Covid: nuove conferme su benefici delle statine


Covid-19: un nuovo studio conferma potenziali benefici dall’assunzione di statine. Si riducono le probabilità di decesso dopo il ricovero

Nuovi risultati pubblicati su "Nature" suggeriscono che le statine possono intervenire sul microbiota intestinale alterato nei pazienti obesi

Le statine possono ridurre l’impatto del COVID-19: arriva un’altra indicazione  in questo senso  da studio osservazionale retrospettivo pubblicato online su “Nature Communications”.

All’inizio della pandemia a New York City, i pazienti che stavano già assumendo statine quando sono stati ricoverati per COVID-19 avevano meno probabilità di morire in ospedale entro i primi 30 giorni rispetto a quelli che non avevano assunto questi farmaci (14,8% vs 26,5%; OR 0,47; IC al 95% 0,36-0,62), riferiscono i ricercatori guidati da Aakriti Gupta, del NewYork-Presbyterian/Columbia University Irving Medical Center di New York.

La percentuale di pazienti che hanno richiesto una ventilazione meccanica invasiva nei primi 30 giorni è stata numericamente inferiore nel gruppo statine, anche se la differenza è scesa al di sotto della significatività statistica (18,6% vs 21,9%; OR 0,76; IC al 95% 0,58-1,00), secondo i risultati dello studio.

Finora solo studi retrospettivi
Questo è coerente con diverse analisi precedenti che sono uscite nell’ultimo anno. Una meta-analisi di quattro studi pubblicati nell’agosto 2020, per esempio, ha dimostrato che l’uso di statine era associato a un rischio inferiore del 30% di malattie mortali o gravi.

Gli studi esistenti, compreso quello attuale, sono tutti di natura retrospettiva. Anche se è gratificante vedere risultati simili relativi alle statine, sostengono Gupta e colleghi, la convalida dei potenziali effetti protettivi di questi farmaci nel COVID-19 deve provenire da studi randomizzati, molti dei quali sono in corso.

Effetti antitrombotici, antinfiammatori e immunomodulatori
«Ora abbiamo abbastanza prove per stabilire che le statine possono essere una strategia di trattamento promettente per i pazienti con COVID a causa dei loro effetti antitrombotici, antinfiammatori e immunomodulatori, e pertanto dobbiamo davvero prestare molta attenzione alle dei trial randomizzati controllati» sostengono gli autori.

Nel frattempo, i pazienti che stanno già assumendo statine per un’indicazione approvata dovrebbero continuare il trattamento se contraggono il COVID-19, aggiungono. E per le persone che hanno un’indicazione per le statine ma non hanno ancora iniziato il trattamento, dovrebbe esserci una soglia bassa per la prescrizione se sono infettati dalla SARS-CoV-2.

Gli autori riconoscono i limiti degli studi esistenti, che impediscono di portare troppo oltre il messaggio ma, affermano «vogliamo essere cautamente ottimisti sui benefici delle statine nel COVID-19, e sarebbe un’ottima alternativa averle a disposizione».

Lori Daniels, dell’UC San Diego Health di La Jolla, che ha condotto l’anno scorso uno studio simile ottenendo risultati comparabili, commenta: «Vedere fondamentalmente lo stesso risultato è abbastanza rassicurante sul fatto che quantomeno le statine non sono dannose nel COVID-19 e sembra sempre più verosimile che siano probabilmente protettive».

I risultati della ricerca attuale
Dopo che la SARS-CoV-2 ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, i medici hanno notato che l’infezione spesso ha portato a uno stato iperinfiammatorio accompagnato da lesioni del miocardio e complicazioni trombotiche. Questo ha fatto pensare ai ricercatori alle statine come a una potenziale terapia.

Nell’attuale studio, Gupta e colleghi hanno esaminato i dati di 2.626 pazienti ricoverati con COVID-19 negli ospedali del sistema NewYork-Presbyterian tra il 1° febbraio e il 12 maggio 2020; Il 36,2% stava già prendendo statine al momento dell’ammissione. Gli utilizzatori di statine tendevano a essere più anziani e ad avere più comorbilità.

L’uso di statine è stato associato a un minor rischio di mortalità ospedaliera entro 30 giorni, sia in un’analisi di propensione di 648 coppie di utilizzatori e non utilizzatori di statine che in un’analisi multivariata dell’intera coorte (OR 0,49; IC al 95% 0,38-0,63). Ci sono state anche trend non significativi verso tassi più bassi di ventilazione meccanica invasiva tra gli utilizzatori di statine.

Ipotesi sui possibili meccanismi d’azione 
I ricercatori discutono sui diversi potenziali meccanismi attraverso i quali le statine potrebbero migliorare gli esiti nei pazienti con COVID-19: stabilizzazione e ripristino della funzione endoteliale; riduzione dell’infiammazione; stabilizzazione della placca; effetti antitrombotici; effetti sulle membrane cellulari che hanno un impatto sulla capacità della SARS-CoV-2 di ottenere l’ingresso e replicarsi.

Daniels ha detto che in attesa di studi randomizzati che testino il beneficio delle statine nei pazienti con COVID-19 di varia gravità, gli studi osservazionali possono fornire indizi su come questi farmaci possono essere d’aiuto.

Se le statine sono associate a esiti migliori in tutti i pazienti indipendentemente dalle condizioni sottostanti, osserva Daniels, ciò può indicare meccanismi correlati agli effetti antinfiammatori o un impatto diretto sul virus. D’altra parte, se i farmaci stanno principalmente aiutando i pazienti con malattia cardiovascolare grave di base, ciò può indicare meccanismi legati alla stabilizzazione della malattia sottostante.

Daniels, con il suo gruppo, sta attualmente svolgendo una ricerca con revisione tra pari che si basa sul registro CVD COVID-19 dell’American Heart Association e suggerisce che le statine possano essere particolarmente protettive nei pazienti con condizioni cardiovascolari sottostanti più gravi, come la presenza di un pregresso infarto miocardico o di un ictus.

Studi per testare gli inibitori dell’HmgCoA reduttasi come trattamento della patologia
È troppo presto per dire che le statine dovrebbero essere utilizzate per trattare i pazienti con COVID-19: su questo punto sia Gupta che Daniels sono d’accordo. Ma ci sono importanti messaggi in termini di salute pubblica sulle statine che derivano da questa linea di ricerca, nel senso che – come minimo – dimostra che questi farmaci sono sicuri nell’ambito del COVID-19.

Come accennato, diversi studi stanno verificando se le statine possano essere utili come trattamento per il COVID-19. Gupta e molti dei suoi coautori sono coinvolti in uno studio fattoriale 2×2 – denominato INSPIRATION – nel quale i pazienti che sono gravemente malati di COVID-19 sono randomizzati sia all’anticoagulazione profilattica intermedia rispetto a quella standard che all’atorvastatina 20 mg al giorno rispetto al placebo.

Se questo e altri studi di terapia con statine daranno esiti positivi, «sarebbe un’ottima alternativa averle nel nostro armamentario terapeutico per trattare il COVID-19, anche perché sono prontamente disponibili e molte persone le usano già» concludono Gupta e colleghi.

Riferimenti

Gupta A, Madhavan MV, Poterucha TJ, et al. Association Between Antecedent Statin Use and Decreased Mortality in Hospitalized Patients with COVID-19.  [Preprint]. 2020 Aug 11. doi: 10.21203/rs.3.rs-56210/v1. Update in: Nat Commun. 2021 Feb 26;12(1):1325. 
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