Gabriele Gorelli primo “Master of Wine” d’Italia


Gabriele Gorelli è il primo “Master of Wine” d’Italia: con il suo ingresso i Masters of Wine diventano in tutto il mondo solo 418

Gabriele Gorelli primo "Master of Wine" d'Italia

Non poteva che essere nato e cresciuto a Montalcino, patria del Brunello, il primo “Master of Wine” d’Italia, ambasciatore della produzione nazionale nella più influente associazione del vino al mondo, considerata una sorta di Onu del settore. Il prestigioso successo è stato ottenuto da Gabriele Gorelli, classe 1984, brand builder e conoscitore a 360 gradi della filiera enoica.

Per diventare “Master of Wine” sono necessari lunghi anni di studio non solo sul vino, ma anche sulla comprensione e sulla comunicazione di tutto quello che orbita intorno ai calici, dagli infiniti fattori naturali, a quelli umani e di mercato. Poi devono essere superate tre prove: una prova d’ingresso che prevede una degustazione alla cieca di 12 vini e due elaborati scritti; un difficilissimo secondo esame con la descrizione e comprensione di 36 vini divisi in tre batterie da 12 campioni ciascuna, da degustare alla cieca, e altri cinque elaborati teorici su diversi argomenti del settore; infine una tesi finale su un tema a scelta a chiudere il percorso (Gorelli ha presentato un elaborato sui precipitati di quercetina nel Brunello e i metodi biologici per prevenirli).

The Institute of Masters of Wine” come ricorda Garantitaly è stato fondato nel Regno Unito nel 1953 “per promuovere l’eccellenza, l’interazione e l’apprendimento in tutti i settori della comunità mondiale del vino”: con l’ingresso di Gorelli, primo italiano a vantare questo titolo, i Masters of Wine diventano in tutto il mondo solo 418.

Il neo Master of Wine Gabriele Gorelli afferma: “Il ruolo dei Masters of Wine, storicamente, non è certo quello di piegare la produzione del vino al gusto imperante. Al contrario, è quello di rendere accessibile e comprensibile a tutti le eccellenze, valorizzandole e creando valore aggiunto lungo tutta la filiera. È fondamentale che un Paese complesso come l’Italia, da un punto di vista ampelografico, storico, stilistico, possa contare su un ambasciatore che lo rappresenti in ambito internazionale”.