Nuovo studio su diabete e rischio Parkinson


Nuova ricerca: il diabete di tipo 2 potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson e accelerare la progressione dei sintomi motori

Nuova ricerca: il diabete di tipo 2 potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson e accelerare la progressione dei sintomi motori

Il diabete di tipo 2 potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson e accelerare la progressione dei sintomi motori, aprendo al potenziale utilizzo di alcuni ipoglicemizzanti come farmaci in grado di modificare la patologia neurologica. Sono i risultati di una revisione dei dati osservazionali pubblicata sulla rivista Movement Disorders.

Il diabete di tipo 2 e la malattia di Parkinson sono patologie prevalenti che colpiscono una popolazione che invecchia e nuove evidenze suggeriscono che tra loro vi siano relazioni biologiche, hanno premesso gli autori. Infatti sono entrambe caratterizzate da un accumulo di proteine aberranti, disfunzione lisosomiale e mitocondriale e infiammazione sistemica cronica. L’insulino-resistenza è un segno distintivo del diabete ma può essere anche un importante fattore che contribuisce alla malattia di Parkinson.

Una revisione sistematica di studi osservazionali
Dal momento che le ricerche precedenti hanno portato a risultati contrastanti, un team di ricercatori britannici ha utilizzato i dati ottenuti da database elettronici come WebofScience, PubMed, Scopus e Ovid e ha identificato 28 studi osservazionali che valutavano l’effetto del diabete di tipo 2 sul rischio e sulla progressione della malattia di Parkinson, sui quali sono state eseguite 3 meta-analisi e revisioni sistematiche separate.

Utilizzando i dati di precedenti studi di associazione sull’intero genoma, gli autori hanno eseguito la randomizzazione mendeliana a due campioni per calcolare le stime causali tramite il metodo IVW (inverse-variance weighted). La progressione della malattia di Parkinson è stata valutata sulla base di scale motorie e cognitive standard. È stata inoltre misurata la progressione annuale della malattia di Parkinson in modo da generare una differenza media standardizzata (SMD) per ogni studio.

«La randomizzazione mendeliana è una metodica dell’epidemiologia genetica che può essere utilizzata per seguire le associazioni osservazionali e dimostrare gli effetti causali» hanno scritto. «Le varianti genetiche sono distribuite casualmente alla nascita, quindi i determinanti genetici di un’esposizione (in questo caso il diabete di tipo 2) non sono influenzati dalla presenza del risultato (la malattia di Parkinson). Il nostro studio combina la meta-analisi dei dati osservazionali con quella dei dati genetici per valutare l’effetto del diabete sul rischio di sviluppare il Parkinson e sulla progressione motoria e cognitiva nei pazienti che ne soffrono».

Diabete associato a rischio e progressione del Parkinson
Le stime degli effetti aggregati hanno indicato che il diabete di tipo 2 era associato a un aumento del 21% del rischio di malattia di Parkinson (OR 1,21) e a una progressione più rapida dei sintomi motori (SMD, 0,55) e al declino cognitivo (SMD -0,92).

Utilizzando la randomizzazione mendeliana, gli autori hanno identificato evidenze che supportano un effetto causale del diabete sul rischio di malattia di Parkinson (IVW OR, 1,08, p=0,01) e sulla progressione motoria (IVW OR, 1,10, p=0,032) ma non è stato osservato alcun effetto durante la valutazione della progressione cognitiva.

«Questa ricerca riunisce i risultati di molti altri studi e fornisce evidenze convincenti che il diabete di tipo 2 probabilmente influisce non solo sul rischio di sviluppare la malattia di Parkinson, ma anche sulla sua progressione» ha affermato l’autore senior dello studio Alastair Noyce, del Wolfson Institute of Preventive Medicine presso la Queen Mary University di Londra. «Ci sono molte strategie terapeutiche e di prevenzione per il diabete di tipo 2 che possono essere tenute in considerazione per il trattamento del Parkinson»

«I risultati dello studio non considerano l’effetto dei farmaci antidiabetici sul rischio e sulla progressione della malattia di Parkinson. L’impiego degli ipoglicemizzanti nel Parkinson è stato uno dei principali motori dell’interesse per le associazioni tra le due condizioni» hanno commentato gli autori.

Hanno infatti riportato che uno studio in doppio cieco e controllato con placebo ha evidenziato come il GLP-1 agonista exenatide possa avere un effetto sulla riduzione della gravità del Parkinson dopo un periodo di washout prolungato, aumentando la possibilità di un effetto modificante la malattia. Un recente studio di coorte dello stesso gruppo ha inoltre mostrato che i pazienti con diabete di tipo 2 che assumevano determinate classi di farmaci (GLP-1 agonisti e DPP4 inibitori) avevano un rischio inferiore di sviluppare il Parkinson rispetto a quanti facevano uso di altri antidiabetici orali.

Bibliografia

Chohan H et al. Type 2 Diabetes as a Determinant of Parkinson’s Disease Risk and Progression. Mov Disord. 2021 Mar 8.

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