Tumore al seno: ribociclib efficace a lungo termine


Carcinoma mammario avanzato HR+/HER2-: per ribociclib arrivano nuove conferma sulla sua efficacia a lungo termine

Carcinoma mammario HR+/HER2- in fase avanzata: la combinazione di palbociclib e fulvestrant migliora la sopravvivenza libera da progressione secondo un nuovo studio

Nelle pazienti con tumore al seno con recettori ormonali (HR) positivi (HR+) e recettori del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 negativi (HER2-), l’aggiunta dell’inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK4/6) ribociclib alla terapia endocrina continua a dmostrare un miglioramento significativo della sopravvivenza globale (OS) e un ritardo nel ricorso alla successiva chemioterapia rispetto al placebo, indipendentemente dal partner endocrino. Sono questi, in sintesi, i risultati emersi da un’analisi aggiornata dello studio di fase 3 MONALEESA-7, presentata al San Antonio Breast Cancer Symposium 2020 da Debu Tripathy, dello University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston.

Lo studio MONALEESA-7
Lo studio MONALEESA-7 (NCT02278120) è un trial multicentrico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, condotto per valutare l’efficacia di ribociclib in pazienti in pre- e peri-menopausa con carcinoma mammario avanzato HR+/HER2-. Per poter partecipare, le pazienti dovevano aver ricevuto almeno una precedente linea di chemioterapia per la malattia avanzata e non dovevano essere state sottoposte a un precedente trattamento endocrino.

Complessivamente, 672 pazienti sono state allocate in rapporto 1: 1 in due bracci di trattamento, il primo trattato con ribociclib 600 mg/die con uno schema di 3 settimane di terapia attiva e una settimana senza oppure un placebo, in combinazione con goserelin più un inibitore non steroideo dell’aromatasi (NSAI) o tamoxifene.

L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e gli endpoint secondari chiave comprendevano OS, qualità della vita correlata alla salute, tasso di risposta globale (ORR), tempo al deterioramento definitivo del performance status ECOG, PFS2, e sicurezza.

Aggiunta di ribociclib alla terapia endocrina migliora la sopravvivenza
I dati dell’analisi primaria hanno mostrato che in questa popolazione di pazienti l’aggiunta di ribociclib alla terapia endocrina migliora significativamente la PFS e l’OS rispetto alla sola terapia endocrina.

In particolare, in quest’analisi la PFS mediana è risultata di 23,8 mesi nel braccio sperimentale rispetto a 13 mesi nel braccio di controllo (HR 0,55; IC al 95% 0,44-0,69; P < 0,0001).

Inoltre, a un follow-up medio di 34,6 mesi, l’OS mediana non era stata ancora raggiunta nel braccio ribociclib mentre è risultata di 40,9 mesi nel braccio placebo (HR 0,71; IC al 95% 0,54-0,95; P = 0,00973).

Analisi aggiornata conferma i benefici di sopravvivenza con ribociclib, a prescindere dal partner endocrino
Sulla scorta di questi risultati, Tripathy e colleghi hanno condotto una nuova analisi dei dati, con un follow-up mediano di 53,5 mesi (range: 46,9-66,4 mesi), nella quale l’OS mediana è risultata di 58,7 mesi nel braccio trattato con ribociclib più la terapia endocrina rispetto a 48 mesi nel braccio trattato con la terapia endocrina più il placebo (HR 0,763; IC al 95% 0,608-0,956), differenza che si traduce in una riduzione relativa del 24% del rischio di morte con l’inibitore di CDK4/6.

I dati di un’analisi per sottogruppi, in cui è stata valutata la sopravvivenza in relazione al partner endocrino utilizzato, hanno mostrato che le pazienti che hanno ricevuto un NSAI hanno avuto un’OS media di 58,7 mesi nel braccio sperimentale contro 47,7 mesi nel braccio di controllo (HR 0,798; IC al 95% 0,615-1,04). Nel sottogruppo trattato con tamoxifene, l’OS mediana non era stata ancora raggiunta nel braccio trattato con ribociclib, mentre è risultata di 49,3 mesi nel braccio trattato con il placebo (HR 0,705; IC al 95% 0,453-1,097).

Ribociclib ritarda il ricorso a successive terapie
Al momento del cutoff dei dati (29 giugno 2020), il 21,2% delle pazienti nel braccio sperimentale e il 9,2% di quelle nel braccio di controllo erano ancora in trattamento, metre rispettivamente quasi l’80% (78,8%) e il 90,8% lo aveva terminato.

Il 77,3% delle pazienti nel braccio trattato con ribociclib più la terapia endocrina e il 78,1% di quelle trattate con la sola terapia endocrina hanno dovuto sottoporsi a una successiva terapia.

I trattamenti successivi somministrati più comunemente sono risultati la chemioterapia da sola (22,3% contro 28,4%, rispettivamente) e la terapia ormonale da sola (27,7% contro 18,3%), seguiti da chemioterapia più terapia ormonale o altra terapia (10,2% contro 10,1%), terapia ormonale più altra terapia (15,2% contro 18,0%) o altro trattamento (1,9% contro 3,3%).

Il tempo mediano alla prima chemioterapia è stato di 50,9 mesi nel braccio trattato con ribociclib più la terapia endocrina rispetto a 36,8 mesi nel braccio trattato con la terapia endocrina più il placebo (HR 0,694; IC al 95% 0,556-0,867).

Inoltre, la mediana della sopravvivenza libera da chemioterapia nel braccio sperimentale e nel braccio di controllo è risultata rispettivamente di 42,4 mesi contro 26,4 mesi (HR 0,666; IC al 95% 0,550-0,808).

Infine, la PFS2 mediana è risultata rispettivamente di 44,2 mesi contro 31 mesi (HR 0,683; IC al 95% 0,560-0,834).
Tabella
ITT, popolazione intention-to-treat; NSAI, inibitore non steroideo dell’aromatasi; CT, chemioterapia, RIB, ribociclib; ET, terapia endocrina; mo, mesi

Profilo di sicurezza invariato
Le tossicità nella popolazione nella quale è stata valutata la sicurezza si sono dimostrate coerenti con quelle osservate nell’analisi primaria e in quella finale dell’OS.

Gli eventi avversi di particolare interesse nei bracci ribociclib e placebo sono stati neutropenia (77,9% contro 10,7%, rispettivamente), leucopenia (35,5% contro 5,9%), anemia (22,7% contro 11,6%), tossicità epatobiliare (29,3% contro 23,7 %), prolungamento dell’intervallo QTc (12,8% contro 6,5%) e pneumopatia/polmonite interstiziale (0,6% contro 0%).

L’evento avverso di grado 3 o superiore riportato più comunemente nel braccio ribociclib è stato la neutropenia (53,1%, grado 3; 11,6%, grado 4). Nel braccio di controllo, invece, l’effetto di grado 3 più frequente è stato la tossicità epatobiliare (6,8%), mentre la neutropenia (0,9%) è stata la tossicità di grado 4 più comune.

In conclusione
«La OS mediana di 58,7 mesi osservata nel braccio ribociclib è la più lunga riscontrata finora negli studi di fase 3 sul trattamento del carcinoma mammario avanzato HR-positivo, HER2-negativo, e il beneficio, che è risultato indipendente dal partner endocrino, ha dimostrato di persistere anche proseguendo il follow-up», ha commentato Tripathy.

«L’aggiunta di ribociclib allunga anche il tempo alla chemioterapia e la sopravvivenza libera da chemioterapia, un risultato estremamente importante per queste pazienti lungo-sopravviventi, che vorrebbero ritardare il più possibile il tempo alla chemioterapia. Ritengo che questi dati forniscano un’ulteriore evidenza a supporto della terapia con ribociclib nelle donne in pre- e peri-menopausa con carcinoma mammario metastatico HR-positivo ed HER2-negativo», ha concluso Tripathy.

Fonte:
Tripathy D, et al. Updated overall survival (OS) results from the phase III MONALEESA-7 trial of pre- or perimenopausal patients with HR+/HER2- advanced breast cancer (ABC) treated with endocrine therapy (ET) +/- ribociclib. SABCS 2020; abstract PD2-04.  Link