Tumore del polmone: la radiomica prevede l’aggressività


Un gruppo di ricercatori americani ha messo a punto un modello basato sulla radiomica, utile per personalizzare le cure nei pazienti di tumore polmonare

Un gruppo di ricercatori americani ha messo a punto un modello basato sulla radiomica, utile per personalizzare le cure nei pazienti di tumore polmonare

Grazie alla radiomica, un ambito di ricerca che estrae informazioni sulle caratteristiche di un tumore analizzando un gran numero di immagini radiologiche tramite algoritmi, sarebbe possibile riuscire a prevedere il tasso di sopravvivenza di chi ha ricevuto una diagnosi di tumore del polmone. Le persone con un maggior rischio di sviluppare tumori aggressivi potrebbero essere in questo modo selezionate per cure e follow-up più intensivi rispetto a chi corre rischi minori. I risultati sono stati ottenuti nell’ambito di una ricerca del Moffitt Cancer Center di Tampa (Florida), pubblicati sulla rivista Scientific Reports. Analizzando una serie di immagini diagnostiche raccolte in uno studio sullo screening, ancora sperimentale, del tumore del polmone, i ricercatori del Moffitt Cancer Center hanno esaminato diversi fattori fino a selezionarne due caratteristici, uno dell’area interna al tumore e uno dell’area circostante. Questi fattori, combinati insieme, potrebbero consentire di dividere i pazienti in tre gruppi, a basso, medio e alto rischio. I pazienti ad alto rischio sono quelli che hanno sviluppato tumori più aggressivi, e che hanno avuto bisogno di cure altrettanto aggressive.

Il protocollo sperimentale proposto, che dovrà essere convalidato in altri studi più ampi come spiega AIRC, potrebbe costituire un passo avanti concreto sia nella gestione dei pazienti con tumore polmonare sia nell’ottimizzazione degli screening.

Il contesto

Lo screening del tumore del polmone, una pratica ancora sperimentale e quindi non ancora inserita ufficialmente nelle raccomandazioni del sistema sanitario, utilizza la TAC a basse dosi di radiazioni (low-dose computed tomography, LDCT). Due grandi studi, uno americano (NLST) e uno europeo (NELSON), hanno dimostrato che lo screening annuale con LDCT del torace può ridurre del 20-24 per cento circa la mortalità per tumore del polmone nei soggetti ad alto rischio (forti fumatori dalla mezza età in su). Esiste tuttavia la possibilità che lo screening riveli la presenza di tumori in stadio iniziale che crescerebbero lentamente, senza mai mettere veramente in pericolo l’esistenza del paziente. Per evitare di sottoporre inutilmente questi pazienti a terapie pesanti e inutili sarebbe importante poter prevedere dal momento in cui viene effettuato l’esame di screening quale sarà l’evoluzione del tumore. Utilizzando l’enorme mole di radiografie del torace accumulate negli anni e oggi analizzabili con appositi software, sarà possibile verificare se il protocollo sperimentale messo a punto dai ricercatori americani possa essere ulteriormente validato.