Il gioco d’azzardo in Italia: il trend di mercato


Nel 2018 la spesa è stata di 106,8 miliardi di euro. Stiamo parlando del gioco d’azzardo in Italia, un settore che di anno in anno registra risultati sempre più positivi. Il dato impressiona ancora di più se contestualizzato nella situazione del nostro Paese, dove più di cinque milioni di famiglie vivono sotto la tristemente famosa soglia di povertà.

In pratica parliamo di un campanello d’allarme da non sottovalutare, anche perché fenomeni di questo tipo spesso conducono verso una diffusione della ludopatia. Ad ogni modo il settore è in grado di generare ricchezza e posti di lavoro, anche se proprio a causa di numeri così importanti necessita di una regolamentazione chiara ed efficace. Approfondiamo insieme il trend di mercato.

Il gioco d'azzardo in Italia: il trend di mercato

Il mercato del gioco d’azzardo: un settore da tutelare

Chiariamo subito un aspetto fondamentale di questa “spinosa” questione. In discussione non è il gioco d’azzardo in quanto forma di intrattenimento ludico, ma l’abuso che una fascia di consumatori più deboli può farne. E che in alcuni casi può condurre verso la ludopatia, una vera e propria malattia del gioco che ogni anno induce moltissime persone a ridursi sul lastrico. Famiglie comprese.

Proprio per questo motivo l’obiettivo non deve essere quello di “eliminare” il gioco d’azzardo, quanto piuttosto regolamentare il mercato in maniera efficace. Ciò significa trovare un equilibrio tra la giusta tutela per le società di gioco, che comunque danno da lavorare a molte persone (e rappresentano una fonte di introiti erariali), e quella per il consumatore.

Il valore di questo mercato è andato crescendo di anno in anno, fino ad arrivare al valore record del 2018: 106,8 miliardi di euro. Ciò che impressiona maggiormente però, non è tanto il valore assoluto del settore, quanto proprio il suo incremento. Nel dettaglio, nel 2015 gli italiani avevano speso 88 miliardi. Nel 2016 si è passati a 96 miliardi, per arrivare ai 102 miliardi del 2017.

A cosa giocano gli italiani?

Grazie all’avvento dell’era digitale, e ad un fisiologico ricambio generazionale, le abitudini di gioco degli italiani sono molto cambiate negli ultimi anni. In origine infatti, a trainare il mercato trovavamo il Totocalcio, il Lotto, i Gratta e Vinci, e pochi altri ancora. Oggi per la maggiore vanno i giochi come quelli dei portali recensiti su Casinoitaliani.it. La voce di spesa maggiore? Le slot machine.

Da sempre le slot machine rappresentano una forma di gioco particolarmente accattivante, grazie anche alla loro “semplicità”, che ovviamente non si traduce necessariamente in vincite altrettanto facili. Ad ogni modo nel 2018 la spesa si è attestata a 48,6 miliardi di euro, rappresentando dunque quasi la metà dell’intero mercato. Una delle abitudini conservate invece, riguarda i giochi di carte.

Una volta cartacee, oggi in formato “digital”, le carte attirano i consumatori, e una spesa sempre nello stesso anno di quasi 20 miliardi di euro ne attesta la preferenza. Lotterie e Lotto passano invece all’ultimo posto di questa graduatoria, a confermare ulteriormente come il settore sia mutato. La spesa infatti è stata rispettivamente di 9,2 miliardi e di 8 miliardi. Parliamo sempre di cifre importanti, ma non paragonabili ad altri comparti.

La distribuzione territoriale del gioco d’azzardo

La distribuzione territoriale del gioco d’azzardo vede il Nord Italia a trainare il settore, in particolar modo la Lombardia. La spesa in questa Regione è infatti la più alta del nostro Paese, con circa 14,6 miliardi di euro nell’anno 2018. Al secondo posto troviamo Lazio e Campania quasi a pari-merito, con una spesa rispettivamente di 7,8 miliardi di euro e di 7,7 miliardi di euro. Infine Emilia Romagna e Veneto, con il medesimo risultato: 6,2 miliardi.

Prendendo come base però il numero di abitanti, il risultato cambia, perché in questo caso a far registrare il risultato migliore è quello l’Abruzzo, seguito dalla Lombardia. In successione troviamo subito dopo Emilia Romagna, Campania e Lazio. In fondo a questa classifica troviamo invece il Sud Italia: Sicilia, Calabria e Basilicata.