Arriva la mappa delle frane nelle zone del sisma


Entro sei mesi la mappa delle frane nelle zone del terremoto del 2016. Il commissario straordinario Giovanni Legnini: “Così la ricostruzione sarà più sicura”

Entro sei mesi la mappa delle frane nelle zone del terremoto del 2016. Il commissario straordinario Giovanni Legnini: "Così la ricostruzione sarà più sicura"

Un accordo sottoscritto per “completare la mappa della ricostruzione” e sapere dove questa si può fare e dove no in base al rischio frane. È lo scopo dell’intesa firmata a Roma dal segretario generale dell’Autorità di Bacino, Erasmo D’Angelis, e dal commissario straordinario alla Ricostruzione sisma 2016Giovanni Legnini, alla presenza di Marco Amanti dell’Ispra e dei rappresentanti delle cinque università che saranno coinvolte nelle ricerche (La Sapienza, Chieti-Pescara, Perugia, Camerino e Urbino). Lo studio riguarderà 290 aree interessate dai dissesti idrogeologici nei 138 Comuni del cratere con lo scopo di garantire, ha sottolineato Legnini, “una ricostruzione sicura, sostenibile e connessa che costituisce la cifra del lavoro che insieme a Regioni, Comuni, sindaci e cittadini stiamo portando avanti.

Sono cautamente fiducioso – ha aggiunto come riferisce la Dire (www.dire.it) – e mi sento più tranquillo dopo aver raggiunto questo obiettivo. Sono certo che sarà una ricostruzione di qualità quella che garantiremo ai cittadini del Centro Italia“. Non si esclude che ci saranno Comuni impossibili da ricostruire lì dove sorgevano un tempo, ma ovunque possibile, è stato sottolineato, si procederà con interventi capaci di mitigare il dissesto e garantire la sicurezza dell’area. Si tratta del primo studio di questa portata per il contrasto e la prevenzione del dissesto idrogeologico, è stato sottolineato nel corso dell’incontro, per un investimento di 3 milioni e 200mila euro.

Legnini, spiegando le motivazioni dello studio, ha fatto sapere che “la gran parte delle attività di ricostruzione può essere portata avanti prescindendo da questi studi, ma chiediamo qualche mese per quelle aree a rischio per pensare ad una ricostruzione sicura per le famiglie, per i figli e i nipoti. Vorremmo che lo Stato restituisse alle popolazioni così duramente colpite abbiano un patrimonio edilizio sicuro e sostenibile per la cui realizzazione avremo a disposizione anche i superbonus edilizi“.

De Angelis, nel sottolineare la soddisfazione per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa che coinvolge le università, ha sottolineato che lo studio sarà consegnato al massimo entro sei mesi definendo i tempi e la tipologia di attività una vera e propria “impresa” capace di “consegnare a Legnini un quadro chiaro del territorio laddove ci sono rischi e laddove è possibile iniziare la ricostruzione. Legnini – ha quindi aggiunto – sta imprimendo un cambio di passo alla ricostruzione. Siamo un paese che è uno show room di rischi naturali, purtroppo; il nostro destino non è quello di aspettare che si manifestino, ma quello di difenderci e possiamo. Abbiamo le competenze, la forza economica, le risorse e e le tecnologie che ci consentono di avere un quadro il più chiaro possibile dei rischi. Metteremo in campo un centinaio di tecnici e la nostra piattaforma. Mettiamo tutto a disposizione per velocizzare ricostruzione“.

Ad entrare nel dettaglio dello studio è stato Marco Amanti dell’Ispra. Le attività si concentreranno sui fenomeni franosi con l’obiettivo di “approfondirli e capirne le condizioni reali, cioè se questi sono mutate o sono differenti rispetto ai dati precedenti. C’è poi la previsione di una seconda fase nella quale, in caso di situazioni più critiche, dovranno essere trattate con indagini specifiche successive. Il ruolo di Ispra sarà quello di affiancare l’Autorità di Bacino nel momento della valutazione dei dati che verranno raccolti sul territorio declassificando o riclassificando le aree”.

Diversi i docenti delle università coinvolte nello studio presenti sia via web che in presenza alla firma dell’accordo. Tra questi Gabriele Scarscia Mugnozza dell’università La Sapienza di Roma che ha sottolineato l’importanza di mettere a disposizione della ricostruzione le conoscenze e le competenze scientifiche degli atenei così da arrivare a definire “con buona certezza quelle che sono le aree sicuramente non interessate da frane né oggi né in futuro. Credo sia un grande risultato e anche l’occasione per formare nuove professionalità capaci di tutelare il territorio. La collaborazione sarà massima”.

Da Legnini, infine, anche un’anticipazione sul rapporto completo della ricostruzione pubblica e privata in Italia: “Nei mesi scorsi – ha detto – ci siamo dedicati a semplificare le procedure e varare ogni sorta di misura di acclerazione e i frutti li stiamo vedendo. Il 31 dicembre 2020, l’anno della pandemia, lo abbiamo chiuso con 3.200 cantieri attivi e molti altri ce ne attendiamo nei mesi futuri“.