Bpco: scoperto perché i non fumatori si ammalano


Bpco: un nuovo studio ha scoperto perché i non fumatori si ammalano e invece un parte dei fumatori non sviluppa la malattia

Bpco: un nuovo studio ha scoperto perché i non fumatori si ammalano e invece un parte dei fumatori non sviluppa la malattia

In molti non fumatori, avere vie aeree di calibro ridotto rispetto alle dimensioni del polmone può contribuire allo sviluppo della malattia polmonare ostruttiva cronica (Bpco). Viceversa, un parte dei fumatori non sviluppa la malattia avendo un calibro delle vie aeree più, grande che costituisce un fattore protettivo.

La scoperta amplia la comprensione dei fattori di rischio coinvolti nella Bpco, dicono i ricercatori del Columbia University Irving Medical Center, il cui lavoro è stato pubblicato sul Journal of the American Medical Association (Jama).

La Bpco è la terza causa di morte negli Stati Uniti. Si pensa che la malattia sia il risultato di un’esposizione a lungo termine a sostanze irritanti come il fumo di sigaretta, l’inquinamento dell’aria e la polvere che può danneggiare i polmoni. Il fumo è un noto fattore di rischio importante per la Bpco, anche se quasi un paziente su quattro con questa malattia non ha mai fumato.

Le ricerche passate hanno dimostrato che alcuni adulti affetti da Bpco avevano una scarsa funzionalità polmonare all’inizio della vita, il che ha portato i ricercatori a sospettare che la disanapsi – una mancata corrispondenza tra le dimensioni delle vie aeree e i polmoni – possa influenzare il rischio di Bpco. Sebbene le vie aeree di una persona si sviluppino tipicamente in proporzione ai polmoni, quelle di alcune persone crescono più piccole del previsto, con conseguente disanapsi. Le ragioni di ciò sono finora sfuggite agli scienziati.

Alcuni ricercatori nord americani hanno testato la loro ipotesi che la disanapsi quantificata alla TAC come rapporto tra il diametro medio del lume delle vie aeree e il volume polmonare totale (rapporto vie aeree-polmoni) si associ a Bpco negli anziani all’interno della popolazione generale.

Benjamin M. Smith e colleghi della McGill University di Montreal, Canada, e del Columbia University Irving Medical Center di New York, hanno utilizzato i dati di 3 studi che hanno arruolato oltre 6.500 persone over 63 (fumatori e non fumatori, con o senza Bpco): lo studio polmonare Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA), che ha coinvolto 2531 partecipanti (6 siti Usa, 2010-2018) e il canadese Cohort of Obstructive Lung Disease (CanCOLD), che ha coinvolto 1272 partecipanti (9 siti canadesi, 2010-2018), e uno studio caso-controllo della BPCO: le sottopopolazioni e le misure intermedie di risultato nello studio COPD (SPIROMICS), che ha coinvolto 2726 partecipanti (12 siti USA, 2011-2016).

Dalla risultati dei tre studi è emerso che i partecipanti con vie aeree di dimensioni sotto proporzionate rispetto a quelle dei polmoni erano molto più esposti al rischio di sviluppare la malattia polmonare in confronto a quelli con vie aeree più grandi.

Durante il follow-up, hanno sviluppato la BPCO il 4,3% nello studio MESA, il 15,0% in quello CanCOLD e il 25,4% nello studio SPIROMICS.

I partecipanti nel quartile più basso rispetto a quelli nel quartile più alto del rapporto vie aeree-polmoni presentavano un rapporto significativamente inferiore tra volume espiratorio forzato nel primo secondo e capacità vitale forzata (FEV1:FVC) e una prevalenza significativamente superiore di BPCO nello studio MESA (rispettivamente 0,69 vs. 0,78 e 11,7% vs. 2,9%) e in quello CanCOLD (0,61 vs. 0,72 e 18,4% vs. 6,5%).

Dopo l’aggiustamento per altri fattori, i partecipanti nel quartile più basso del rapporto vie aeree-polmoni avevano un’incidenza di 8,12 volte superiore di BPCO nello studio MESA e di 3,33 volte superiore nello studio CanCOLD, entrambi incrementi significativi.

Il rapporto vie aeree-polmoni spiegava il 16,7% e il 18,5% della varianza di FEV1:FVC al basale nello studio MESA e in quello CanCOLD.
“Il rapporto tra vie aeree e polmoni statisticamente ha rappresentato una maggior percentuale di variazione in FEV1:FVC rispetto al fumo e ad altri fattori di rischio per BPCO e ha prodotto il più alto aumento dell’indice netto di riclassificazione per BPCO incidente”, osservano gli autori.

In sostanza, è il calibro delle vie aeree il maggior determinante di rischio di Bpco. Le persone con Bpco che non avevano mai fumato avevano vie aeree piccole in proporzione alle dimensioni dei polmoni, mentre i fumatori che non avevano sviluppato la malattia polmonare avevano vie aeree più ampie, superiori anche alla norma. Chi ha ricevuto in dotazione da madre natura vie aeree più grandi rispetto alle dimensioni dei polmoni può in parte compensare il danno del fumo ai polmoni avendo a disposizione canali di passaggio dell’aria particolarmente ampi.

Questo dato ci aiuta a capire perché il 30 per cento dei casi di Bpco può verificarsi in persone che non hanno mai fumato», ha dichiarato Benjamin Smith, pneumologo presso il Dipartimento di Medicina del Columbia University Irving Medical Center e primo firmatario della ricerca.

“Le persone con alberi delle vie aeree più piccoli rispetto alla dimensione dei polmoni tendevano ad avere una minor funzione polmonare e un rischio più elevato di BPCO, anche tra chi non aveva mai fumato”, conclude Smith. “Invece, i forti fumatori  che non avevano BPCO tendevano ad avere alberi delle vie aeree più ampi di quanto atteso rispetto alla dimensione dei polmoni”.

Tutto dipenderebbe da caratteristiche strutturali acquisite nella fase di sviluppo dell’apparato respiratorio. Se le dimensioni delle vie aeree sono piccole rispetto a quelle dei polmoni, si riduce la capacità respiratoria e aumentano le probabilità di soffrire di Bpco anche se non si fuma e non si hanno altri fattori di rischio.