Kamala Harris chiude le porte degli Stati Uniti ai migranti


La nuova amministrazione Biden non fa sconti, Kamala Harris in Guatemala si rivolge ai migranti: “Non venite, vi rimanderemo indietro”

Kamala Harris ruba subito la scena a Biden

È iniziato ieri il viaggio in America Latina della vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, il primo all’estero da quando ha assunto l’incarico. La prima tappa del tour è stata in Guatemala, dove a riceverla c’era il presidente Alejandro Giammattei. Tra gli obiettivi principali della visita, la questione del confine meridionale, che ad aprile ha visto un picco record negli arrivi di migranti: 178mila persone provenienti dai Paesi centro e sudamericani hanno cercato di entrare negli Stati Uniti in modo irregolare, un numero che secondo le autorità statunitensi non si registrava in almeno 20 anni.

“METTEREMO IN SICUREZZA LA FRONTIERA, AI MIGRANTI DICO DI NON VENIRE”

Non venite, non venite. Chi verrà, sarà rimandato indietro. Continueremo a rafforzare le nostre leggi e mettere in sicurezza la nostra frontiera” è quanto ha detto la numero due della Casa Bianca rivolgendosi ai potenziali migranti. La vicepresidente si è detta convinta che le partenze finiscono solo per arricchire i trafficanti di esseri umani, e che è necessario gestire il fenomeno affrontando le cause delle migrazioni, tra cui “corruzione” e “mancanza di opportunità economiche”. Harris quindi ha auspicato “una maggiore collaborazione” col governo guatemalteco, al fine di “trovare soluzioni durature”. Dicendosi concorde, Giammattei ha rivendicato gli sforzi compiuti dal suo governo per battere corruzione e trafficanti di esseri umani. Quindi ha ringraziato la vicepresidente degli Stati Uniti per le 500 mila dosi di vaccino anti-Covid ricevute e un fondo da 26 milioni di dollari (pari a oltre 20 milioni di euro) per battere la pandemia, individuata da Harris come un’altra delle cause all’origine delle partenze.

LA PROSSIMA TAPPA IN MESSICO

Il viaggio della vicepresidente, racconta la Dire (www.dire.it), prosegue oggi in Messico, un altro Paese di partenza e passaggio dei migranti, che secondo le associazioni per i diritti umani scappano non solo da povertà e instabilità politica, ma anche dall’alto livello di violenza che investe questi Paesi, afflitti da gruppi armati e bande criminali che si spartiscono il controllo del narcotraffico e altri commerci illeciti. In alcuni casi, anche le forze di sicurezza sono accusate di uccisioni e collusioni con la malavita.