Virus respiratorio sinciziale: bene nirsevimab su neonati


Virus respiratorio sinciziale, arrivano risultati positivi con nirsevimab secondo uno studio di fase 2 su neonati pretermine sani

Virus respiratorio sinciziale, arrivano risultati positivi con nirsevimab secondo uno studio di fase 2 su neonati pretermine sani

Sono stati recentemente pubblicati su NEJM i risultati di uno studio di fase 2 sull’impiego del farmaco sperimentale nirsevimab che hanno dimostrato la capacità di questo farmaco sperimentale di ridurre le infezioni da virus respiratorio sinciziale a carico del tratto respiratorio inferiore, necessitanti di cure mediche, in neonati prematuri sani.

I risultati di questo studio sono stati accolti con entusiasmo dalle aziende responsabile del programma congiunto di sviluppo clinico di nirsevimab (Sanofi e AstraZeneca), in quanto sottolineano le potenzialità di questo approccio di trattamento innovativo nel proteggere i neonati da virus respiratorio sinciziale con una sola iniezione per l’intera stagione.

Che cosa è la malattia da virus respiratorio sinciziale?
Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è un virus stagionale contagioso di frequente riscontro, in grado di infettare il tratto respiratorio. L’infezione da RSV è causa di un’ampia sintomatologia che spazia da quelli simili ai sintomi del raffreddore di entità lieve a difficoltà rilevanti della respirazione.

Il virus respiratorio sinciziale è la causa principale di bronchioliti e polmoniti nei neonati e nei bambini in età prescolare, rendendo conto ogni anno dell’ospedalizzazione di quasi 30.000 bambini di età inferiore ai 5 anni nel Regno Unito, il 6% dei quali va in Terapia Intensiva. La maggior parte delle ospedalizzazioni, tuttavia, avviene in bambini sani. All’età di 2 anni, si stima che quasi tutta la popolazione neonatale sia risultata esposta a questo virus.

Che cosa è nirsevimab?
Nirsevimab è un anticorpo monoclonale sperimentale ricombinante della immunoglobulina umana G1 kappa con emivita estesa. Si lega al sito altamente conservato dell’epitopo 0, presente sulla conformazione prefusione della proteina di fusione RSV.

E’ stato disegnato, pertanto, come agente per l’immunizzazione passiva, ovvero quella pratica che prevede la veicolazione diretta di un anticorpo (offrendo protezione immediata), diversamente dalla immunizzazione attiva che induce una risposta anticorpale da parte del sistema immunitario.

Sviluppato originariamente da AstraZeneca, dal 2017 è risultato oggetto di un accordo tra la multinazionale farmaceutica svedese-britannica e Sanofi Pasteur per le fasi successive di sviluppo e commercializzazione. In base ai termini di questo accordo, ad AstraZeneca è affidata la conduzione di tutte le attività di sviluppo e di produzione, mentre a Sanofi Pasteur è affidata la conduzione delle attività di commercializzazione.

A febbraio dello scorso anno, nirsevimab ha ottenuto la designazione di Breakthrough Therapy da parte dell’ente regolatorio statunitense (Fda), nonché l’accesso alla procedura PRIME (the PRIority MEdicines) da parte dell’ente regolatorio Ue (Ema).
(Ndr: La procedura PRIME, lanciata da Ema nel 2016, offre un supporto tempestivo e proattivo alle aziende che sviluppano farmaci potenzialmente promettenti mediante piani di ottimimizzazione degli step di sviluppo clinico e di valutazione accelerata, di modo che queste molecole possano raggiungere al più presto i pazienti per i quali sono sviluppate. Per essere eleggibili a questa procedura accelerata, i farmaci candidati devono rispondere ad un bisogno medico insoddisfatto e mostrare benefici potenziali sui pazienti in base ai dati clinici iniziali)

Lo studio
Obiettivi e disegno
Nirsevimab è stato concepito per proteggere i neonati durante l’intera stagione di infezioni da RSV con una singola dose intramuscolare.
Nello studio appena pubblicato, di fase 2, condotto sia nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale (164 siti coinvolti, 23 Paesi), è stato valutato nirsevimab per la prevenzione delle infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore sostenute da RSV in neonati sani nati pretermine (da 29 settimane a 34 settimane e 6 giorni di gestazione).

Utilizzando lo schema di randomizzazione 2:1, 969 neonati sono stati sottoposti al trattamento con nirsevimab (50 mg in singola iniezione intramuscolare), mentre 484 a trattamento con placebo all’inizio della stagione di infezioni da RSV (che normalmente, dura 5 mesi, coprendo la stagione autunnale e quella invernale).

L’endpoint primario era rappresentato dal numero di infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore associate a RSV a 150 giorni dal trattamento.

Risultati principali
L’incidenza di infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore associate a RSV sono state inferiori del 70,1% (IC95%: 52,3-81,2) grazie alla profilassi con nirsevimab rispetto a quanto osservato nel gruppo placebo (2,6% [25 neonati] vs. 9,5% [46 neonati]; P<0,001).

Non solo: l’incidenza di ospedalizzazioni a causa di queste infezioni è stata inferiore del 78,4% (IC95%: 51,9-90,3) con nirsevimab rispetto al gruppo placebo (0,8% [8 neonati] vs. 4,1% [20 neonati]; P<0,001).
Tali differenze si sono conservate fino a 150 giorni dalla somministrazione del trattamento, indipendentemente dalla località geografica e dai sottotipi di RSV.

Infine, per quanto riguarda gli eventi avversi, non sono state rilevate differenze tra i due gruppi.

Implicazioni dello studio

I risultati sono stati molto incoraggianti, confermando i piani di sviluppo delle 2 aziende coinvolte nello sviluppo clinico di nirsevimab.

A luglio dello scorso anno, sono partiti trial clinici di fase 3  e di fase 2/3 per misurare la sicurezza e l’efficacia del farmaco nel prevenire le infezioni a carico del tratto respiratorio inferiore causate da RSV in neonati a termine, pretermine e in bambini a rischio elevato. Questi trial saranno condotti in più di 350 siti a livello globale.
I risultati di questi studi sono attesi per il 2023.