Schizofrenia e deterioramento cognitivo: nuovi fattori di rischio


Schizofrenia: i fattori di rischio cardiovascolari possono aggravare il deterioramento cognitivo secondo i risultati di un nuovo studio

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I fattori di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD) sono fortemente associati al deterioramento cognitivo globale nei pazienti con schizofrenia, sulla base di nuovi risultati – pubblicati online su “JAMA Psichiatry” – che suggeriscono la necessità di un approccio gestionale aggressivo.

I ricercatori hanno scoperto che la sindrome metabolica (MetS), l’ipertensione e il diabete sono associati a prestazioni più povere in specifici domini cognitivi, tra cui attenzione/vigilanza, ragionamento e risoluzione dei problemi, velocità di elaborazione, apprendimento verbale e apprendimento visivo.

«Dati i nostri risultati sulla relazione tra fattori di rischio cardiovascolare (CV) e scarsa cognizione, l’attenzione al monitoraggio e alla promozione della salute CV è rilevante non solo per scopi di salute fisica ma anche per motivi psichiatrici, rendendo ancora più importante per i medici psichiatrici prestare maggiore attenzione al monitoraggio e alla promozione della salute e alla selezione di farmaci con minor rischio CV» affermano gli autori, guidati dall’investigatore senior Christoph Correll, professore di psichiatria e medicina molecolare, Donald e Barbara Zucker School of Medicine a Hofstra/Northwell, Hempstead (New York).

L’influsso di diabete, sindrome metabolica, ipertensione e obesità
«Sappiamo dalla popolazione generale che anche le persone con problemi metabolici hanno una cognizione peggiore» scrivono Correll e colleghi. «Le persone con schizofrenia hanno un livello inferiore di cognizione, a un grado di 1,5 o 2 deviazioni standard al di sotto della norma demografica, e hanno anche una salute cardiometabolica peggiore rispetto alla popolazione generale».

L’obiettivo dello studio era determinare se un maggiore rischio di CVD abbassasse ulteriormente la capacità cognitiva o se c’era una sorta di “pavimento” tale che la cognizione non sarebbe scesa al di sotto di un certo punto, «il che significa, se la cognizione è già molto bassa, la presenza di fattori di rischio CV la abbassa ulteriormente?” si domandano i ricercatori.

Una precedente revisione sistematica e meta-analisi di 12 studi ha mostrato un’associazione tra MetS e diabete e deficit cognitivo in pazienti con schizofrenia, ma i ricercatori hanno ritenuto che per determinare l’importanza clinica di questo dato  fosse necessario un insieme molto più «esteso di dati costituito da tutti gli studi che avevano studiato l’associazione dei fattori di rischio per CVD con funzione cognitiva in schizofrenia».

Revisione sistematica e meta-analisi di 27 studi
Per indagare, hanno identificato 27 studi (n = 10.174 pazienti con schizofrenia; età media [SD], 42,1 [8,7] anni) che hanno soddisfatto i criteri di inclusione. Per essere inclusi, gli studi dovevano aver esaminato il funzionamento cognitivo in pazienti con schizofrenia o disturbo schizoaffettivo; hanno studiato l’associazione dei fattori di rischio CVD con i risultati; e confrontato le prestazioni cognitive di coloro che avevano rispetto a quelli che non avevano questi fattori di rischio in pazienti con schizofrenia/disturbo schizoaffettivo.

Oltre la metà (63,8%) dei partecipanti allo studio erano maschi, e la maggior parte (70,5%) non erano caucasici.  La durata media della malattia è stata di 14,1 anni e il numero medio di anni di istruzione era di 11,8 (1,7) anni. La maggior parte (nove) degli studi sono stati condotti in Cina, seguiti da Stati Uniti (sette studi), Europa (sette studi), Singapore, India ed Egitto (uno studio ciascuno).

Afflusso di sangue al cervello ridotto e compromessa vascolatura encefalica
Per tutti i fattori di rischio CVD a eccezione della dislipidemia, le dimensioni degli effetti tra i pazienti con schizofrenia che avevano disfunzione cognitiva rispetto a quelli che non avevano disfunzione cognitiva variavano da -0,20 a 0,70 per la cognizione globale, «indicando una cognizione più scarsa per i pazienti con disfunzione cognitiva specifica e fattori di rischio CVD» scrivono gli autori.

Vi sono stati anche maggiori deficit tra coloro che hanno avuto obesità (otto studi; n = 2779; P = 0,20), sovrappeso (otto studi; n = 2825; P = 0,41), e resistenza all’insulina (uno studio; n = 193; P = 0,18) rispetto ai pazienti che non avevano questi fattori di rischio. Tuttavia, i risultati non hanno raggiunto la significatività.
I ricercatori hanno trovato diverse associazioni in fattori di rischio CVD e domini cognitivi specifici in pazienti con schizofrenia.

Quelli con MetS avevano maggiori deficit di cognizione globale rispetto a quelli senza MetS. I domini cognitivi specificamente associati a MetS erano il ragionamento/problem solving, la velocità di elaborazione, l’apprendimento verbale e l’attenzione/vigilanza.

Allo stesso modo, la cognizione globale è stata significativamente associata a una maggiore compromissione tra i pazienti con diabete. Domini specifici interessati erano l’attenzione/vigilanza, il ragionamento/il problem solving, la velocità di elaborazione, l’apprendimento verbale e l’apprendimento visivo.

Rispetto ai pazienti che non avevano ipertensione arteriosa, quelli con ipertensione avevano una cognizione globale più scarsa, nonché ragionamento, velocità di elaborazione, apprendimento verbale e memoria di lavoro più scarsi.

Non c’era alcuna differenza significativa nella cognizione globale tra pazienti con schizofrenia e comorbilità per obesità o sovrappeso rispetto a quelli in cui questi non erano presenti. Tuttavia, uno studio ha mostrato un apprendimento visivo significativamente più povero tra i pazienti con obesità e sovrappeso rispetto a quelli senza obesità o sovrappeso. Non c’erano differenze cognitive significative tra quelli con e quelli senza dislipidemia o resistenza all’insulina.

Ci sono diverse possibili ragioni per il legame tra la cognizione più povera e i fattori di rischio CVD negli individui con schizofrenia, affermano Correll e colleghi. «Alcune persone con obesità hanno anche apnee del sonno, e quindi non abbastanza ossigeno raggiunge il cervello, il che può influenzare la cognizione, e alcune persone con malattie CV hanno più infiammazione, e sappiamo che l’infiammazione danneggia la funzione cerebrale» sostengono.

Inoltre, ipertensione, MetS e diabete possono «compromettere la vascolatura nel cervello, quindi le persone potrebbero avere mini-ictus o insufficiente apporto di sangue in alcune aree cerebrali, che possono influenzare la cognizione» scrivono.

Implicazioni cliniche, necessario un approccio aggressivo
Le implicazioni cliniche pratiche di questo studio sono che l’ipertensione e il diabete devono essere trattati aggressivamente in pazienti con schizofrenia per ridurre l’onere sulla loro cognizione, che può portare a un’ulteriore compromissione funzionale.

lnoltre, poiché l’aumento di peso e l’obesità possono portare all’ipertensione e al diabete di tipo 2, la dieta e l’esercizio fisico dovrebbero essere prescritti regolarmente ai pazienti con schizofrenia.

La perdita di peso e l’esercizio fisico “possono ridurre l’ipertensione e l’iperglicemia e possono quindi essere un utile approccio non farmacologico per evitare ulteriori disfunzioni cognitive nella schizofrenia e anche nella popolazione generale.

Riferimenti

Hagi K, Nosaka T, Dickinson D, et al. Association Between Cardiovascular Risk Factors and Cognitive Impairment in People With Schizophrenia: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Psychiatry. 2021 Mar 3. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2021.0015. Epub ahead of print. leggi