HIV: evolocumab migliora arterie cardiache


Nei pazienti con HIV il farmaco ipocolesterolemizzante evolocumab migliora la funzione delle arterie cardiache secondo un nuovo studio

Nei pazienti con HIV il farmaco ipocolesterolemizzante evolocumab migliora la funzione delle arterie cardiache secondo un nuovo studio

In uno studio pilota – pubblicato online su “JAHA” (Journal of American Heart Association) – condotto su persone che vivono con l’HIV o con alti livelli di colesterolo, i ricercatori della Johns Hopkins Medicine hanno scoperto che un ciclo di sei settimane di un farmaco ipocolesterolemizzante ha migliorato la funzione delle arterie coronarie che forniscono ossigeno al cuore.

Il farmaco utilizzato nello studio è evolocumab, un inibitore di PCSK9 che riduce l’attività di PCSK9, una proteina coinvolta nel metabolismo del colesterolo. Questi livelli sono più alti nelle persone con HIV e in quelle con alti livelli sierici di colesterolo.

Elevato rischio cardiovascolare per infiammazione cronica
Attualmente, le persone con HIV ricevono farmaci antiretrovirali e raramente muoiono a causa del virus stesso. Tuttavia, le medesime persone hanno un aumentato rischio di malattie cardiovascolari a causa di infiammazione cronica determinata dal virus e hanno probabilità significativamente maggiori di morte per malattia cardiovascolare rispetto alla popolazione generale.

Nel loro studio, i ricercatori della Johns Hopkins suggeriscono che ci può essere un modo per limitare il rischio di malattie cardiovascolari in coloro che vivono con l’HIV e altri fattori di rischio cardiovascolare, come il colesterolo alto, migliorando la funzione dei vasi sanguigni.

Miglioramento dello stato dei vasi documentato alla MRI e al test Hand Grip
«Abbiamo ipotizzato che il PCSK9 medi una risposta infiammatoria che altera la funzione vascolare oltre ai suoi effetti sul metabolismo del colesterolo, e abbiamo testato questa idea con l’inibitore della proteina per sapere se potesse aiutare le persone che hanno la funzione dei vasi sanguigni alterata» scrivono gli autori, guidati da Thorsten M. Leucker, docente di medicina presso la Johns Hopkins University School of Medicine.

«Siamo rimasti sorpresi che questo abbia funzionato così bene, ma anche rincuorati per il fatto che ci può essere un modo in cui possiamo migliorare la funzione dei vasi sanguigni nei pazienti con maggiore infiammazione» aggiungono.

Per lo studio, a 19 persone con HIV e a 11 persone con lipidi alti del sangue ma senza HIV è stato somministrato evolocumab per sei settimane. All’inizio dello studio e dopo il ciclo di trattamento, il team ha utilizzato la risonanza magnetica cardiaca (RMI) per misurare l’area e il flusso sanguigno nell’arteria coronaria destra a riposo e durante un esercizio manuale, che normalmente si traduce in rilassamento dei vasi sanguigni.

Quando le persone sane eseguono il test, l’arteria coronaria risponde all’esercizio e la sua area aumenta, consentendo un passaggio maggiore di sangue. Nelle persone con funzione dei vasi sanguigni alterata, come quelli con HIV o colesterolo alto, l’arteria non  si ingrandisce o può anche andare incontro a costrizione. Pertanto, il flusso sanguigno rimane lo stesso o diminuisce in quelli con alterata funzione del vaso sanguigno.

Dopo il trattamento di sei settimane con l’inibitore del PCSK9, i partecipanti che vivevano con l’HIV hanno avuto un aumento medio del 7,9% dell’area coronarica e un aumento del 10,1% del flusso sanguigno durante il test Hand Grip (forza di presa della mano) rispetto al valore di riposo.  Questi cambiamenti sono stati significativamente maggiori rispetto ai cambiamenti dal riposo all’Hand Grip durante la visita basale pre-trattamento.

Anche i partecipanti con elevati lipidi nel sangue hanno anche avuto miglioramenti nell’area coronarica e un aumento del flusso sanguigno dopo sei settimane di trattamento. I ricercatori dicono che gli studi futuri dovranno includere più pazienti e studiarli così da valutarli per un tempo più lungo.