Artrite reumatoide: come impattano i DMARD


Artrite reumatoide: ecco come impattano i DMARD sulla densità minerale ossea. I dati di uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista Rheumatology

Artrite reumatoide: ecco come impattano i DMARD sulla densità minerale ossea. I dati di uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista Rheumatology

L’impiego di lungo corso di un farmaco biologico (DMARD) o di un DMARD sintetico a target (DMARDts) nel trattamento dell’artrite reumatoide (AR) induce effetti protettivi sulla perdita di massa ossea rilevata in questi pazienti. Non solo: se il trattamento con questi farmaci si accompagna a quello con farmaci anti-osteoporosi, l’effetto di preservazione della massa ossea raggiunge i massimi livelli. Queste le conclusioni di uno studio osservazionale di recente pubblicazione sulla rivista Rheumatology.

Razionale dello studio
Come è noto, l’AR si accompagna anche ad un deterioramenteo della microarchitettura scheletrica e della robustezza delle ossa, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.

Ciò è dovuto al rilascio di citochine pro-infiammatorie come il TNF-alfa, IL-6 e IL-17, che interferiscono con la bilancia formazione/riassorbimento osseo mediata dagli osteoblasti e gli osteoclasti. L’infiammazione cronica legata all’AR determina non solo fenomeni erosivi dell’osso periferico ma una perdita generalizzata di massa ossea.

Non solo: rispetto alla popolazione generale, la prevalenza di osteoporosi (OP) è di quasi 2-3 volte superiore nei pazienti con AR, posizionandosi in range percentuali compresi tra il 7% e il 26% a livello dell’anca e tra l’11% e il 32% a livello del rachide. Inoltre, il rischio di sviluppare gratture cliniche o di femore/vertebrali nei pazienti con AR è rispettivamente pari a 2,25 volte o da 2 a 6 volte più elevato rispetto ai controlli.

Negli ultimi anni, l’armamentario terapeutico dell’AR si è arricchito di DMARDb e DMARDts. Studi precedentemente pubblicati in lettaratura hanno suggerito un effetto potenzialmente positivo di questi farmaci sulla perdita di massa ossea. Questi studi, però, si erano focalizzati sulle variazioni dei marker di turnover osseo ed avevano il difetto di essere di breve durata temporale e privi di un gruppo di controllo numericamente adeguato.

Su questi presupposti è nato il nuovo studio, avente un disegno osservazionale e prospettico, della durata di 3 anni, che si è proposto di studiare l’impatto della terapia a lungo termine con DMARDb e DMARDts sulle variazioni di densità minerale ossea (DMO) in pazienti con AR. Inoltre, lo studio ha voluto verificare l’esistenza di un effetto sinergico sulla DMO derivante dall’impiego concomitante per 3 anni con DMARDb/DMARDts in presenza o in assenza di una terapia farmacologica specifica per l’OP in pazienti con AR.

Disegno e risultati principali
Lo  studio ha preso in considerazione pazienti con AR trattati in base alle linee guida britanniche NICE per il trattamento dell’AR. Il periodo di osservazione è stato di 3 anni. I ricercatori hanno effettuato valutazioni ripertute della DMO sia nel corso dello studio che alla fine del periodo di osservazione. I partecipanti sono stati raggruppati, sulla base del trattamento per l’AR, in pazienti trattati con DMARDb/DMARDts oppure con DMARDcs. Inoltre, è stata effettuata un’ulteriore classificazione dei pazienti sulla base della tecnica del propensity score matching, per uniformare le categorie da confrontare.

Su 651 pazienti inizialmente reclutati, 388 hanno portato a termine lo studio a 3 anni. Dopo applicazione del propensity score matching, 92 e 184 pazienti, rispettivamente, sono stati allocati al gruppo I (DMARDb/DMARDts) o al gruppo II (DMARDcs).

Alla fine dei 3 anni di follow-up, la DMO si è mantenuta stabile a livello dl collo del femore, dell’anca in toto e delle vertebre lombari (L1-4) (p=0,09; 0,15; 0,87) nel gruppo I. Al contrario, si è osservato un decremento della DMO a livello del gruppo II (p=0,045; <0,001; 0,004) nei siti scheletrici corrispondenti.

Da ultimo, i pazienti in terapia concomitante con DMARDb/DMARDts e farmaci anti-OP hanno sperimentato un effetto di mantenimento di massa ossea di entità maggiore rispetto agli altri sottogruppi.

Punti di forza e di debolezza dello studio
Tra i punti di forza di questo studio si segnala la misurazione e registrazione di molte variabili confondenti al basale, come i livelli di vitamina D, di PTH intatto, il punteggio medio di attività di malattia (DAS28-ESR) e le osservazioni sullo stile di vita. A differenza degli altri studi precedentemente pubblicati sull’argomento, inoltre, lo studio non era privo di gruppo di controllo.

Tra i limiti dello studio, invece, si segnalano la mancata misurazione dei marker di turnover osseo.

Alla luce di questi limiti, i ricercatori hanno auspicato la prossima messa a punto di studi di maggiori dimensioni numeriche e con follow-up di maggiore durata, in grado di spiegare se l’impiego di DMARDb/ts è in grado di ridurre il rischio di fratture rispetto alla terapia con DMARDcs. Sarebbe opportuno, inoltre, sottoporre a profilazione più accurata i pazienti affetti da AR e analizzare l’effetto delle singole opzioni terapeutiche scelte.

Bibliografia
Chen J-F et al. The Impact of Long-Term Biologics/Target Therapy on Bone Mineral Density in Rheumatoid Arthritis. Rheumatology. 2020;59(9):2471-2480. Leggi