Bielorussia, Lukashenko giura a porte chiuse: proteste e scioperi


Bielorussia, Lukashenko giura a sorpresa a porte chiuse: proteste e scioperi nel Paese. Catene umane per chiedere la liberazione dei manifestanti

Bielorussia, Lukashenko giura a sorpresa a porte chiuse: proteste e scioperi nel Paese. Catene umane per chiedere la liberazione dei manifestanti

In Bielorussia il presidente uscente Aleksandr Lukashenko ha prestato giuramento: la cerimonia si e’ svolta a porte chiuse e senza annunci alle 10.30 ora italiana, presso il Palazzo dell’indipendenza di Minsk. Un evento anticipato di varie settimane dai vertici di governo e che ha subito alimentato la protesta del movimento popolare che dal 9 agosto denuncia l’irregolarita’ della riconferma di Lukashenko alle elezioni presidenziali, una posizione adottata anche dall’Unione Europea. In un video, Svetlana Tikhanovskaja, la candidata che sarebbe giunta prima alle presidenziali di agosto ha dichiarato: “Lukashenko ha cercato di autoriconfermarsi presidente di nascosto. Questo atto sancisce la fine del suo mandato, dato che quello nuovo non gli e’ stato conferito dalla volonta’ popolare. Io, Svetlana Tikhanovskaja, sono l’unico leader eletto”. “Nessuno si aspettava che oggi avrebbe avuto luogo il giuramento, ma in Bielorussia da ormai 26 anni, cose surreali di questo tipo accadono di continuo” commenta per l’agenzia Dire Caterina Zuzuk, presidente dell’Associazione bielorussi in Italia, riferendosi ai cinque mandati consecutivi del capo dello Stato. Al giuramento e’ subito seguita una mobilitazione di cittadini: nella capitale, i sit-in sono gia’ iniziati sebbene l’appuntamento per la marcia nazionale convocata dalle opposizioni sia per le 18. “Si sono gia’ radunati gli studenti dell’Universita’ linguistica di Minsk e poi ci sono quelli dell’Universita’ statale di economia, dell’Universita’ statale bielorussa e dell’Universita’ statale dell’arte” continua Zuzuk. “Altri atenei invece hanno annunciato lezioni online per oggi, per evitare che i giovani possano organizzare dimostrazioni”.

Le iniziative per sollecitare le dimissioni di Lukashenko però, come spiega la Dire (www.dire.it), non finiscono qui. Zuzuk cita l’ultima nota del Comitato per lo sciopero di Belaruskali, una delle principali aziende chimiche del Paese, che ha convocato per domani lo sciopero generale a oltranza. “Tutte le aziende – recita la nota del Comitato – dovranno restare chiuse fintanto che questo ‘governo criminale’ non avra’ lasciato il potere”. “La marcia di oggi ci preoccupa molto, temiamo nuovi arresti e violenze” dice Zuzuk, che ricorda: “Dal 9 agosto migliaia di persone sono state arrestate e ci sono testimonianze di torture in carcere e abusi di potere nelle strade. Il governo italiano e l’Unione Europea devono intervenire per fermare questa spirale di ingiustizia, fino al punto di applicare sanzioni economiche contro lo Stato e contro i responsabili di questo regime, se necessario. Da Lukashenko fino all’ultimo poliziotto che ha commesso torture”.

Proteste nelle piazze

In Bielorussia le manifestazioni anti-governative non si fermano: catene umane di solidarietà con i dimostranti arrestati ieri – 364 secondo il ministero dell’Interno – si stanno formando nella capitale, come confermano foto e video pubblicati sui social network. I manifestanti tornano a invocare anche le dimissioni del presidente Aleksandr Lukashenko e del suo esecutivo.

Ieri, tra i manifestanti finiti in manette 252 partecipavano a cortei a Minsk. Stando a Radio Svaboda e ad altri media, di questi 320 persone resteranno in carcere fino al processo. A innescare i cortei nella capitale e in altre città del Paese – almeno 59 le iniziative, che hanno radunato migliaia di persone – è stato il giuramento “a sorpresa” di ieri mattina con cui il presidente uscente Aleksandr Lukashenko ha assunto la carica di capo dello Stato, anticipando di settimane l’appuntamento al palazzo dell’Indipendenza. La cerimonia non era stata annunciata e solo una volta iniziata l’agenzia di Stato Belta ha battuto la notizia.

Il movimento popolare, che definisce “un imbroglio” la vittoria di Lukashenko alle presidenziali del 9 agosto, ha pertanto convocato manifestazioni a partire dalle 18 di ieri. Dura la reazione delle forze di sicurezza, come riporta l’organizzazione per i diritti umani Viasna: dopo che alcuni manifestanti hanno bloccato le strade coi propri veicoli, è intervenuta l’unità Omon, la polizia antisommossa, accusata di aver spaccato i vetri delle automobili e arrestato i proprietari.

La Comunità bielorussa in Italia intanto ha inviato un appello all’ambasciata a Roma, invitando i responsabili diplomatici a “prendere posizione” rispetto alla condotta del governo Lukashenko, accusato di compiere “violenze, torture, uccisioni” contro i cittadini che chiedono cambiamenti, e di “rifiutare ogni proposta di dialogo”. L’appello è a seguire l’esempio di altre sedi diplomatiche, cercando di “trasmettere alle autorità bielorusse la necessità di un colloquio costruttivo e responsabile per il futuro del Paese”, avvalendosi anche del sostegno della diaspora bielorussa in Italia, che spera di “unire le forze per una Bielorussia libera e giusta, capace di occupare il posto che le spetta tra le nazioni europee”.