Con la DAD serve nuovo approccio degli insegnanti


L’approccio conservativo degli insegnanti non funziona con la didattica a distanza: serve un nuovo modo di dialogare con gli studenti

La Dad, la didattica a distanza, secondo le famiglie italiane: da un'indagine del Cnr emerge un quadro in chiaroscuro

Davanti al pc non si può fare lezione come prima. Gli insegnanti devono utilizzare “nuovi metodi” di fronte alla dad e non continuare con un “approccio conservativo” come è emerso finora. Perché potrebbe essere “non pienamente efficace”. La nota sul registro la mette questa volta l’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, nel report di monitoraggio sulla dad pubblicato in questi giorni.

“La tendenza a conservare l’unitarietà del gruppo classe- si legge in un passaggio- unita alla prevalenza di un utilizzo sincrono e frontale delle piattaforme digitali, rivelano una reazione con approccio conservativo da parte delle scuole nelle scelte metodologiche, rendendo necessari interventi per favorire la transizione a nuovi modelli e metodi educativi“, ad esempio “favorendo la didattica per piccoli gruppi, agevolando le attività cooperative, la ‘peer education’ e l’autovalutazione”. Secondo l’Usr dell’Emilia-Romagna, dunque, “risulta indispensabile suggerire a chi imposta azioni formative di insistere in modo ancor più esplicito sul nesso tra metodologia e adozioni di strumenti e pratiche digitali. La riproposizione delle modalità consuete, proprie di una scuola in presenza, contemperando nuovi strumenti, soprattutto a distanza, può risultare non pienamente efficace”. In dad, gli strumenti più utilizzati sono le classi virtuali e le audio-videochiamate per attività sincrone, ma rispetto all’anno scorso è cresciuto anche il ricorso a siti di materiali didattici liberi e alle piattaforme fornite dalle case editrici.

Fino al Dpcm del 3 novembre scorso, rileva ancora l’Usr, le scuole superiori “hanno optato in prevalenza per l’organizzazione dell’attività didattica per intere classi per uno o più giorni a rotazione, limitando a situazioni residuali la creazione di gruppi operanti a distanza”. Nelle attività in presenza, le scuole hanno privilegiato le classi prime e seconde e le attività dei laboratori. “Laddove si è reso necessario procedere alla definizione di gruppi- sottolinea l’Usr- la didattica a distanza è stata proposta prevalentemente in modalità sincrona, insieme al resto della classe, tramite lezione in diretta, in collegamento telematico”. Da qui emerge “la necessità di favorire una riprogettazione delle attività scolastiche, consentendo una maggiore integrazione tra attività in presenza e attività a distanza”. Col passaggio al 100% di didattica a distanza, da novembre in poi, si è tornati per lo più alle lezioni online in diretta.

La didattica digitale integrata, rileva ancora l’Usr come riferisce la Dire (www.dire.it), è stata attuata nel 58% delle scuole superiori, mentre nel restante 42% è stata realizzata attività in presenza perché le condizioni logistiche lo permettevano. Circa la metà delle scuole inoltre ha consentito agli studenti l’utilizzo di device portati da casa per le attività in classe. Infine, nel 73% dei casi sono state previste inoltre soluzioni organizzative specifiche per la didattica a distanza di studenti immunodepressi, con malattie gravi, in quarantena o in isolamento fiduciario.