Vertigine parossistica posizionale: ecco cause e cure


Vertigine parossistica posizionale, quel forte giramento di testa quando si va a dormire o ci si alza: ecco le possibili cause e le cure

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La persona che ha avuto un episodio di vertigine parossistica posizionale solitamente descrive le proprie sensazioni come un forte giramento di testa quando si corica, si gira nel letto o si alza. Si tratta di sensazioni intense che pur durando solo pochi secondi, spaventano moltissimo chi le prova, anche perchè spesso si accompagnano ad altri sintomi quali nausea, vomito, sudorazione fredda, palpitazioni.

“Siamo di fronte alla cosiddetta vertigine parossistica posizionale” precisano gli specialisti di Otorinolaringoiatria di Humanitas “un tipo di vertigine molto frequente, che può colpire chiunque e spaventare profondamente chi la avverte”.

Vertigine e instabilità, quali differenze?

La vertigine è un disturbo molto frequente. Molto spesso però si tende a usare inappropriatamente questo termine. Infatti i disturbi dell’equilibrio possono essere distinti in due grandi famiglie: l’instabilità e la vertigine vera e propria. La prima corrisponde a una sensazione di scarso equilibrio sia nello stare in piedi che nel camminare, ed è spesso riferita come un’oscillazione del proprio corpo simile a quella che si prova stando su una barca oppure come se si passeggiasse su un materasso. Si tratta di un’alterazione dell’equilibrio che può avere svariate origini ma che più frequentemente è espressione di una disfunzione delle strutture centrali (tronco encefalico, cervelletto, ecc.) che governano il nostro senso dell’equilibrio. “In questo caso è improprio parlare di vertigine” continua il dott. Miceli, otorinolaringoiatra di Humanitas, “infatti la vertigine vera e propria è una sensazione di rotazione del proprio corpo rispetto all’ambiente circostante, e chi la avverte “vede” muoversi gli oggetti circostanti in senso rotatorio come se si trovasse su una giostra o in un frullatore. Questa sensazione è espressione di un deficit di uno o di entrambi gli organi dell’equilibrio che si trovano nell’orecchio interno, chiamati labirinti e costituiti da due vescichette chiamate utricolo e sacculo e da tre canali semicircolari per ciascun lato. La vertigine, così intesa, può avere caratteristiche di durata, fattori scatenanti e sintomi associati (es. nausea, vomito, sudorazione, ipoacusia ed acufene) differenti a seconda della causa che provochi un’alterazione della funzione labirintica. Il tipo di vertigine più diffuso è senz’altro la vertigine parossistica posizionale caratterizzata da una durata molto breve (essenzialmente alcuni secondi) e scatenata esclusivamente da alcuni movimenti della testa come ad esempio: coricarsi o alzarsi dal letto, girarsi nel letto, abbassarsi per raccogliere qualcosa, guardare in alto come ad esempio per prendere un libro dalla libreria. Questa vertigine non compare invece se si rimane fermi con la testa o immobili come una mummia. Spesso si accompagna a sintomi quali nausea, vomito e sudorazione, mai a ipoacusia e acufene”.

Quali sono le cause delle vertigine parossistica posizionale?

Ad oggi non è ancora nota la reale causa della vertigine parossistica posizionale. “Quello che si conosce è invece il meccanismo che provoca la comparsa di questa vertigine, noto come canalolitiasi o cupololitiasi. Questo termine sta ad indicare la presenza di calcolini o sassolini (litiasi) all’interno di uno dei canali semicircolari che costituiscono il labirinto, l’organo dell’equilibrio situato nell’orecchio interno. Alla base di questo meccanismo si trova il distacco di piccoli cristalli di carbonato di calcio normalmente presenti nell’orecchio interno e più precisamente nell’utricolo, chiamati otoliti (più familiarmente sassolini) che formando un piccolo ammasso stimolano in maniera abnorme il recettore del canale semicircolare coinvolto. La vertigine parossistica posizionale compare quando in risposta ad un preciso movimento della testa questa massa (bolo) di otoliti stimola in maniera scorretta uno dei canali semicircolari alterandone il corretto funzionamento e dando così origine alla sensazione vertiginosa”.

La diagnosi di vertigine parossistica posizionale

La diagnosi di vertigine parossistica posizionale è puramente clinica e si basa su un’accurata anamnesi (storia clinica) che valuti le caratteristiche della vertigine (durata, fattori scatenanti, sintomi associati) e su un attento esame vestibolare. L’esame vestibolare è un particolare tipo di visita durante il quale si eseguono delle manovre, chiamate diagnostiche, che consistono nel far compiere al paziente determinati movimenti della testa rispetto al corpo in modo tale da esaminare la funzione labirintica e valutare la presenza di un particolare movimento riflesso degli occhi chiamato nistagmo, espressione di un deficit labirintico. Le manovre diagnostiche servono al medico per riprodurre la vertigine riferita dal paziente e capire, in base alle caratteristiche del nistagmo, dove sia localizzato effettivamente l’ammasso di otoliti. La diagnosi di vertigine parossistica posizionale, quindi, viene effettuata sottoponendo il paziente semplicemente a un test clinico senza bisogno di esami strumentali quali TAC o Risonanza Magnetica.

Quali cure?

Innanzitutto bisogna ricordare che in caso di comparsa di vertigine è sempre bene avvertire il proprio medico curante. “La terapia della vertigine parossistica posizionale si avvale esclusivamente di particolari manovre, chiamate manovre liberatorie, che consistono nel far compiere al paziente con l’aiuto del medico determinati movimenti della testa finalizzati a rimuovere dal canale semicircolare interessato l’aggregato otolitico che successivamente andrà incontro a dispersione. Esistono diverse tipi di manovre liberatorie differenti a seconda del canale semicircolare coinvolto. Spesso è sufficiente una sola manovra liberatoria per ottenere la guarigione, altre volte invece è necessario ripeterla più volte. Di solito queste vertigini hanno un decorso, per così dire benigno, avendo la tendenza a scomparire nel giro di pochi giorni o di qualche settimana. In rari casi la vertigine parossistica posizionale può persistere per lunghi periodi di tempo (anche alcuni mesi); in questi casi il paziente dovrà ripetere a casa nell’arco della giornata alcuni esercizi che da una parte favoriscono la dispersione degli otoliti residui, e dall’altra, promuovono un meccanismo detto di faticabilità, che attenua l’intensità della vertigine riducendone in tal modo i fastidi. I farmaci non servono per curare questo tipo di vertigine ma vengono utilizzati solo per ridurre l’intensità di nausea e vomito che spesso accompagno questo disturbo. Dopo un episodio di vertigine parossistica posizionale può comparire un senso di instabilità, frequentemente riferito come “testa vuota o senso di ubriacatura” che di solito svanisce nel giro di poche settimane. Per accelerare la completa guarigione è utile, dopo la risoluzione della vertigine acuta, riprendere al più presto le attività quotidiane, muovendosi il più possibile (sono utili in tal senso passeggiate e attività sportiva) per consentire l’instaurarsi di un meccanismo di compenso che riporti alla normalità la funzione labirintica. Bisogna infine ricordare che nello stesso soggetto possono verificarsi più episodi di vertigine parossistica posizionale nell’arco della vita. In questi casi è consigliabile rivolgersi ad un centro di Vestibologia, branca dell’Otorinolaringoiatria che studia le vertigini e i disturbi dell’equilibrio”.