Obesità infantile: colpa anche dei cibi grassi in TV


Meno pubblicità di bevande e cibi grassi in TV può ridurre l’obesità infantile secondo uno studio condotto dall’Università di Cambridge

Il consumo di bevande zuccherate aumenta il rischio di tumore: lo rivela uno studio francese recentemente pubblicato sul British Medical Journal

Ridurre il tempo in televisione dedicato alla pubblicità di cibi e bevande ricche di grassi, zuccheri e sale potrebbe dare un contributo alla diminuzione dell’obesità infantile. E’ quanto evidenziato da un recente studio condotto dall’Università di Cambridge, nel Regno Unito, e pubblicato sulla rivista Plos Medicine. La ricerca sottolinea che se tutta la pubblicità di cibi e bevande ricche di grassi, zuccheri e sale nel Regno Unito fosse bloccata fino alle nove di sera, i 3,7 milioni di bambini del Regno Unito vedrebbero in media 1,5 annunci di questo tipo in meno al giorno e diminuirebbero il loro apporto calorico in media di 9,1 kcal.

Ciò diminuirebbe il numero di bambini di età compresa tra 5 e 17 anni con obesità del 4,6% e quello di bimbi considerati in sovrappeso del 3,6%. L’equivalente di 40.000 bambini in meno nel Regno Unito con obesità e 120.000 in meno classificati come sovrappeso, con un vantaggio monetario di 7,4 miliardi di sterline. I ricercatori evidenziano però che questo è studio basato su modelli, “che non possono tenere pienamente conto di tutti i fattori che potrebbero influenzare l’impatto di questo tipo di politica se fosse implementata”.

Anche nel nostro Paese, spiega Insieme contro il cancro, l’obesità infantile è un fenomeno preoccupante e molto diffuso. Secondo gli ultimi dati contenuti nel “Rapporto Eurispes Italia 2020” i bambini in sovrappeso risultano essere il 21% mentre il 9% risulta addirittura obeso. In Italia la prevalenza di giovanissimi obesi è più bassa nel Nord e più alta nelle regioni meridionali, dove le condizioni socioeconomiche e altri indicatori relativi alla salute sono peggiori.