Rapporto Euler Hermes: la moda soffrirà anche nel 2021


Anche il 2021 sarà un anno di sofferenza per il settore moda: secondo il Rapporto Euler Hermes Italia non si tornerà ai livelli pre-Covid

Euler Hermes: la moda soffrirà anche nel 2021

Alla fine del 2021, il giro d’affari della moda italiana sarà ancora inferiore del -7% rispetto a quello pre-Covid: è quanto si legge nelle conclusioni del report “Il settore italiano della moda” realizzato da Euler Hermes Italia, del gruppo Allianz.

Per il 2020, spiega Garantitaly, le stime dell’istituto si assestano su una perdita complessiva del -22%, con impatto prevalente sull’abbigliamento, che potrebbe arrivare a perdere il -32%, e sulle calzature, ferme al -26%. Rispetto a quest’anno travagliato dalla pandemia, nel 2021 è preventivabile un rimbalzo del +15% che riguarderà prevalentemente pelletteria e accessori, con un range di crescita tra il +16 e il +18%, mentre calzature e abbigliamento resteranno al di sotto della media.

Per il post Covid, Euler Hermes ipotizza una diminuzione del -6% nel numero delle imprese e del -8% tra gli addetti. Nel report viene evidenziato come le aziende del settore presentino delle posizioni finanziarie sicuramente migliori rispetto al passato e finora non si sia verificato alcun deterioramento delle condizioni di finanziamento delle imprese.

La situazione attuale viene confrontata con quanto accadde nella crisi del 2009: sotto il profilo finanziario, le sofferenze saranno probabilmente meno acute rispetto ad allora, proprio perché la precedente emergenza aveva già provocato una secca selezione tra le imprese, con una diminuzione nel numero del -7%, tra gli occupati, al -13%.

Viene però posto l’accento sulla difficoltà che le aziende avranno nell’incassare visto il profondo rosso del commercio determinato dai lockdow totale e parziali e dalla caduta della domanda per la minor capacità di spesa dei consumatori.

Al tempo stesso Euler Hermes indica l’Italia come un modello per l’intera Europa, perché gli interessi allineati di produttori, rivenditori e consumatori, hanno permesso al Paese di conservare la preferenza per un prodotto più costoso, ma di qualità superiore e di produzione locale preferito alle produzioni low cost.