Congo: l’ambasciatore Attanasio voleva un’auto blindata


L’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo assieme al Carabiniere di scorta, voleva una vettura blindata: aveva appena chiuso la gara

L'ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo assieme al Carabiniere di scorta, voleva una vettura blindata: aveva appena chiuso la gara

L‘ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in Repubblica Democratica del Congo con il carabiniere Vittorio Iacovacci nel corso di un agguato, il mese scorso aveva portato a compimento una gara per fornire all’ambasciata di cui era a capo “un’autovettura blindata avente sette posti a sedere e con un livello di blindatura VR6, CIG 7864299″.

L’8 gennaio scorso, al termine della procedura Attanasio aveva approvato l’aggiudicazione dell’appalto “all’operatore economico ‘Gruppo Effe srl’” con sede a Barlassina, per un importo di 205mila euro. La gara era stata indetta sulla base di una determina risalente al 20 agosto 2020.

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Il decreto di approvazione consultato dalla Dire, reca la data dell’8 gennaio. Da quel momento in poi, bisognava attendere “il decorso di 35 giorni” (fino al 13 febbraio, quindi) previsto dalla direttiva europea 66 del 2007, per dare modo agli altri partecipanti alla procedura di presentare eventuali reclami.

La classe di protezione Vr6 garantisce una difesa adeguata contro la minaccia di azioni terroristiche, essendo in grado di sbarrare la traiettoria di proiettili di armi da fuoco militari, oltre che di fornire protezione dagli ordigni esplosivi.

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Dai primi elementi che emergono sull’agguato, pare che l’ambasciatore Attanasio non viaggiasse a bordo di un’auto blindata. “Dalle informazioni che stiamo ricevendo dai nostri contatti a Beni, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio viaggiava a bordo di un veicolo che non era blindato. Le fotografie mostrano vetri infranti, forse a causa dello scambio di colpi d’arma da fuoco seguito all’attacco dei miliziani dopo l’imboscata. Sarebbe molto grave: bisognerà verificare le responsabilità di tutti gli attori coinvolti”, ha detto Sam Kalambay, analista politico all’agenzia Dire (www.dire.it).

Scambio di accuse tra Governi sui responsabili dell’agguato

L’agguato al convoglio dell’ambasciatore Luca Attanasio è stato sferrato da “elementi” del gruppo ribelle Forces Democratiques pour la Liberation du Rwanda (Fdlr): è la versione fornita dal governo congolese, che ha peraltro denunciato di non essere stato informato della missione alla quale partecipava il diplomatico. La ricostruzione è contenuta in una nota diramata a Kinshasa, firmata dal ministro dell’Interno Aristide Bulakali Mululunganya.

Le Forces Democratiques de Liberation du Rwanda, note come Fdlr, “smentiscono ogni coinvolgimento” nell’agguato: così oggi all’agenzia Dire un portavoce del gruppo ribelle, Cure Ngoma, che ipotizza invece responsabilità di militari regolari. “Non abbiamo alcuna postazione nella zona” sottolinea il rappresentante dei ribelli, una formazione composta perlopiù da combattenti hutu con basi nella provincia del Nord Kivu, a ridosso del confine con il Ruanda. “Secondo le informazioni delle quali disponiamo – riferisce Ngoma – il convoglio dell’ambasciatore è stato attaccato in una zona detta delle ‘tre antenne’, lungo la frontiera con il Ruanda, non lontano da postazioni dell’esercito congolese, le Fardc, e di militari ruandesi, le Forces de Defense Rwandaises”.

Il portavoce continua, rilanciando una versione diffusa anche in una nota: “I responsabili di questo assassinio ignobile vanno cercati nei ranghi di questi due eserciti e dei loro sostenitori, che hanno stretto un’alleanza contro natura per continuare a saccheggiare l’est della Repubblica democratica del Congo”. Secondo Ngoma, il governo di Kinshasa e la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite “dovrebbero ora avviare un’inchiesta seria invece di ricorrere ad accuse odiose”.

“Oggi (ieri, ndr) verso le 9 del mattino, ora locale, un convoglio del Programma alimentare mondiale è stato oggetto di un assalto armato da parte di elementi delle Forces Democratiques pour la Liberation du Rwanda sulla strada di Rutshuru, nel distretto di Kibumba, nel territorio di Nyiragongo”, si legge nel testo diramato dal governo. Nel comunicato si riferisce che l’ambasciatore è rimasto “ferito all’addome da colpi d’arma da fuoco e soccorso dalle guardie dell’Istituto congolese per la conservazione della natura (Iccn) e trasportato a Goma all’ospedale della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo (Monusco), dove è deceduto qualche ora più tardi a causa delle ferite“.

Il ministro dell’Interno ha sottolineato che “né i servizi di sicurezza, né le autorità provinciali hanno potuto assumere particolari misure a protezione del convoglio né venire in soccorso in assenza di informazioni sulla presenza dello stesso in un’area del Paese considerata instabile a causa delle attività di gruppi ribelli nazionali e stranieri”.

Mululunganya ha riferito che nell’agguato sono state rapite quattro persone, una delle quali è stata poi ritrovata. Tre invece le vittime: oltre ad Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, autista del Programma alimentare mondiale (Wfp).

Nel comunicato si aggiunge che il governo di Kinshasa “è desolato per questo drammatico episodio e presenta le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, alla Repubblica italiana e a tutta la comunità diplomatica accreditata nella Repubblica democratica del Congo”. Nella nota è infine menzionato l’impegno a compiere qualsiasi sforzo “per il ripristino della sicurezza nella regione”.