HIV e aumento di peso: novità dalla ricerca


L’aumento di peso nelle persone che vivono con l’HIV è stato ampiamente discusso durante il CROI2021, Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections

Hiv: islatravir sotto forma di un piccolo impianto sottocutaneo sembra fornire una quantità di farmaco sufficiente per agire in monoterapia

L’aumento ponderale nelle persone che vivono con l’HIV è stato un argomento ampiamente discusso durante il CROI2021 (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections). È una problematica che impatta sulla qualità di vita e sulla salute di queste persone e si verifica più frequentemente nel sesso femminile, in chi ha un BMI al basale sottopeso e in parte può essere dovuta ad alcuni farmaci, soprattutto subito dopo un cambio di regime terapeutico antiretrovirale. In quest’ultimo caso, come mostrano alcuni studi, l’effetto si smorza col passare dei mesi. I numerosi studi presentati al CROI evidenziano l’importanza di considerare le singole caratteristiche individuali per un trattamento più efficace, sicuro e sartorializzato.

Negli ultimi tempi gli studi riguardo l’aumento di peso nelle persone che vivono con l’HIV si sono concentrati sui farmaci INSTI, inibitori dell’integrasi virale. Questi farmaci sono componenti di tutti i regimi terapeutici iniziali raccomandati per il trattamento dell’HIV.

Di seguito una sintesi di alcuni studi significativi presentati durante il congresso CROI2021.

Studio osservazionale dal database Trio Health HIV Research Network
Uno studio presentato da Grace McComsey, dello University Hospitals Cleveland Medical Center si è focalizzato alla valutazione di regimi contenenti INSTI e anche TAF. Si sa che il trattamento TDF/FTC è stato associato a un minor aumento di peso rispetto ad altre coppie NRTI (inibitori nucleosidici/nucleotidici della trascrittasi inversa virale). Poco si sa su come i singoli INSTI contribuiscano all’aumento di peso nella pratica clinica del mondo reale tenendo conto del passaggio da TDF a TAF o del precedente TDF.

Lo studio della McComsey è osservazionale, retrospettivo e i dati derivano dal database elettronico Trio Health HIV Research Network condotto su pazienti virologicamente soppressi e che erano passati a un regime contenente INSTI tra giugno 2015 e giugno 2019. Il peso è stato misurato al basale e dopo 12-15 mesi.

È stata condotta un’analisi univariata e multivariata aggiustata per età, sesso, etnia, BMI al basale e conta CD4 considerando dati prima e dopo il passaggio ad altra classe di farmaci.
Dei pazienti elegibili allo studio, 1447 (64%) avevano ricevuto una prescrizione per INSTI come regime principale e 1062 (47%) avevano fatto switch da TDF a TAF nello stesso tempo dello switch a un INSTI.

I risultati hanno mostrato che la maggior parte dei partecipanti allo studio (intorno al 40%) avevano preso poco peso nel passaggio, cioè intorno al 3% in più rispetto al basale, mentre una quota inferiore intorno al 24% ha acquisito circa il 5% in più del basale e quote relative intorno all’8% aveva preso più del 10%.

Gli autori hanno evidenziato che le variabili maggiormente associate all’aumento di peso del 5%, ma anche nei casi di aumento superiore al 10%, erano soprattutto il sesso femminile, un BMI al basale sottopeso o normopeso e in seconda battuta non aver utilizzato regimi INSTI in precedenza e in misura minore lo switch da TDF a TAF.

Inoltre, dopo valutazione per età, sesso, etnia, BMI, CD4, classi pre e post switch e switch da TDF a TAF gli autori concludono che non c’è nessuna differenza nell’aumento di peso tra i diversi INSTI considerati.

Aumento di peso con INSTI ma solo nei primi mesi
Altro lavoro presentato sempre al CROI 2021 da Frank Palella della Northwestern University evidenzia che tra le persone virologicamente soppresse che hanno cambiato regime ART, sia l’INSTI che l’uso di TAF erano associati in modo indipendente all’aumento di peso che però era maggiore nei primi 8 mesi dopo il passaggio ed era principalmente associato all’uso di INSTI.

Solo successivamente l’aumento di peso è attribuibile all’uso di TAF. Inoltre, nessuna differenza significativa nell’aumento di peso era evidente per il tipo di INSTI. Lo studio aveva l’obiettivo di valutare l’entità, la tempistica e la persistenza del cambiamento di peso tra PWH virologicamente soppressi che erano passati ad ART che includevano INSTIs e/o TAF.

Sono stati considerati i dati delle cartelle cliniche 2007-2018 di persone afferenti a 8 centri di assistenza clinica nello studio HIV Outpatient Study (HOPS).
Il passaggio a un INSTI è stato associato a un aumento di peso maggiore durante gli otto mesi immediatamente successivi all’inizio di tale terapia rispetto al passaggio a regimi non INSTI, indipendentemente dal fatto che il nuovo regime contenesse TAF. Però superato questo periodo di tempo, l’aumento di peso con INSTI assumeva una traiettoria simile a quella delle persone che non ricevevano una terapia ART su base INSTI. I risultati sono stati confermati anche dopo aggiustamento per età, sesso, etnia e BMI.

Aumento di peso ma non rischio cardiometabolico
Lo studio REPRIEVE, sempre presentato a CROI2021, mostra però che al netto di un aumento di peso soprattutto nei primi mesi dopo il passaggio ad un INSTI, il cambio di terapia non determina un aumento del rischio cardiometabolico (glicemia a digiuno, colesterolo LDL, ipertensione e sindrome metabolica).

Lo studio infatti evidenzia che i regimi basati su INSTI sono associati a un BMI più elevato, maggiori probabilità di obesità e maggiore circonferenza vita, ma non ad aumento della glicemia a digiuno, LDL-C, HTN o sindrome metabolica. Le differenze evidenziate dallo studio di BMI e circonferenza vita sono più consistenti e preoccupanti tra le donne, nelle quali potrebbe esserci una maggiore correlazione al rischio metabolico. Questo dato evidenzia come non ci sia in generale un aumento del rischio cardiometabolico, ma sottogruppi per i quali cambiamenti di regime terapeutico possono essere più impattanti.

Non solo aumento di peso, il rischio diabete
Altri studi presentati al CROI si focalizzano al rischio di prediabete e diabete nelle persone con HIV. Un ampio studio statunitense basato sulla popolazione, presentato da Morgan Birabaharan della University of California San Diego, La Jolla, CA, USA, Case Western Reserve University, Cleveland, OH, USA, dimostra che il sesso è un fattore determinante quando si considera l’associazione tra HIV e diabete di tipo 2 (T2DM).

Questo soprattutto per quanto riguarda le donne che vivono con l’HIV (WWH) e ciò potrebbe essere dovuto a tassi più elevati di obesità. Gli autori concludono che gli studi clinici correlati all’HIV sul rischio metabolico dovrebbero garantire un adeguato reclutamento di WWH per tenere conto del rischio differenziale per T2DM.

Riferimenti

Grace A Mc Consey. Weight gain after switching different integrase strand transfer inhibitors (InSTIs). CROI 2021 6-10 Marzo.

Frank Palella Weight gain among PWH who switch to ART containing InSTIs OR TAF. CROI 2021 6-10 Marzo.

Janet Lo. Assessment of obesity and metabolic profile by integrase inhibitor use in reprieve. CROI 6-10 Marzo

Bastian Neesgaard. Association between integrase inhibitors (InSTIs) and cardiovascular disease (CVD). CROI 2021 6-10 Marzo.

Morgan Birabaharan Sex differences in diabetes prevalence among persons with HIV in the United States. CROI 2021 6-10 Marzo.