I Beta-bloccanti non associati a eventi psichiatrici


Un’ampia metanalisi esclude che i Beta-bloccanti siano associati a depressione o a eventi psichiatrici. Non esclusa però una relazione con i disturbi del sonno

Un'ampia metanalisi esclude che i Beta-bloccanti siano associati a depressione o a eventi psichiatrici. Non esclusa però una relazione con i disturbi del sonno

I beta-bloccanti non risultano associati alla depressione e ad altri eventi avversi psichiatrici, anche se possono avere una relazione con i disturbi del sonno, secondo una meta-analisi pubblicata online su “Hypertension”.

I beta-bloccanti sono farmaci importanti nel trattamento delle malattie cardiovascolari (CVD) ma sono sospettati di indurre vari eventi avversi psichiatrici (PAE), in particolare depressione, che influenzano la morbilità cardiovascolare e la mortalità.

«La nostra analisi dei dati su larga scala provenienti da studi controllati randomizzati in doppio cieco non supporta un’associazione tra terapia con beta-bloccante e depressione. Allo stesso modo, non è stato riscontrato alcun effetto per i beta-bloccanti per altri eventi avversi psichiatrici, con la possibile eccezione dei disturbi legati al sonno» scrivono i ricercatori, guidati da Thomas G. Riemer, della Charité-Universitätsmedizin Berlin e dell’Istituto di Farmacologia Clinica e Tossicologia presso l’Istituto di Sanità di Berlino.

Dati di letteratura e segnalazioni
La terapia con beta-bloccanti era correlata a sogni insoliti e insonnia, scrivono i ricercatori. «Le possibili sequele psichiatriche dei beta-bloccanti, soprattutto la depressione, sono state oggetto di discussione nella comunità scientifica per più di 50 anni. La letteratura medica che include libri di farmacologia clinica, medicina cardiovascolare e psichiatria elenca la depressione tra gli eventi avversi dei beta-bloccanti» ricordano Riemer e colleghi.

«Sono stati riportati diversi casi di depressione apparentemente indotti da beta-bloccanti. La depressione è anche segnalata frequentemente nei sistemi di sorveglianza post-maarketing sia americani che europei» aggiungono.

Nessuna differenza rispetto al placebo
Riemer e colleghi hanno condotto una revisione sistemica e meta-analisi di 53.533 pazienti provenienti da 285 studi che stavano assumendo vari beta-bloccanti, la maggior parte dei quali aveva una CVD.

«Abbiamo eseguito una ricerca sistematica di studi controllati randomizzati in doppio cieco che studiavano i β-bloccanti per analizzare il rischio di PAE o sospensione della terapia a causa di PAE. Abbiamo estratto le frequenze di PAE e i tassi di interruzione e li abbiamo esaminati rispetto al numero di pazienti esposti» spiegano gli autori.
Rispetto al placebo, il rischio di depressione non era più elevato con la terapia con beta-bloccante (OR = 1,02; IC al 95% CI 0,83-1,25; P = 0,88).

Gli autori scrivono che il tasso di interruzione dei farmaci a causa della depressione era lo stesso per le persone che assumevano beta-bloccanti rispetto al placebo (OR = 0,97; IC al 95% CI, 0,51-1,84; P = 0,91).

Secondo i ricercatori, la maggior parte degli studi sono stati condotti in pazienti con CVD, tra I quali l’indicazione più comune era l’ipertensione arteriosa (32.042 pazienti in terapia con beta-bloccanti in 197 studi) seguita da infarto miocardico, insufficienza cardiaca e angina. L’indicazione non vascolare più evidente è stata l’emicrania (1.313 pazienti in 19 studi).

Interpretazioni cliniche dello studio
«I pazienti con una storia di eventi cardiovascolari come un infarto o un ictus erano inclini a sviluppare complicazioni psicologiche. Sebbene abbiamo scoperto che i beta-bloccanti non erano collegati causalmente, questi pazienti devono essere monitorati» affermano gli autori.

«Il processo di scelta di un farmaco per il trattamento di una condizione medica contiene sempre una valutazione del rischio-beneficio. In passato, i beta-bloccanti hanno avuto lo stigma di essere dannosi per la salute psicologica, il che potrebbe aver scoraggiato il loro uso in pazienti ritenuti vulnerabili a malattie psichiatriche» sottolineano Reimer e collaboratori.

Invece, «i nostri risultati indicano che le preoccupazioni per gli eventi avversi psichiatrici, in particolare la depressione, non dovrebbero influenzare la decisione se utilizzare o meno I beta-bloccanti» concludono gli autori.

Riferimenti

Riemer TG, Villagomez Fuentes LE, et al. Do β-Blockers Cause Depression?: Systematic Review and Meta-Analysis of Psychiatric Adverse Events During β-Blocker Therapy. Hypertension. 2021 Mar 15. doi: 10.1161/HYPERTENSIONAHA.120.16590. 
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