Sudan, torna la pace: governo e ribelli siglano accordo


Sudan: a Juba governo e ribelli siglano un accordo di pace dopo 17 anni di conflitto. Presente il presidente sudsudanese Salva Kiir

In Sudan torna la pace: governo e ribelli siglano accordo

Il governo del Sudan ha siglato un accordo di pace con l’alleanza di gruppi armati del sud, un passo che mira a porre fine a 17 anni di conflitto che ha causato oltre 300.000 morti nel Paese. Come riporta l’agenzia di stato Suna, a firmare la pace con l’esecutivo di Khartoum e’ stato il Sudan revolutionary front (Srf), un fronte che riunisce milizie armate appartenenti agli stati regionali del Darfur occidentale, di Kordofan meridionale e di Nilo azzurro.

Il primo ministro del Consiglio sovrano di transizione, Abdalla Hamdok, e i leader dell’Srf, si sono incontrati ieri a Juba, alla presenza del presidente sudsudanese Salva Kiir: il governo del Sud Sudan ha offerto infatti un “territorio neutro” alle parti affinche’ potessero discutere gli ultimi dettagli e infine siglare l’intesa con una cerimonia ufficiale. “Dopo la ‘Dichiarazione di Juba’ di settembre, tutti si aspettavano che la pace sarebbe stata firmata entro due o tre mesi, ma poi ci siamo resi conto che i nodi da sciogliere erano molto complessi”, ha dichiarato il premier Hamdok, motivando cosi’ i tempi lunghi dell’intesa, che ha definito come “l’inizio della costruzione della pace”.

Il testo definitivo, spiega la Dire (www.dire.it), regola diverse questioni tra cui la condivisione del potere, l’amministrazione delle terre, della giustizia e della sicurezza. Di particolare rilevanza e’ il tema delle popolazioni che hanno dovuto lasciare le proprie case per sfuggire alle violenze, e che ora potranno tornare, nonche’ il disarmo delle milizie ribelli e il conseguente inserimento dei combattenti nell’esercito regolare sudanese.

Il Sudan Revolutionary front ha visto la luce nel 2011, riunendo fazioni di ribelli gia’ attive a vari anni nel sud del paese. Le popolazioni del Darfur in particolare, in prevalenza di etnia non araba, a partire dal 2003 hanno subito violenze da parte delle forze dell’allora presidente Omar Al-Bashir, che ora attende di essere processato per genocidio dalla Corte penale internazionale. A questo si sono aggiunti strascichi della guerra civile del 1983-2005, con la formazione di milizie avverse al governo centrale negli stati di Kordofan meridionale e di Nilo azzurro. Stando alle stime delle nazioni Unite, circa 300.000 mila persone hanno perso la vita nel conflitto interno. Dopo il rovesciamento del generale Bashir, il governo di transizione – che si e’ formato ad agosto dello scorso anno – ha fatto della pace con le regioni meridionali una priorita’.