Attacco di cuore: più speranze per le donne in premenopausa


Attacco di cuore: le donne in premenopausa hanno risultati a lungo termine buoni secondo un nuovo studio italiano

Infarto cardiaco, la mortalità è triplicata dopo il Covid-19 secondo uno studio condotto dalla Società Italiana di Cardiologia (SIC) in 54 ospedali italiani

Le donne in premenopausa hanno risultati a lungo termine buoni dopo un attacco di cuore; è quanto emerge da uno studio italiano presentato al Congresso ESC 2020.

“Studi precedenti hanno dimostrato che le donne hanno maggiori probabilità di morire dopo un attacco di cuore rispetto agli uomini” ha dichiarato il professor Diego Ardissino, dell’Ospedale Universitario di Parma. “Il nostro studio mostra che questo non è vero prima della menopausa, quando le donne sono ancora esposte agli estrogeni, ormoni che proteggono dalle malattie cardiache”.

Questo studio utilizza come fonte i dati dell’Italian Genetic Study of Early-onset Myocardial Infarction (Studio genetico italiano sull’infarto miocardico precoce) e ha confrontato gli outcome a lungo termine di donne e uomini di età inferiore ai 45 anni che hanno avuto un attacco di cuore. Lo studio ha incluso 2.000 pazienti (1.778 uomini e 222 donne) che si sono presentati in ospedale con un attacco di cuore prima dei 45 anni presso 125 unità coronariche italiane tra il 1998 e il 2002. L’endpoint primario era un composito di infarto ricorrente, ictus o morte per malattie cardiovascolari.

Durante un follow-up mediano di 20 anni, i pazienti sono stati monitorati per valutare ogni ulteriore ricovero per cause CV; l’endpoint composito primario si è verificato nel 25,7% delle donne rispetto al 37,0% degli uomini ( hazard ratio [HR] 0,69; intervallo di confidenza al 95% [CI] 0,52-0,91; p = 0,01).

Quando i componenti dell’endpoint primario sono stati analizzati separatamente, i ricercatori hanno scoperto che i secondi attacchi di cuore erano meno frequenti nelle donne rispetto agli uomini (14,2% contro 25,4%; HR 0,53; 95% CI 0,37-0,77; p <0,001). Tuttavia, le donne avevano maggiori probabilità di avere un ictus rispetto agli uomini (7,7% contro 3,7%; HR: 2,02; IC 95% 1,17-3,49; p = 0,012).

L’abitudine al fumo (46,5% contro 42,8%), il consumo di alcol (65,3% contro 27,4%), la dislipidemia (62,3% contro 50,7%) e il diabete (7,8% contro 5,4%) erano più frequenti negli uomini rispetto alle donne (tutti p <0,001), come più elevati erano, chiaramente, peso e altezza.

Dopo 20 anni di follow up, le donne hanno avuto la prima occorrenza di uno degli eventi dell’endpoint primario minore rispetto agli uomini, incidenza statisticamente significativa, così come hanno avuto un’incidenza minore degli eventi classificati come endpoint secondari, anche in questo caso con significatività statistica.

Ardissino ha affermato che la prognosi migliore nelle donne in premenopausa rispetto agli uomini era probabilmente correlata a diversi meccanismi alla base degli attacchi di cuore. Analizzando la condizione delle arterie attraverso un’angiografia coronarica effettuata al momento dell’evento che ha causato l’arruolamento, le donne avevano probabilità superiori al doppio di avere arterie sane rispetto agli uomini (36,5% contro 15,4%; p <0,001), ma la dissezione delle arterie coronarie era più frequente nelle donne (5,4% contro 0,7%; p <0,01).

Dopo l’evento, gli uomini avevano maggiori probabilità rispetto alle donne di avere prescritti farmaci per proteggersi dal secondo attacco cardiaco; solo riguardo la prescrizione delle statine non si è osservata una la differenza non era significativa (96.4 vs 97.6%), mentre betabloccanti, acido acetilsalicilico, P2Y12-inibitori e ACE inibitori o ARB erano meno usati nelle donne rispetto agli uomini (74,8 vs 82,3%; 86,5 vs 93,8%; 43,2 vs 51.3; 32,9 vs 44,5, rispettivamente).

“La disparità nella prescrizione potrebbe essere dovuta al minor carico di malattia coronarica riscontrato nelle donne nello studio. Potrebbe anche riguardare la sotto-prescrizione generale di farmaci per le donne rispetto agli uomini osservata in altri studi su eventi cardiaci acuti.” Ha dichiarato Ardissino.

La probabilità di avere un secondo evento dipende dal sesso
Nei pazienti con infarto miocardico precoce, oltre un terzo presenta un ulteriore evento cardiovascolare maggiore durante il follow up a lungo termine e quasi un quinto ne presenta due o più; gli uomini presentano un carico di malattia più elevato al momento dell’evento indice; le donne sebbene trattate in maniera meno aggressiva in prevenzione secondaria, presentano nei venti anni di follow up outcome migliori. “Contrariamente alla letteratura prevalente, le donne che subiscono un attacco cardiaco a esordio precoce hanno esiti favorevoli a lungo termine rispetto agli uomini, nonostante siano stati prescritti meno farmaci preventivi” ha concluso Ardissino.

Bibliografia
Ardassino D. Sex-related differences in long-term outcomes after early-onset myocardial infarction. Presented at ESC, 28 Aug 2020