ridurre gli eventi cardiovascolari, nel diminuire il rischio cardiovascolare attraverso la diminuzione dei valori pressori e lipidici, così come il carico della malattia, nel migliorare l’aderenza alla terapia e hanno mostrato accordo riguardo l’assenza di differenze significative nella biodisponibilità tra farmaci somministrati in combinazioni fissa o estemporanee e una migliore costo-efficacia rispetto alla terapia standard.

Perrone-Filardi, Pasqualea,b; Minghetti, Paolac; Menditto, Enrica et al. The value of the polypill in cardiovascular disease: an Italian multidisciplinary Delphi panel consensus Journal of Cardiovascular Medicine: April 2021 – Volume 22 – Issue 4 – p 246-258
doi: 10.2459/JCM.0000000000001159 LEGGI