Con i farmaci meno attacchi cardiaci in pazienti diabetici


Il rischio di attacchi cardiaci nei pazienti diabetici si è dimezzato nel corso di quindici anni grazie alla prevenzione farmacologica

Il rischio di attacchi cardiaci nei pazienti diabetici si è dimezzato nel corso di quindici anni grazie alla prevenzione farmacologica

La drastica riduzione del rischio di attacchi cardiaci nei pazienti con diabete coincide con un significativo aumento dell’uso di farmaci attivi sul sistema cardiovascolare usati a scopo profilattico. È questa la conclusione di una ricerca danese presentata al Congresso ESC 2020.
“I nostri risultati suggeriscono che, quando ai pazienti viene diagnosticato il diabete di tipo 2, iniziare la somministrazione di farmaci per prevenire le malattie cardiovascolari ha un impatto sostanziale sul rischio di attacchi di cuore e di morte prematura”, ha dichiarato la dottoressa Christine Gyldenkerne dell’Aarhus University Hospital, Danimarca.

Il rischio di attacchi cardiaci e di morte nella popolazione diabetica e non
Le persone con diabete di tipo 2 hanno il doppio delle probabilità di avere un attacco cardiaco o di morte per cause cardiovascolari rispetto alle persone senza diabete; la gestione di questi pazienti è cambiata notevolmente negli ultimi due decenni, con una maggiore attenzione alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. “Sono pochi gli studi di coorte che hanno analizzato morbilità e mortalità cardiovascolare in pazienti con diabete di tipo 2. L’obiettivo di questo studio è stato analizzare i trend nell’incidenza di infarto del miocardio e la mortalità in pazienti con diabete di tipo 2 di nuova diagnosi, senza pregresse malattie cardiovascolari nella popolazione danese” ha dichiarato Gyldenkerne.

I ricercatori hanno identificato tutti i pazienti danesi che hanno iniziato la terapia per il diabete di tipo 2 dal 1996 al 2011, per un totale di 211.278 pazienti. Ogni paziente con diabete è stato abbinato per età e sesso con cinque persone senza diabete della popolazione generale. Sono stati escluse le persone con precedenti malattie cardiovascolari. Tutti i partecipanti sono stati seguiti per sette anni. Utilizzando i dati dei registri sanitari nazionali, i ricercatori hanno rilevato attacchi di cuore e morte durante il follow-up. Hanno anche potuto valutare l’uso di farmaci per prevenire le malattie cardiovascolari al momento della diagnosi del diabete.

“Una corsa da notare è che l’età media alla diagnosi di diabete diminuisce nel tempo, passando dai 62,7 anni della coorte diagnosticata negli anni 1996-1199 ai 61,2 della coorte 2008-2011, mentre aumenta nel tempo la percentuale di pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (dal 5 all’8%)” ha notato Gyldenkerne.

Il rischio di incidenza cumulativa di infarto miocardico nei 7 anni successivi è diminuito nei gruppi di più recente diagnosi (dal 6,9% nel gruppo 1996-1999 al 2,8% del gruppo 2008-2011). La differenza di incidenza di infarto tra popolazione diabetica e popolazione generale si assottiglia nel corso degli anni, passando da una differenza del 3,2% a una dello 0,6%. Stesso discorso vale per la mortalità, con una diminuzione della mortalità a sette anni nel corso degli anni; anche l’incidenza di mortalità tende a assumere valori più vicini nel corso degli anni, passando da una differenza del 9,7% a una del 4,6%. Dal 1996 al 2011, il rischio relativo è stato ridotto del 61% per infarto e del 41% per morte. Nello stesso periodo, i rischi assoluti di infarto e morte si sono ridotti rispettivamente del 4% e del 12%.

Quali terapie possono aver ridotto la mortalità cardiovascolare nei pazienti con diabete
Sono stati anche analizzati i trattamenti di prevenzione cardiovascolare assunti dalle persone con diagnosi di diabete e come questi sono variati nel corso dei quindici anni oggetto di studio.

Nei pazienti con diabete, l’uso di farmaci ipocolesterolemizzanti è aumentato di oltre 10 volte (dal 5 al 60%), mentre l’assunzione di acido acetilsalicilico è aumentata del 50%; per quanto riguarda i farmaci antipertensivi (betabloccanti, ACE-inibitori, ARB, calcio-antagonisti e diuretici), il loro uso è aumentato nel corso degli anni, soprattutto per gli ARB, passati dal 4 al 21%.

Gyldenkerne ha dichiarato: “Il rischio di infarto e morte prematura tra i pazienti con diabete di tipo 2 di nuova diagnosi e senza precedenti malattie cardiovascolari è stato approssimativamente dimezzato dal 1996 al 2011. Nello stesso periodo, la differenza nel rischio di infarto e morte per i pazienti con diabete, rispetto alla popolazione generale, sono notevolmente ridotti. Questo trend coincide con un aumentato utilizzo di farmaci cardiovascolari a scopo preventivo”.

Riguardo il fatto che si trattava di uno studio osservazionale, per il quale non si può presumere la causalità, Gyldenkerne ha dichiarato: “Oltre all’uso di farmaci preventivi, altri fattori potrebbero aver influenzato la probabilità di infarto e morte prematura, come ad esempio, un controllo più rigoroso del diabete e dei cambiamenti dello stile di vita come smettere di fumare, attività fisica e un’alimentazione più sana possono aver contribuito al miglioramento della prognosi”.

Bibliografia
Gyldenkerne C. Nationwide trends for myocardial infarction and mortality among type 2 diabetes patients. Presented at ESC Congress 2020, 29 August.