Imparare a suonare uno strumento fa bene al cervello


Imparare a suonare uno strumento musicale in tenera età fa bene al cervello: rende più vigili e intelligenti, lo dice la scienza

Imparare a suonare uno strumento fa bene al cervello

Imparare durante l’infanzia a suonare uno strumento musicale ti rende più vigile se non addirittura più intelligente, questo è quanto emerge da uno studio scientifico che ha analizzato la corrispondenza tra quoziente intellettivo e attività extra scolastiche condotte nell’infanzia. Lo stesso accade anche nei bambini bilingue, i quali sono significativamente più in grado di superare test per valutare le proprie capacità intellettuali.

Le funzioni esecutive coinvolte nel processo decisionale rientrano nelle capacità cognitive che consentono di pianificare e controllare i comportamenti con, nel bambino, una forte correlazione con le attitudini scolastiche e le attività extracurriculari. Sempre più specialisti infatti consigliano ai genitori di invogliare i propri figli a seguire un corso di strumento, anche online come nel caso di Note tra le Righe, per incrementare le proprie capacità cognitive sin dall’infanzia. Nel caso specifico dell’apprendimento dello studio di uno strumento musicale, fino a pochi anni fa esistevano pochi studi e le poche descrizioni erano basate su una metodologia di analisi approssimativa.

Le funzioni esecutive sono state analizzate e quantificate mediante risonanza magnetica nucleare funzionale (fMRI) con due gruppi di persone, 30 adulti e 27 bambini, che suonassero o meno uno strumento musicale. In particolare, i 15 bambini che suonano uno strumento musicale sono stati scelti in base a criteri specifici come prendere lezioni in una lezione privata, fare esercizi almeno 3:45 minuti a settimana e aver iniziato ad imparare la musica prima dell’età di sei anni. I bambini che non suonavano nessuno strumento appartenevano alla stessa categoria socio-professionale. Per gli adulti la scelta è stata un po’ più semplice: 15 musicisti professionisti e 15 non musicisti tutti della stessa classe sociale.

I test cognitivi standard consistevano in una serie di riconoscimenti numerici o alfabetici come ad esempio la citazione del maggior numero di parole che iniziano con la lettera V in 30 secondi ecc. Solo i bambini sono stati poi sottoposti ad analisi mediante fMRI mentre erano impegnati in semplici test visivi ai quali è stato chiesto di rispondere premendo un pulsante o un altro durante lo scorrimento dei simboli accompagnati da suoni.

Negli adulti che non avevano mai maneggiato uno strumento musicale, sono state immediatamente evidenti differenze marcate nella fluidità verbale, padronanza dei concetti, tempo di reazione alla memorizzazione e facilità di decodifica dei simboli. Per i bambini, la situazione si è rivelata più o meno la stessa con alcune piccole differenze. Il risultato ottenuto è apparso davvero incontestabile: suonare uno strumento musicale migliora la velocità di elaborazione del cervello mobilitando un volume cerebrale maggiore. La padronanza di uno strumento musicale promuove quindi lo sviluppo di interconnessioni tra le diverse regioni della corteccia coinvolte in complessi processi decisionali e di riconoscimento.

Ciò non significa in alcun modo, spiega la Dire Giovani (www.diregiovani.it), che un bambino musicista sia più intelligente, ma va notato che il bambino che suona uno strumento fin dall’infanzia usa il suo cervello in modo più ottimale e veloce e questo “addestramento” lo rende più performante in tutte le sue attività. Ciò è vantaggioso poiché è stato osservato in altri studi che imparare a suonare uno strumento musicale in tenera età migliora le funzioni cognitive e la capacità di prendere decisioni rapide in test di scelta semplice in età adulta, in particolare confronto di altri adulti che hanno iniziato più tardi nell’adolescenza, indipendentemente dai test del QI.