Disturbo di panico: come aiutare chi ne soffre


La psicoterapeuta di Humanitas San Pio X spiega come aiutare chi ha un disturbo di panico: niente pressioni e attenzione alla respirazione

La psicoterapeuta di Humanitas San Pio X spiega come aiutare chi ha un disturbo di panico: niente pressioni e attenzione alla respirazione

Avere un familiare o un amico con un disturbo di panico è una situazione molto spiacevole, specie se non si sa come aiutare.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Giovanna Vanni, medico-psicoterapeuta del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X, qualche consiglio pratico su come aiutare una persona a noi vicina a superare un attacco di panico.

Personalizzare l’aiuto

Elemento fondamentale comune a tutti coloro che si trovano ad assistere un proprio caro deve essere la non colpevolizzazione e il non giudicare. Oltre a ciò è necessario che le modalità siano personalizzate in base alle caratteristiche della persona a noi vicina. Vediamo come.

Usare un tono rassicurante

Chi ha un attacco di panico davanti ad altre persone rischia di aggiungere ulteriore ansia a causa della vergogna. Usare un tono rassicurante e spiegare che si è lì per lui, senza giudicare, diventa essenziale.

Sono bandite frasi giudicanti come “è tutto nella tua testa”, oppure “stai esagerando”, frasi che non faranno altro che aggravare la situazione. Bisogna invece cercare di usare empatia, facendo sentire la propria presenza fisica, cercando di far capire alla persona di essere compresa e accolta. Il disturbo di panico non ha nulla a che vedere con la volontà e chi ha un attacco di panico non esagera, sta davvero molto male.

Dobbiamo comunicare che lo comprendiamo con chiarezza veicolando anche il concetto che, per quanto spaventoso, l’attacco, in genere, passa rapidamente. Importante è far passare all’altro che possiamo riuscire a comprendere cosa stia provando (mettendoci davvero nei suoi panni) dicendo ad esempio: “Lo so che è dura, stai molto male aspettiamo insieme che passi”.

Ognuno ha il proprio carattere così, anziché imporre il nostro modo in cui affronteremo questa difficoltà, chiediamo direttamente come chi sta avendo un attacco di panico vorrebbe che ci comportassimo. “Posso abbracciarti?” “Posso stringerti le mani?”

Niente pressioni

Non è certo il momento di insistere sul cercare di capire cosa abbia causato l’attacco, né lanciarsi in interpretazioni psicologiche.

L’importanza della respirazione

Invitare chi sta soffrendo a controllare la respirazione può aiutare: spesso chi sta avendo un attacco di panico tende a fare brevi respiri rapidi, rischiando di andare in iperventilazione; altri ancora trattengono addirittura il fiato.

L’iperventilazione, la tachicardia spaventano chi le prova e chi assiste. Calmiamoci noi prima di tutto e regoliamo la nostra respirazione, poi si può iniziare a provare a chiedere di contare inspirazioni ed espirazioni, incoraggiando l’individuo a rallentarne il numero contandole insieme.

Si può anche respirare insieme, andando a far coincidere inspirazioni ed espirazioni, prestando attenzione a inspirare col naso ed espirare con la bocca.

Anche i gesti contano

Durante un attacco di panico può capitare che l’individuo abbia, improvvisamente, troppo caldo o addirittura abbia i brividi. Sempre senza imporsi, si può provare a proporre di rinfrescarsi il volto, o di avvolgersi in una coperta, in base alle necessità.

“Sono qui con te”

Un attacco di panico in genere dura poco ma sappiamo bene che, per chi ne sta subendo uno, quel tempo è percepito come eterno. Dopo la fase più acuta, l’attacco di panico comincerà a scemare. Aspettare che passi con la persona colpita è un ottimo modo per mostrare la propria vicinanza.

Talvolta, tuttavia,  può succedere che la persona che sta subendo l’attacco sia scortese o ci allontani. Personalizziamo il nostro comportamento a seconda delle esigenze dell’altro. Anche l’essere scortese può essere compreso perché può capitare a chiunque di essere irritabili e scortesi quando si sta male, quindi non è il momento di discutere o di mostrarsi offesi.

Potrebbe cercare di allontanarci, quindi facciamo un passo indietro continuando a veicolare che capiamo la situazione e che siamo disponibili a lasciare spazio ma siamo comunque presenti.

In ogni caso, per chi si trova ad assistere qualcuno che ha un attacco di panico consigliare di rivolgersi a uno specialista è il primo passo.

Anche in questo caso sarà necessario consigliarlo in modo non giudicante dicendo frasi del tipo: “può capitare a tutti, magari capiterà anche a me e chiederò aiuto a uno specialista, che dici lo cerchiamo insieme o vuoi che ti accompagni?