Sindrome di Kawasaki: in Italia colpiti 14 bimbi su 100mila


Sindrome di Kawasaki, cos’è e quali sono i sintomi: colpiti ogni anno 14 bimbi ogni 100.000.  La Sip (Società italiana di pediatria) ha creato una scheda per sciogliere tutti i dubbi

Sindrome di Kawasaki, cos’è e quali sono i sintomi: colpiti ogni anno 14 bimbi ogni 100.000. Una scheda per sciogliere tutti i dubbi in tempi di Covid-19.

La sindrome di Kawasaki (MK) ‘è una malattia rara, è molto più comune nei bambini giapponesi ma vi sono casi in tutto il mondo. In Italia sembra colpire ogni anno 14 bambini ogni 100.000. Circa l’80% dei piccoli pazienti con la malattia ha meno di 5 anni, con un picco di incidenza nei primi 24 mesi di vita. È più comune nei maschi che nelle femmine. Anche se la MK è diagnosticata tutto l’anno, si ha un numero di casi più elevato nel tardo inverno e all’inizio della primavera‘. Parte da qui la scheda di approfondimento che la Società italiana di pediatria (Sip) ha pubblicato sul suo sito, accompagnandola con l’avvio della raccolta dati in riferimento alle possibili insorgenze di una malattia di Kawasaki in bambini affetti da Covid-19.

La scheda è stata realizzata da Alessandra Marchesi e Isabella Tarissi de Jacobis1, dell’Unità operativa complessa di Pediatria Generale e Malattie infettive dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, insieme a Mariacristina Maggio, della Clinica Pediatrica Università di Palermo. Questa malattia è stata descritta per la prima volta nel 1967 in Giappone da Tomisaku Kawasaki, pediatra, da cui prende il nome.

‘È una malattia dei vasi sanguigni (vasculite) caratterizzata da un’infiammazione della parete di alcuni vasi sanguigni del corpo umano, in particolare delle arterie coronarie, i vasi del cuore. Le arterie coronarie infiammate possono dilatarsi in alcuni tratti; le dilatazioni di dimensioni maggiori sono chiamate aneurismi. Per valutare le arterie coronarie è importante eseguire una ecocardiografia. L’infiammazione si limita da sola nel tempo– rassicurano le dottoresse- quindi la malattia può guarire da sola, ma nei bambini che non eseguono la terapia adeguata i vasi del cuore sono colpiti più frequentemente, cioè nel 15-25% dei casi, mentre nei pazienti sottoposti alla terapia questo rischio è inferiore al 5%’.

‘La causa della MK è ancora sconosciuta; si pensa che sia la conseguenza di più fattori che agiscono insieme. E’ probabile che alla base della malattia ci sia una causa scatenante infettiva– si legge nella faq della Sip- infatti nei bambini con MK sono stati trovati diversi batteri e virus ma nessuno di questi può essere considerato il responsabile della malattia. L’infezione farebbe manifestare la malattia in soggetti con una predisposizione genetica. La componente genetica è dimostrata dal fatto che la MK è più frequente nella popolazione asiatica, dove c’è anche una maggiore incidenza della malattia nei fratelli e soprattutto nei gemelli. Inoltre sono descritti casi di MK in figli di genitori che hanno avuto la malattia nell’infanzia’.

SINTOMATOLOGIA

La Sindrome di Kawasaki si manifesta con febbre elevata per più di 5 giorni variamente associata ai seguenti sintomi: 1) congiuntivite bilaterale (arrossamento degli occhi senza secrezione); 2) alterazioni delle labbra e della bocca (arrossamento, secchezza, fissurazioni); 3) eruzione cutanea ; 4) anomalie delle estremità (arrossamento del palmo delle mani e della pianta dei piedi e/o gonfiore delle mani e dei piedi, arrossamento e desquamazione dell’area del pannolino) 5) tumefazione dei linfonodi del collo (monolaterale).

Questi sintomi posso essere di durata variabile, anche molto breve, e possono esordire in tempi diversi. Qualche volta si associano altre manifestazioni della malattia (irritabilità, diarrea, vomito, dolori addominali, interessamento del fegato, delle articolazioni, della parete e delle valvole del cuore).

La diagnosi della MK è clinica, ‘si basa cioè sulla presenza della febbre da più di 5 giorni associata ai sintomi principali. Non esiste un test specifico per la diagnosi- assicurano le studiose- né di laboratorio né strumentale. Si parla di forma tipica di MK quando sono presenti 4 o 5 sintomi. Si parla di forma incompleta se presenti 2 o 3 sintomi, di forma atipica se presenti sintomi diversi.

La diagnosi è resa più difficile dal fatto che i sintomi della MK non sono tipici di questa malattia ma si ritrovano in molte altre malattie pediatriche, e che questi sintomi possono anche non essere tutti presenti contemporaneamente’.

Esistono complicanze o eventuali problemi sociali connessi alla malattia? L’evoluzione nei bambini con MK è molto variabile. ‘I bambini in cui l’ecocardiografia non mostra danni delle coronarie non manifestano un interessamento del cuore e anche in età adulta non sembrano avere un rischio di problemi cardiaci maggiore rispetto a chi non ha avuto la malattia. Alcune ricerche suggeriscono però che anche in questi bambini la malattia produca un’alterazione del metabolismo dei grassi e che i pazienti che hanno avuto la MK- sottolinea la ricerca pubblicata sul sito della Sip- abbiano una pressione arteriosa più elevata, per cui è necessario seguire questi bambini nel tempo. Nei bambini che hanno avuto un interessamento delle coronarie le alterazioni si modificano nel tempo: il 50-67% degli aneurismi coronarici scompare entro 1-2 anni dall’inizio della malattia, soprattutto in caso di aneurismi piccoli e se il bambino aveva meno di un anno al momento della diagnosi di MK. Le arterie coronariche in cui persistono le anomalie possono rimanere dilatate o restringersi, fino a divenire tortuose o a occludersi. La principale causa di morte nella MK è l’infarto miocardico acuto causato da una occlusione trombotica di un’arteria ristretta o dilatata; la terapia con ASA e anticoagulanti ha lo scopo di prevenire questa occlusione’.

COME SI CURA LA SINDROME DI KAWASAKI

La terapia prevede farmaci che diminuiscono l’infiammazione, riducendo i sintomi più acuti. Lo scopo principale della terapia è però quello di prevenire la comparsa degli aneurismi coronarici.

– Le immunoglobuline endovena (IVIG): rappresentano il trattamento ‘protettivo’ per eccellenza per le coronarie; vengono eseguite entro il 10° giorno di malattia, preferibilmente entro il 7°, con il consenso dei genitori e dopo aver eseguito un prelievo per epatite B, epatite C e HIV.

– Il Cortisone (Metilprednisolone): In casi selezionati (età, indici di flogosi, interessamento cardiaco) somministrazione di un bolo di cortisone dopo la prima infusione di Immunoglobuline;

– Aspirina (ASA): A dosaggio maggiore (antinfiammatorio), in quattro somministrazioni giornaliere, fino a 48 ore dalla scomparsa della febbre; a dosaggio minore (antiaggregante), una volta al giorno, per 8 settimane dall’inizio della malattia nei pazienti senza alterazioni coronariche e per tempo indefinito nei bambini con interessamento delle coronarie. Nei bambini con aneurismi delle coronarie è necessario associare all’ASA anche un farmaco anticoagulante.

Si può prevenire la sindrome di Kawasaki? ‘Non è possibile prevenirla poiché non sono al momento note le cause’, affermano le tre studiose.

Ecco allora i consigli per i genitori: ‘In caso di comparsa di febbre persistente e dei segni descritti, far valutare immediatamente il piccolo paziente da un pediatra’, consigliano le tre studiose. ‘Nei bambini con diagnosi certa di MK e in trattamento con aspirina, evitare contatti con persone affette da varicella o da influenza per il rischio di sindrome di Reye. Nei bambini che sono stati trattati con immunoglobuline per la MK i vaccini contro morbillo, rosolia, parotite e varicella devono essere posticipati di dieci mesi dopo la somministrazione delle IVIG. E’ consigliato infine vaccinare contro l’influenza i bambini che hanno avuto la MK e che assumono aspirina. Per quanto riguarda l’attività sportiva, non ci sono restrizioni per i pazienti senza dilatazione coronarica o con dilatazione transitoria dopo la sospensione dell’aspirina. Per gli altri pazienti l’idoneità all’attività sportiva dovrebbe essere fornita da Centri con provata esperienza: le restrizioni sono legate ai risultati dei test di funzionalità cardio-vascolare- concludono- oltre che alla terapia in corso (anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici).

SIP AVVIA RACCOLTA DATI

Il gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria (Sip) ha deciso di allertare la comunità pediatrica sulla possibile insorgenza di una Sindrome di Kawasaki in bambini affetti da Covid-19 e di promuovere una raccolta dati di questi casi con l’obiettivo di caratterizzarne le manifestazioni cliniche, le terapie eseguite e l’evoluzione, nonché di indagare il possibile ruolo causale del virus SARS-COV-2.

“MOLTI BAMBINI CON QUESTA MALATTIA HANNO AVUTO TAMPONE POSITIVO AL COVID”

“Nelle ultime settimane è stato osservato, in particolar modo nelle zone del Paese più colpite dall’epidemia da SARS-COV-2, un aumento della frequenza di bambini affetti da malattia di Kawasaki. In una percentuale non trascurabile di casi la malattia si è presentata con un quadro clinico incompleto o atipico– spiega Angelo Ravelli, segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Sip, in una lettera inviata agli 11.000 pediatri Sip- e ha manifestato resistenza al trattamento con immunoglobuline endovena e tendenza all’evoluzione verso una sindrome da attivazione macrofagica, che ha richiesto trattamenti aggressivi e, non di rado, il ricovero in terapia intensiva. Una quota significativa di questi bambini con malattia di Kawasaki ha presentato, in occasione del ricovero o nelle settimane precedenti all’esordio, un tampone positivo per il virus SARS-COV-2 o ha avuto contatti con pazienti affetti. Alcuni sono risultati positivi alla sierologia per il Coronavirus, nonostante i tamponi fossero negativi”.

“NON SEMBRA CASUALE”

Secondo l’esperto “non è chiaro se il virus SARS-COV-2 sia direttamente coinvolto nello sviluppo di questi casi di malattia di Kawasaki o se le forme che si stanno osservando rappresentino una patologia sistemica con caratteristiche simili a quelle della Sindrome di Kawasaki – continua lo studioso – ma secondaria all’infezione. Ciò nonostante, l’elevata incidenza di queste forme in zone ad alta endemia di infezione da SARS-COV2 e l’associazione con la positività dei tamponi o della sierologia, suggerisce che l’associazione non sia casuale“.

PARTE “SORVEGLIANZA ATTIVA”

Queste segnalazioni rendono, quindi, “opportuna un’attiva sorveglianza nei confronti di queste forme, al fine del loro pronto riconoscimento e del tempestivo trattamento. Per lo stesso motivo, è ragionevole ritenere che in qualunque bambino che si presenti in questo periodo con un quadro di malattia da Kawasaki debba essere esclusa con particolare attenzione un’infezione da virus SARS-COV-2″, conclude Ravelli.