Trombocitopenia da chemio e trasfusioni: avaltrombopag inefficace


Trombocitopenia da chemio: avaltrombopag non riduce la necessità di trasfusioni piastriniche secondo i risultati preliminari di uno studio di fase 3

Trombocitopenia da chemio: avaltrombopag non riduce la necessità di trasfusioni piastriniche secondo i risultati preliminari di uno studio di fase 3

Il trattamento con avatrombopag non riduce le trasfusioni piastriniche e non consente di ridurre la dose o di ritardare il trattamento chemioterapico nei pazienti con tumori solidi e trombocitopenia indotta dalla chemio, secondo i risultati preliminari di uno studio di fase 3.

I risultati dello studio, hanno mostrato che nella popolazione intention-to-treat, il 69,5% dei pazienti trattati con l’agonista del recettore della trombopoietina disponibile per via orale e il 72,5% dei soggetti trattati con placebo ha raggiunto l’endpoint primario composito dello studio, ovvero la riduzione del tasso di trasfusione, una riduzione di almeno il 15% della dose di chemioterapia e un ritardo di almeno 4 giorni del trattamento chemioterapico (P=0,72). Nella popolazione per protocol, le percentuali erano rispettivamente pari all’85,0% e all’84,4% per avatrombopag e placebo, (P = 0,96).

I risultati preliminari sulla sicurezza del farmaco hanno supportato il profilo di tossicità precedentemente osservato. Inoltre, in questa popolazione di pazienti, il profilo di sicurezza è risultato simile a quello del placebo.

Lo studio di fase 3 
Nello studio in doppio cieco, controllato con placebo, di fase 3, gli investigatori si sono prefissati di esaminare la sicurezza e l’efficacia di avatrombopag nei pazienti con trombocitopenia indotta dalla chemioterapia come trattamento del carcinoma ovarico, del carcinoma polmonare non a piccole cellule e del cancro della vescica.

L’endpoint principale dello studio era l’efficacia dell’agonista del recettore della trombopoietina nell’aumentare la conta piastrinica, prevenendo la necessità di una trasfusione piastrinica o di modificare e ritardare la dose di chemioterapia nei pazienti con trombocitopenia indotta dalla chemio. L’endpoint secondario era la sicurezza.

Lo studio ha arruolato 122 pazienti che avevano sviluppato trombocitopenia di grado 3 o 4 dopo il trattamento chemioterapico.

Avaltrombopag
Avatrombopag è approvato negli Stati Uniti e in Europa per il trattamento della trombocitopenia in pazienti adulti con malattia epatica cronica che devono essere sottoposti a una procedura medica. Nel giugno 2019, il farmaco ha ottenuto l’approvazione dell’autorità regolatoria americana per i pazienti adulti con trombocitopenia immune che hanno avuto una risposta insufficiente alla terapia precedente.

Nello studio di fase 3 Amendment 02, gli sperimentatori hanno esaminato l’efficacia dell’agente in combinazione con lo standard di cura (SOC) rispetto al placebo più SOC in pazienti adulti con trombocitopenia immune che avevano ricevuto più di un trattamento precedente per la loro condizione. L’efficacia era definita dal numero cumulativo di settimane di risposta piastrinica nell’arco di 6 mesi con il trattamento una volta al giorno.

In totale, 49 pazienti sono stati inclusi nello studio. Questi pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere avatrombopag (n = 32) o placebo (n = 17). Lo studio era composto da una prima fase e da una fase di estensione.

Nello studio di base, la durata dell’esposizione è risultata più lunga nel braccio in studio, con l’81,3% dei partecipanti che ha ricevuto l’agonista del recettore della trombopoietina per via orale nell’arco di 18 settimane, il 53,1% che ha ricevuto l’agente nell’arco di 26 settimane e il 6,3% nell’arco di 30 settimane. Solo il 17,6% dei pazienti del braccio di controllo è stato esposto al trattamento in studio nell’arco di 18 settimane; solo un paziente è stato esposto per oltre 26 settimane. Sia nello studio di base che nella fase di estensione, la durata media dell’esposizione ad avatrombopag è stata di 43,9 settimane e l’esposizione più lunga all’agente è stata di 75,7 settimane.

I risultati hanno favorito avatrombopag per quanto riguarda il numero cumulativo di settimane di risposta piastrinica con una durata significativamente più lunga di una conta piastrinica di 50 o superiore x 109/l in assenza di terapia di soccorso rispetto al placebo (mediana: 12,4 settimane vs 0,0 settimane; media: 12,0 settimane vs 0,1 settimane; P <,0001). Inoltre, è stato riportato un tasso di risposta piastrinica maggiore in coloro che avevano ricevuto avatrombopag all’ottavo giorno, rispetto a coloro che avevano ricevuto il placebo, rispettivamente al 65,6% contro lo 0% (P <,0001).

Per quanto riguarda la sicurezza, gli eventi avversi di grado 3 (TEAE) riportati nel braccio avatrombopag comprendevano epistassi, petecchie, cefalea e riduzione della conta piastrinica. Nella parte centrale dello studio sono stati osservati anche due casi di tossicità di grado 4. I TEAE più frequentemente segnalati nel braccio sperimentale hanno incluso mal di testa, contusione, infezione delle vie respiratorie superiori, artralgia, epistassi, affaticamento, emorragia gengivale e petecchie.