Con bimagrumab più muscoli e meno grasso


Diabete di tipo 2: nei pazienti che assumono l’anticorpo monoclonale bimagrumab registrata una diminuzione della massa grassa e un aumento di quella muscolare

Nei pazienti obesi o in sovrappeso semaglutide in aggiunta alla terapia comportamentale determinano riduzione del peso e del rischio cardiovascolare

Gli adulti con diabete di tipo 2 e sovrappeso o obesità, sottoposti a un’infusione mensile dell’anticorpo monoclonale sperimentale bimagrumab, hanno ottenuto una marcata diminuzione della massa grassa e un aumento di quella muscolare rispetto a quelli trattati con placebo. Sono i risultati di uno studio di fase II pubblicato sulla rivista Jama Network Open.

Bimagrumab, un anticorpo monoclonale umano che blocca la segnalazione dei recettori dell’attivina di tipo II e stimola la crescita muscolare, non è stato da subito studiato come trattamento per l’obesità, ha spiegato il primo autore dello studio Steven Heymsfield, professore nel dipartimento di metabolismo e composizione corporea presso il Pennington Biomedical Research Center della Louisiana State University.

Inizialmente prometteva di essere una potenziale terapia rivoluzionaria per le persone con miosite sporadica da corpi inclusi, una rara forma di miopatia infiammatoria progressiva caratterizzata dal deposito di proteine degradate nelle fibre muscolari. Non ha tuttavia raggiunto l’endpoint primario in uno studio di fase IIb/III del 2016, come a suo tempo annunciato dalla compagnia Novartis responsabile del suo sviluppo.

«Quando è stata svolta la fase preclinica non era emerso alcun segnale di un’azione sul tessuto adiposo, si era registrata solo una crescita della massa muscolare» ha detto Heymsfield. «Non c’era in effetti modo di sospettarlo, dato che i recettori dell’attivina di tipo II si trovano principalmente a livello muscolare. Una volta passati alla sperimentazione sull’uomo sono stati notati effetti sul tessuto adiposo ed è stato avviato uno studio di fase II con il grasso corporeo come endpoint primario, per valutare se l’azione del farmaco fosse significativa».

Disegno dello studio
Il team di ricerca ha analizzato i dati di 75 adulti con diabete di tipo 2 con sovrappeso o obesità, definita come un indice di massa corporea (BMI) compreso tra 28 e 40 kg/m² (età media 60 anni, BMI medio 32,9, peso corporeo medio 93,6 kg, massa grassa media 35,4 kg, emoglobina glicata HbA1c media 7,8%).

Tra febbraio 2017 e maggio 2019 i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un’infusione endovenosa di bimagrumab (10 mg/kg fino a un massimo di 1.200 mg, n = 37, per il 62,2% donne) o placebo (n = 38, per il 77,3% donne) ogni 4 settimane per 48 settimane. Entrambi i gruppi hanno ricevuto consulenza per seguire una dieta salutare e svolgere un adeguato esercizio fisico.

L’endpoint primario era la variazione media dei minimi quadrati dal basale alla settimana 48 della massa grassa totale misurata mediante DXA (Dual-Energy X-ray Absorptiometry o densitometria ossea) solitamente utilizzata per misurare la perdita ossea e diagnosticare l’osteoporosi. Gli endpoint secondari ed esplorativi erano la massa magra, la circonferenza della vita, l’HbA1c e le variazioni del peso corporeo dal basale alla settimana 48.

Meno massa grassa e più massa magra
Alla settimana 48, il gruppo bimagrumab ha ottenuto una perdita media di massa grassa pari al 20,5% (in media 7,5 kg) rispetto solo allo 0,5% del gruppo placebo. Ha anche raggiunto un aumento medio del 3,6% della massa magra (in media 1,7 kg) rispetto a una riduzione media dello 0,8% della massa magra nel gruppo placebo (in media 0,4 kg).

La circonferenza della vita è diminuita in media di 9 cm nel gruppo bimagrumab rispetto a un guadagno di 0,5 cm nel gruppo placebo (p<0,001) e l’HbA1c è scesa rispettivamente dello 0,76% e dello 0,04% (p=0,005). Anche la perdita di peso è stata superiore con il farmaco attivo in confronto al placebo (media –5,9 kg vs. –0,8 kg, p<0,001).

Il profilo di sicurezza e tollerabilità di bimagrumab è risultato coerente con quello già evidenziato negli studi precedenti. Nel gruppo attivo gli effetti collaterali più comunemente riportati sono stati una lieve diarrea e spasmi muscolari. Un paziente ha sviluppato pancreatite.

«Mi ha sorpreso l’entità degli effetti sul grasso corporeo» ha dichiarato Heymsfield. «E sono effetti reali, non una tantum. Le persone hanno perso 7,5 kg di grasso, una riduzione significativa, in particolare per quanti soffrono diabete, che tendono a non rispondere molto bene al trattamento contro l’obesità».

«Il farmaco non è morto» ha aggiunto. «A essere sinceri l’area diabete è piuttosto affollata in termini di trattamenti. La metformina ormai ha un costo molto basso mentre gli anticorpi monoclonali sono costosi». «Il vero futuro di bimagrumab è legato alla comprensione del suo meccanismo d’azione. Questo studio dimostra la natura seducente dei cambiamenti di peso. Queste persone hanno perso più grasso che peso corporeo, quindi non è sempre possibile fare affidamento sul peso come indice di efficacia di una terapia».

Bibliografia

Heymsfield SB et al. Effect of Bimagrumab vs Placebo on Body Fat Mass Among Adults With Type 2 Diabetes and Obesity: A Phase 2 Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open. 2021 Jan 4;4(1):e2033457.

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