Troppo ibuprofene può ridurre la fertilità maschile


L’assunzione eccessiva di ibuprofene può influire sulla fertilità maschile: compromette la funzionalità ormonale dell’ipofisi riducendo la produzione di testosterone

L'assunzione eccessiva di ibuprofene può influire sulla fertilità maschile: compromette la funzionalità ormonale dell’ipofisi riducendo la produzione di testosterone

Spesso viene assunto dagli sportivi agonisti per prevenire il dolore durante una gara o può essere usato come semplice analgesico. In pochi però sanno che assumere frequentemente ibuprofene non è esente da effetti collaterali e può ridurre la fertilità maschile. A dirlo è una ricerca pubblicata sul Proceedings of National Academy of Sciences, che ha evidenziato come una terapia basata su questo principio attivo analgesico e antinfiammatorio comprometta la funzionalità ormonale dell’ipofisi riducendo la produzione di testosterone. Ne parla il dottor Luciano Negri, specialista in Andrologia del Fertility Center di Humanitas.

Lo studio franco-danese che avrebbe individuato la correlazione tra uso di ibuprofene e calo di testosterone è partito dall’analisi degli effetti dei comuni farmaci da banco sulle donne incinte. I ricercatori erano intenti a valutare gli effetti dell’aspirina, del paracetamolo e dell’ibuprofene sullo sviluppo dei testicoli nei feti di sesso maschile. Fra questi, come è emerso, l’effetto maggiormente anti-androgenico deriverebbe proprio dall’ibuprofene.

Dagli effetti sui feti all’analisi sui soggetti adulti

Una volta dimostrato che l’assunzione di questo antinfiammatorio in gravidanza è in grado di agire sulla formazione dei testicoli dei nascituri, gli scienziati si sono chiesti quali effetti avrebbe potuto avere una terapia più lunga durata a base di ibuprofene nei maschi adulti. Lo studio ha preso in considerazione un campione di 31 soggetti con più di 18 anni e meno di 35, divisi in due gruppi. A 14 volontari sono stati somministrati due volte al giorno 600 milligrammi di ibuprofene (per un totale di 1200 mg, la dose massima giornaliera indicata nel foglietto illustrativo dell’antinfiammatorio) per due settimane. Agli altri 17 soggetti è stato invece somministrato un placebo a loro insaputa.

Lo squilibrio ormonale fra gli effetti indesiderati

La minor capacità di produrre ormoni maschili indotta dal farmaco nei soggetti sottoposti alla terapia ha portato i volontari a scompensi ormonali generalizzati. I parametri sono però rientrati nella norma con la sospensione della terapia. Gli effetti dell’ibuprofene sembrano quindi essere totalmente reversibili e associati all’assunzione del medicinale. Ciò non toglie che restano ancora tutti da valutare gli effetti sul lungo periodo nei soggetti che fanno un uso continuativo di questo principio attivo.

“Occorre non saltare a facili conclusioni – ha sottolineato il dottor Luciano Negri, specialista in Andrologia del Fertility Center di Humanitas -. Non è detto che un uso smodato di ibuprofene possa alterare la funzione delle cellule testicolari deputate alla produzione di testosterone (cellule di Leydig) e alla maturazione degli spermatozoi, creando una condizione di ipogonadismo compensato che, in associazione ad altri fattori di rischio (come obesità, diabete, fumo) possa portare nel corso degli anni ad un decadimento dello stato di salute generale”. “Tuttavia – ha proseguito Negri -, è meglio evitarne l’assunzione durante la ricerca di prole perché allo stato attuale non conosciamo l’effetto sul dna degli spermatozoi e degli ovociti, così come è da evitare l’autoprescrizione indiscriminata e l’assunzione di questo principio attivi durante la prima metà della gravidanza per gli effetti sui testicoli e le ovaie fetali”.