Ansia e panico: quando rivolgersi a uno specialista


Disturbi di ansia e panico: quando questi malesseri diventano eccessivi è molto importante che ci si rivolga a qualcuno che possa aiutarci

Attenzione ai sintomi di ansia: secondo uno studio dal lieve deficit cognitivo all'Alzheimer la progressione è più rapida

Sono molti i motivi per cui possiamo sentirci giù, soprattutto in un momento di incertezza e paura come quello che stiamo vivendo ora, a causa della “seconda ondata” da Coronavirus. È assolutamente normale essere spaventati, stanchi e insofferenti. Ma quando questi malesseri diventano eccessivi, è molto importante che ci si rivolga a qualcuno che possa aiutarci, prima di tutto al proprio medico di fiducia.

Decidere di intraprendere di propria iniziativa un percorso psicoterapeutico, è un importante passo per intraprendere la strada per tornare a essere sereni. Se però, ci si rivolge a qualcuno senza delle corrette indicazioni, oppure una diagnosi, si rischia di investire tempo in modo non proficuo, con il rischio, in alcuni casi anche di ritardare o ostacolare il proprio percorso di cura.

Non tutte le psicoterapie sono uguali. Molti studi scientifici e le principali linee guida di trattamento forniscono prove ed indicazioni che, per determinati sintomi o disturbi, vi sono alcuni tipi di psicoterapia più efficaci di altri come nei Disturbi d’ansia o nel Disturbo Ossessivo Compulsivo con la psicoterapia cognitivo – comportamentale.

Rivolgersi ad un esperto, può aiutarci a intraprendere il percorso più adeguato costruito “ad hoc” su di noi.

I consigli dello specialista

Non vergognarti, né sentirti in difetto

Uno dei crucci delle ferite della nostra psiche è, purtroppo, la loro invisibilità.

«Se mi ferisco a una gamba, la gamba sanguina e mi sentirò quindi legittimato a rivolgermi a un medico. Purtroppo la stessa cosa non capita quando di mezzo c’è il nostro benessere psichico ed emotivo», spiega il dottor Cuniberti.

«Anche se una persona sorride, dentro non significa che non soffra di ansia o non sia depressa. Non bisogna assolutamente vergognarsi di star male, questo è fondamentale. Non è giusto sentirsi in difetto rispetto alle altre persone perché magari, solo apparentemente, sembrano capaci di gestire meglio la loro emotività: avere bisogno di un aiuto in questo momento, ma anche in generale, non è uno stigma», spiega lo specialista. «Frequentemente, nelle visite, la maggior parte del tempo la spendo su questo: far capire alla persona e, soprattutto ai familiari, che non è una vergogna chiedere aiuto e dire “io non sto bene!”.

Non sottovalutare il momento storico in cui stiamo vivendo

La pandemia COVID-19 ha comportato un grande impatto sul benessere fisico ed emotivo della popolazione, non possiamo ignorarlo. C’è chi ha manifestato ansia, depressione e malessere durante lo scorso lockdown, chi invece sta percependo per la prima volta, o nuovamente, in questi giorni una maggiore incertezza, insofferenza e un grave disagio.

Alle preoccupazioni con cui quotidianamente viviamo, se ne aggiungono altre: dal disagio che possiamo provare perché ci troviamo nuovamente chiusi in casa, alla paura dell’infezione, al timore per la salute dei propri cari. Le nostre certezze vacillano nuovamente.

Lo stress è alto, e l’eventuale comparsa di disturbi d’ansia e panico sono molto più che legittimati.

Parlane, se te la senti, con chi hai accanto

Ricordati che non sei solo, in questa situazione. è anzi altamente probabile che chi ti sta accanto, dalla famiglia agli amici, al partner, si senta esattamente come te.

Condividere con loro le tue emozioni e le tue percezioni ti aiuterà a prendere coscienza di questi sentimenti, a non sentirti solo e soprattutto sbagliato. Questa è il primo passo da affrontare per tornare a sorridere senz’ansia.