Crack e cocaina a 12 anni: è allarme adolescenti


Droga, la psichiatra lancia l’allarme: “L’età d’inizio si abbassa, già a 12 anni gli adolescenti assumono crack e cocaina”

Droga, la psichiatra lancia l'allarme: “L'età d'inizio si abbassa, già a 12 anni gli adolescenti assumono crack e cocaina”

I ragazzi sono sempre più precoci nel consumo di droghe a partire dai cannabinoidi, cocaina e in particolare di crack, e questo è un aspetto allarmante e preoccupante. La fascia giovanile prende sempre più campo e l’età d’inizio si abbassa. Fino a 10 anni fa non mi capitava di vedere giovani di 12 e 13 anni arrivare al Servizio per le tossicodipendenze (SerT) e che necessitano di interventi specialistici”. Lo dichiara alla Dire la psichiatra Francesca Picone, responsabile del SerT di Montelepre dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, commentando i decessi dei due ragazzi di Terni in seguito all’assunzione di metadone.

“In questo caso specifico- spiega l’esperta- la morte di Flavio e Gianluca è dipesa dal loro organismo non sviluppato come un adulto e quindi dalla loro scarsa capacità di metabolizzare un grande quantitativo di metadone, che deve essere sempre somministrato a piccole dosi”.

Secondo la psichiatra “purtroppo l’uso di sostanze rappresenta una tappa che i giovani vivono come una cosa normale nel loro percorso di sviluppo, di crescita e di esperienze. La assumono per mettersi alla prova, per rischire e perchè ‘lo fanno tutti’, ma non deve essere un’esperienza normale”.

Oggi, anche grazie a internet, i ragazzi conoscono tutte le sostanze stupefacenti ma “hanno in testa – spiega all’agenzia Dire (www.dire.it) Picone- delle loro idee assurde sugli effetti fantascientifici che non esistono. Un ragazzo, per esempio, credeva che la cocaina potenziasse la sua salute, come potrebbe farlo una banana con una super concentrazione di potassio. Purtroppo la globalizzazione ha cambiato completamente lo scenario in questi ultimi 10 anni e le sostanze arrivano ovunque e possono essere acquistate pure on line. Anche durante il lockdown- conclude la psichiatra- i pusher portavano le sostanze a domicilio”.