Coronavirus: i test sierologici diventano più precisi


I test sierologici anticorpali per il COVID-19 potrebbero diventare più precisi grazie a uno studio italiano che permette di ottimizzare una particolare tecnica analitica

I test sierologici anticorpali per il COVID-19 potrebbero diventare più precisi grazie a uno studio italiano

I ricercatori del Dipartimento di chimica dell’Università di Bologna hanno identificato un modo per rendere più efficiente un sistema di rilevazione comunemente utilizzato per misurare la concentrazione di molecole biologiche. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications, assume particolare rilevanza in un momento in cui si parla tanto di test sierologici per la ricerca degli anticorpi contro il coronavirus SARS-CoV-2: introducendo le modifiche proposte dai ricercatori bolognesi, questo e altri test di laboratorio, anche per malattie tumorali, potrebbero diventare molto più sensibili.

Una luce rivelatrice

I ricercatori, spiega AIRC, hanno studiato in dettaglio i meccanismi molecolari e fisici che stanno alla base dell’elettrochemiluminescenza (ECL), una tecnica utilizzata negli studi immunologici. In questo tipo di test, la molecola che si sta cercando, e che si suppone contenuta nel campione (per esempio di siero o urine), è riconosciuta da anticorpi specifici e si unisce ad altre molecole presenti nella miscela di reazione. Applicando una tensione elettrica si genera un segnale luminoso che viene rilevato da un apposito strumento: maggiore è la concentrazione della molecola che si vuole misurare, più forte sarà il segnale luminoso.

L’ECL è utilizzata in numerosi test che servono alla diagnosi delle malattie e a monitorare la risposta alle terapie. Ottimizzando alcune delle componenti coinvolte nella generazione del segnale luminoso, gli autori della ricerca sono riusciti ad aumentare del 128 per cento la sensibilità dell’ECL.

In questo studio è stato individuato un nuovo meccanismo che permette di ottenere test sierologici più sensibili, aumentandone quindi l’efficienza” spiega Stefania Rapino, ricercatrice coinvolta nello studio. “Tale tecnica è utilizzabile per diversi marcatori presenti nel sangue, compresi quelli tumorali.

Rapino è titolare di un My First Airc Grant, un progetto sostenuto da Fondazione AIRC e destinato a giovani ricercatori di talento affinché possano avviare la propria ricerca indipendente.