Bpco, criospray predosato sicuro ed efficace


Bpco, criospray predosato opzione sicura ed efficace per migliorare gli outcome riferiti dai pazienti con bronchite cronica associata

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L’adozione di un criospray radiale predosato, in grado di veicolare dosi programmate di azoto liquido nelle vie aeree tracheobronchiali, risulta essere un’opzione sicura ed efficace per migliorare gli outcome riferiti dai pazienti con bronchite cronica associata a Bpco. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su European Respiratory Journal.

Ad oggi, non esistono interventi approvati in grado di contrapporsi efficacemente alla metaplasia delle vie aeree respiratorie e all’ipersecrezione di muco associate alla bronchite cronica nella Bpco.

Il criospray radiale predosato, che veicola azoto liquido alle vie aeree respiratorie tracheobronchiali è in grado di indurre l’ablazione dell’epitelio anomalo e di facilitare la rigenerazione mucosale “fisiologica”.

L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare la fattibilità, l’efficacia e la sicurezza di questa pratica in pazienti con bronchite cronica associata alla Bpco.

Lo studio, prospettico e con disegno in aperto, ha reclutato 35 pazienti con bronchite cronica associata a Bpco (età media: 67,2±7.0 anni), ed è stato condotto in centri dislocati nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Canada.

Il trattamento prevedeva l’impiego di un device criochirurgico che è in grado di veicolare quantità pre-dosate di azoto liquido da un dewar ad un catetere che emette spray radiale.
La fase A dello studio, completata da 11 pazienti tra marzo e agosto del 2016, ha valutato l’affidabilità e la sicurezza di questo trattamento.

Gli altri 24 pazienti rimanenti sono stati sottoposti alla fase B dello studio, che consisteva di 3 trattamenti programmati a base di azoto liquido, somministrato in corrispondenza dell’albero tracheobronchiale.
I pazienti sono stati sottoposti a valutazione a 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e ad un anno dal trattamento finale con azoto liquido.

Gli outcome primari includevano l’affidabilità (completamento dei trattamenti), l’efficacia (variazione a 3 mesi del punteggio SGRQ – St. George’s Respiratory Questionnaire) e la sicurezza (incidenza di eventi avversi). Tra gli outcome secondari, invece, vi erano la valutazione della funzione polmonare, la capacità all’esercizio e gli outcome riferiti dai pazienti.

Tutti i 3 trattamenti previsti dal protocollo sono stati completati da 34 pazienti dello studio. Ciascuna sessione durava 34,3±12,1 minuti ed era separata da 4 a 6 settimane. Nel complesso, sono state somministrate quasi 1.800 dosi di azoto liquido.

I ricercatori hanno potuto osservare miglioramenti clinicamente significativi di alcuni outcome riferiti dai pazienti a 3 mesi, tra cui il variazioni significative del punteggio SGRQ  (-6,4; IC95%= -11,4, -1,3; P =0,01), del punteggio riportato al test CAT (COPD Assessment Test: -3,8; IC95%= -6,4; -1,3; P <0,01),  e del punteggio riportato al test LCQ (Leicester Cough Questionnaire = 21,6; IC95%= 7,3-35,9; P <0,01).
Le variazioni del punteggio CAT sono state preservate fino a 6 mesi (-3,4; IC95%= -5,9;  -0,9; P =0,01).

Le variazioni dei punteggi SGRQ (-6,9; IC95%: -13;  -0,9; P =0,03) e LCQ (13,4; IC95%: 2,1-24,6; P =0,02) sono state preservate fino a 9 mesi.

Sono stati documentati 14 eventi avversi seri in 11 pazienti a 12 mesi. Sei eventi avversi moderati e 8 severi sono stati riportati a 12 mesi. Ci sono stati 9 eventi avversi legati a condizioni respiratorie, tra le quali 6 riacutizzazioni da Bpco, 2 polmoniti e un caso di incremento della tosse.

In conclusione, nonostante alcuni limiti dello studio (campione numericamente ridotto di pazienti, trattamento non sottoposto a cecità, mancanza gruppo di controllo) i risultati di questo studio pilota sono incoraggianti e necessitano di conferme in studi prospettici, randomizzati e controllati, di dimensioni numeriche appropriate.