Vitiligine, tofacitinib favorisce la ripigmentazione


Vitiligine: tofacitinib favorisce la ripigmentazione della pelle. Il farmaco è approvato dall’Fda per la terapia dell’artrite reumatoide

Vitiligine: tofacitinib favorisce la ripigmentazione della pelle. Il farmaco è approvato dall’Fda per la terapia dell’artrite reumatoide

L’inibitore delle JAK chinasi tofacitinib, approvato dall’Fda per la terapia dell’artrite reumatoide e in studio anche per la psoriasi, ha dimostrato di essere efficace contro la vitiligine favorendo la ripigmentazione della pelle in una donna di 53 anni colpita dalla malattia. Lo hanno riferito i ricercatori dell’Università di Yale, che hanno pubblicato il loro studio su Jama Dermatology.

In base a questi risultati, il farmaco potrebbe affermarsi come alternativa di successo alla terapia con steroidi o alla fototerapia che, al contrario, non offrono grandi risultati.

In precedenza lo stesso team di ricercatori, guidato da Brett King dell’Università di Yale, aveva dimostrato l’efficacia di tofacitinib nel frenare la caduta dei capelli dovuta all’alopecia areata. Questa malattia condivide alcuni fattori di rischio di tipo genetico con la vitiligine, suggerendo una patogenesi comune tra le due malattie. Per questo motivo gli scienziati americani hanno ipotizzato che lo stesso farmaco potesse aiutare anche le persone colpite da vitiligine.

Per testare la loro ipotesi, i ricercatori hanno somministrato il farmaco a una paziente di 53 anni in cui la malattia si era manifestata a livello delle mani, del volto e del tronco e che aveva presentato un aumento delle macchie depigmentate nell’anno precedente al trattamento. I ricercatori hanno somministrato alla paziente tofacitinib citrato al dosaggio di 5 mg a giorni alterni. Dopo 3 settimane, il dosaggio è stato aumentato a 5 mg al giorno. Dopo due mesi di terapia è stata osservata una parziale ripigmentazione del volto e delle estremità superiori. Dopo cinque mesi la ripigmentazione della fronte e delle mani era quasi completa e le restanti parti del corpo hanno mostrato una parziale ripigmentazione. Circa il 5% della superficie totale interessata dalla malattia è rimasto depigmentato.

Per quanto riguarda la sicurezza, non sono stati osservati particolari eventi avversi associati alla terapia.

“Si tratta di un solo caso, spiegano i ricercatori, ma avevamo anticipato il risultato nei nostri studi sulla comprensione delle cause della malattia e sul meccanismo d’azione del farmaco. “Ulteriori studi saranno necessari per confermare l’efficacia e la sicurezza del farmaco in questi pazienti. I nostri risultati potrebbero rappresentare un grande passo avanti nel trattamento della vitiligine. In futuro speriamo di poter valutare il farmaco, o un medicinale simile come ruxolitinib, in studi clinici su un numero elevato di pazienti”, concludono gli esperti.

La vitiligine è una malattia autoimmune in cui gli anticorpi attaccano i melanociti, le cellule produttrici di pigmento della pelle. Il risultato è nella presenza di grandi macchie bianche, più evidenti negli individui di origine africana, ma anche ispanici, caucasici e asiatici del sud. Una condizione che d’estate, con l’abbronzatura emerge in tutto il suo inestetismo. L’incidenza percentuale della vitiligine si rivela assai superiore nei paesi industrializzati, mentre quella su scala mondiale, sarebbe dell’1%. In Italia le persone affette da vitiligine sarebbero un milione.