LightBus: il bus modulare è il futuro del TPL


Bus modulare con un platooning di mezzi solari che si sganciano alle fermate come un Lego: è il progetto LightBus presentato al Motor Valley Fest

LightBus: il bus modulare è il futuro del TPL

Un sistema di trasporto pubblico urbano su ruote basato su veicoli modulari, elettrici a batteria e solari, ma soprattutto componibili in convogli di lunghezza variabile. Quindi, un solo autista guida il ‘gruppone’, dal quale un singolo bus si può sganciare all’occorrenza. Tutto questo garantirebbe in un colpo solo maggiore capacità di trasporto, migliore comfort e minori costi rispetto agli autobus tradizionali, lanciando fra l’altro un vettore quasi più simile al tram. È l’essenza del progetto “LightBus”, spiega la Dire (www.dire.it), già scelto da Almacube, l’incubatore di impresa dell’Università di Bologna, e selezionato nell’ambito del premio Marzotto, presentato al Motor Valley Fest online di Modena.

IL LIGHTBUS DEI GIOVANI STARTUPPER

Fondato su una tipologia business-to-business, la startup si basa su otto protagonisti, attorno ad un’età media di 35 anni, il cui progetto viene illustrato nel corso dell’ampio cartellone ‘a distanza’ del Fest modenese, alla sua seconda edizione sempre denso di innovazioni automotive e non solo.

Grazie dunque al ‘platooning’, così viene ribattezzato il gruppo di bus modulari in fila, emerge “la possibilità di offrire una sorta di mattoncino Lego alle società di trasporto pubblico, un modulo che può essere replicato più volte con un solo autista”, dicono dalla startup.

E, quindi, si possono generare in chiave ‘smart’ o sostituti degli autobus a 18 metri che girano già nelle grandi città oppure, con più veicoli, vettori paragonabili ai tram. “Ma a un costo molto più basso: non servirebbero infatti infrastrutture ad hoc come rotaie e linee di alimentazione, in questo caso”, precisano da LightBus.

Se dunque i bus modulari offrono diverse opportunità comunque da approfondire, senza dimenticare che in Sudamerica li hanno già adottati qua e là al posto delle metropolitane, l’obiettivo a medio termine dei giovani progettisti è quello di “creare una sorta di Android, un nuovo standard aperto per il platooning, per condividere nella rete il nuovo servizio”.

NON SOLO BUS

Approfondiscono gli startupper a proposito di suggestioni: “Stiamo studiando anche collaborazioni con i Ncc per offrire il servizio nelle grandi città, come Roma, Milano, Bologna ma anche Mosca o New York-New Jersey, così come nella Silicon Valley: in questi luoghi si registrano lunghissimi spostamenti e molti sono in auto, sarebbe molto più comodo per chi si sposta farlo lavorando, dormendo, studiando… in gruppo”.