Staminali riprogrammate per riparare lesioni spinali


Riprogrammare le cellule staminali per riparare le lesioni spinali: è quanto suggerisce uno studio preclinico, condotto al Karolinska Institutet

Staminali riprogrammate per riparare lesioni spinali

Chi non ricorda Christopher Reeve, l’attore che sul finire degli anni ’70 ha prestato il volto a Superman in una delle più celebri trasposizioni cinematografiche dell’eroe dei fumetti? In seguito a una caduta da cavallo Reeve riportò lo spostamento di due vertebre cervicali procurandosi una lesione al midollo spinale che lo lasciò paralizzato dal collo in giù. Tetraplegico e attaccato ad un respiratore, negli anni successivi sostenne apertamente gli studi sulle cellule staminali e oggi avrebbe gioito dei risultati conseguiti dai ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia sulla rigenerazione delle cellule del midollo spinale.

Dal momento che le cellule staminali rappresentano il cuore pulsante della medicina rigenerativa e, più in particolare, delle terapie cellulari, la ricerca apparsa ad ottobre sulle pagine della prestigiosa rivista Science potrebbe diventate un’apripista in quello che è ancora considerato un campo impenetrabile alle terapie: le lesioni a danno del midollo spinale.

LE CELLULE STAMINALI NEURONALI

I mattoni del sistema nervoso sono i neuroni, incaricati della trasmissione dei segnali e della risposta agli stimoli, e le cellule gliali che comprendono gli oligodendrociti, deputati alla formazione della guaina mielinica che avvolge i nervi. Come dimostra la storia di Reeve, un danno alle cellule del sistema nervoso – e in particolare a quelle del midollo spinale – ha conseguenze irreparabili sulla trasmissione dei segnali che guidano il movimento muscolare.

Ciononostante, nel cervello adulto e nel midollo spinale sono state identificate le cellule staminali neuronali le quali, però, in caso di danno si attivano formando tessuto cicatriziale. Infatti, queste concorrono alla produzione degli astrociti, un’altra componente delle cellule della glia, che, tra le varie funzioni, sono implicati anche in processi di riparazione delle lesioni generando una cicatrice che ostacola la trasmissione dei segnali. Apparentemente, le cellule staminali neuronali non sembrano in grado di produrre nuovi oligodendrociti, necessari a riformare la guaina mielinica distrutta, e la riparazione viene eseguita sacrificando la trasmissione del segnale attraverso gli assoni. Questo spiega perché i danni al tessuto nervoso non permettono un recupero funzionale.

LA RIPROGRAMMAZIONE DELLE CELLULE STAMINALI

L’interrogativo che si è posto il team svedese è se la quota di cellule staminali presenti nel midollo spinale abbia anche la possibilità di formare gli oligodendrociti necessari a produrre la guaina che avvolge i nervi e, soprattutto, come sia possibile attivare questa loro potenzialità. Per rispondere alla prima parte del quesito essi hanno analizzato, attraverso sofisticate tecniche di genetica e biologia molecolare, le cellule staminali nel midollo spinale dei topi scoprendo che una nota popolazione di queste cellule – dette cellule ependimali – non è solo in grado di attivarsi per formare gli astrociti ma può dare origine anche agli oligodendrociti. Nel loro DNA si cela, infatti, un programma genetico che consente a queste preziose cellule di differenziarsi in oligodendrociti, contribuendo alla rigenerazione del tessuto nervoso. Una volta compreso cosa queste cellule staminali sono in grado di fare, gli studiosi si sono concentrati sulla seconda parte del quesito e hanno cercato di far luce sulle modalità attraverso cui fosse possibile “riattivare” il programma genetico latente. Quello che hanno scoperto è che l’interruttore da premere è un gene, chiamato OLIG2, che se acceso permette questa transizione. In esperimenti condotti su un modello murino, i ricercatori hanno fatto esprimere il gene OLIG2 nelle cellule ependimali adulte e hanno notato che, a seguito di una lesione, il programma per la produzione di oligodendrociti risultava in grado di dirigere le cellule verso la produzione di questo sottotipo necessario alla riparazione del tessuto nervoso. Infatti, gli oligodendrociti così prodotti hanno la capacità di migrare verso i siti danneggiati, contribuendo al processo di ricostituzione della guaina mielinica.

LA PRUDENZA E’ D’OBBLIGO

È però importante sottolineare che il lavoro pubblicato, nonostante sia di grande rilievo, ha un sapore puramente accademico. Nulla di quanto descritto è stato – ancora – trasferito in clinica e sarà necessario attendere del tempo prima che si arrivi ad una sperimentazione di questa strategia terapeutica sull’uomo. Notizie come questa non devono, pertanto, alimentare le speranze nel breve periodo di chi abbia subito traumi spinali particolarmente gravi ma servono a chiarire il potenziale delle cellule staminali neuronali in questo campo. Questa preziosa riserva cellulare deve essere sottoposta ad accurati studi per offrire risposte nel settore della medicina rigenerativa. Oggi i ricercatori hanno trovato un modo per indirizzare il “percorso evolutivo” di queste spingendole a trasformarsi in cellule indispensabili nei processi di riparazione e ciò indica che è una strada percorribile. Tutto ciò nella speranza che, un domani, le staminali possano rappresentare una concreta soluzione terapeutica per tutte quelle persone che, come lo sfortunato attore americano, hanno riportato gravi lesioni al sistema nervoso.