Epatite C: più screening con test rapidi salivari


Epatite C, la tossicologa: “Con i test rapidi salivari aumentati gli screening. Si salta il passaggio del prelievo e i pazienti sono più invogliati a iniziare la terapia”

Epatite C, la tossicologa: “Con i test rapidi salivari aumentati gli screening. Si salta il passaggio del prelievo e i pazienti sono più invogliati a iniziare la terapia”

A metà maggio ci sono stati forniti test rapidi salivari di semplicissima esecuzione. Si tratta di ‘bastoncini’, come quello del ghiacciolo per intenderci, che il paziente si passa da solo sulla gengiva, poi glielo facciamo immergere in un reagente e da lì scopriamo la sua positività o meno all’Hcv. Così saltiamo il passaggio del prelievo ed eseguiamo molti più screening. In questo senso il progetto HAND ci è stato veramente di grandissimo aiuto”. Così la tossicologa Maria Castorina, dirigente medico al SerT di Lentini – ASP 8 Siracusa, intervenendo al corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con Epatite C, organizzati dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Dopo Pozzuoli, Alessandria, Brindisi e Benevento, la quinta tappa è stata quindi a Siracusa, dove si è svolto l’incontro dal titolo ‘Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da addiction, al tempo del Coronavirus’. I corsi di educazione continua in medicina (che saranno in totale 17 su tutto il territorio nazionale) rientrano nell’ambito del progetto ‘HAND – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro societa’ scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane.

LEGGI ANCHE: VIDEO | Epatite C, Asl Benevento: “Afferisce al Ser.D. il 70% dei casi positivi all’Hcv”

“Il progetto HAND è senz’altro molto valido e ambizioso- ha proseguito Castorina- Al momento ha già interessato 17 centri in tutta Italia e si propone di andare a scovare anche tutti gli altri centri per le tossicodipendenze. Il vantaggio è quello di aver messo in collegamento la medicina delle tossicodipendenze con le specialità dell’infettivologo o del gastrointerologo, insomma con la medicina interna. Per quanto riguarda il nostro territorio in realtà questa collaborazione c’è sempre stata, perché 3 SerT su 4 della provincia si trovano all’interno dell’ospedale, quindi noi abbiamo sempre collaborato con i colleghi della medicina interna”. Ma il vantaggio del progetto HAND è anche quello di “aiutare i nostri servizi alla presa in carico del paziente, al ‘linkage to care’, perché non dimentichiamo che stiamo parlando di pazienti complicati e fragili, che hanno bisogno di parecchio ‘counseling’ e di essere addirittura convinti ad iniziare la terapia”. L’Italia, ha quindi ricordato la tossicologa, ha emanato un fondo “per il potenziamento degli screening, ma ora stiamo aspettando i decreti attuativi per capire come poter utilizzare questi fondi messi a disposizione”.

Secondo Castorina, inoltre, è necessario estendere “la prescrivibilità dei farmaci non soltanto agli specialisti del territorio, quindi a infettivologi o epatologi, ma anche ai tossicologi. A livello di Aifa si potrebbe poi introdurre un altro criterio: il paziente tossicodipendente potrebbe non dover sottostare a tutti gli altri criteri richiesti per l’immissione in terapia, ma il fatto stesso di essere un paziente SerT potrebbe già essere un criterio preferenziale per entrare appunto in terapia”.

LEGGI ANCHE: Asl Brindisi: “Trattare tutti i pazienti con epatite C senza distinzioni di età o altri fattori”

I pazienti con epatite C, intanto, hanno necessità di riprendere al più presto le terapie interrotte a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Ma cosa rischiano? Di questo ha parlato durante il corso il dottor Marco Distefano, dirigente medico della UOC Malattie Infettive – ASP 8 Siracusa. “Il virus C dà una forma di epatite che spesso decorre in maniera paucisintomatica– ha spiegato- quindi capita di frequente che alcuni pazienti, senza sapere di avere la malattia, si accorgano dell’infezione solo dopo, con una diagnosi troppo tardiva. In ambulatorio mi è capitato di vedere per esempio pazienti che avevano già sviluppato tumori del fegato. Solo una diagnosi precoce, allora, consente l’identificazione e il trattamento della malattia, che oggi è possibile con farmaci che non danno effetti collaterali e che in pochissime settimane sono in grado di eradicare il virus”.

Anche Distefano ha poi sottolineato i punti di forza del progetto HAND. “Il primo punto di forza è indubbiamente l’interazione tra persone che lavorano in ambienti diversi- ha commentato- e che sono tutte accomunate dal desiderio di sconfiggere l’epatite C. Abbiamo a disposizione risorse e strumenti molto efficaci. Ma credo che l’elemento in più sia proprio la relazione e il fattore umano, che certamente possono farci vincere insieme questa battaglia”. Infine, l’esperto ha parlato della campagna di prevenzione e screening che prevede per i cittadini un test congiunto per Covid-19 ed Epatite C, lanciata da ACE (Alleanza contro le Epatiti). “È una bellissima iniziativa- ha aggiunto- Io parto sempre dal concetto che tutte le cose che avvengono, anche le più negative, nascondono delle belle opportunità. E questa lo è sicuramente, perché con un test congiunto tantissime persone possono essere finalmente screenate anche per l’epatite C, ricorrendo precocemente ad un trattamento che oggi é alla portata di tutti, con scarsi effetti collaterali ed elevatissime possibilità di guarigione“, ha concluso Distefano.